Commemorazione dei defunti 2010

Gentili autorità, care sorelle e fratelli,

è una bella e significativa tradizione ritrovarci alle porte del cimitero della nostra città in questo giorno nel quale preghiamo per tutti i nostri cari defunti. Tra essi ricordiamo in particolare i concittadini morti come soldati nella seconda guerra mondiale e gli altri colpiti dai bombardamenti della città. A loro va il nostro grato ricordo e la nostra preghiera. Ma non dimentichiamo oggi i tanti morti sul lavoro che, di anno in anno, purtroppo, sono rimasti vittime innocenti di ciò che invece avrebbe dovuto far vivere loro e le loro famiglie. Ai familiari diciamo tutto il nostro affetto, mentre eleviamo per i loro cari la nostra preghiera. Oggi, care sorelle e cari fratelli, a tutti costoro, vogliamo aggiungere i cristiani uccisi nell’attentato di domenica scorsa avvenuto in Iraq mentre stavano in chiesa per celebrare la santa Messa. Sono i martiri di questi nostri giorni. E con loro ricordiamo gli altri cristiani iracheni con quelli dell’India, del Pakistan, dell’Afganistan e di altri paesi ancora che in questo tempo continuano ad essere uccisi per la loro e nostra fede. Sono i martiri dei nostri giorni. Questi li ricordiamo come esempi di cristiani fedeli al vangelo e chiediamo che intercedano per noi.
Questa mattina ci troviamo davanti al cimitero, ma soprattutto siamo davanti al mistero stesso della morte. E’ un evento che ha riguardato i nostri cari, ma che ci coinvolge tutti. Ciascuno di noi dovrà passare per questo momento. E ci fa paura. E in ogni caso non vogliamo che si spezzino i legami di amore e di affetto che leghiamo nella vita. Sì, vorremmo che l’amore non finisse mai, che i legami di amicizia non terminassero. E’ vero purtroppo che la vita ci travolge, che gli impegni ci sovrastano, che i pensieri di ogni giorno ci distraggono, che la corsa per le nostre cose ci stordisce, e facilmente dimentichiamo di porci le domande serie della vita.
Oggi però siamo qui, come a non voler staccarci dai nostri cari. Non ci basta un ricordo astratto, non ci basta una semplice foto da tenere sul comodino o sul tavolo. Abbiamo bisogno di sentire il corpo, quasi di toccarli e accarezzarli. Veniamo per questo al cimitero, nel luogo ove abbiamo deposto il loro corpo. Certo, sono senza vita, eppure è come se lo fossero. Ed è una tradizione bella che terni sia sentita in maniera profonda. E’ una domanda, una richiesta piena di affetto. Non vogliamo separarci da loro. Abbiamo ragione. C’è nel profondo del cuore un istinto a stare assieme con chi amiamo anche se muore. Sono morti eppure li cerchiamo ancora.
Care sorelle e cari fratelli, il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che questo istinto di eternità dell’amore è la scintilla che Dio ha posto nel cuore di ogni persona e che Gesù è venuto come ad incendiare. La volontà di Dio su di noi – è quel che Gesù dice chiaramente nel Vangelo – è che nessuno di noi vada perduto nel nulla della morte. Gesù dice: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha 1mandato”. Sono parole molto chiare. E chiarisce qual è la volontà del Padre. “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”. In questa affermazione è descritta in maniera sintetica e chiara tutta la missione di Gesù ed anche della Chiesa.
La volontà di Dio è che nessuno sia travolto dal peccato, dalla cattiveria del male e della morte. Per questo Gesù è andato sulla croce, prendendo su di sé il peccato del mondo intero. Lo diciamo nella Messa: “Agnello di Dio che togli, ossia che prendi su di te, il peccato del mondo”. Gesù si è caricato sulle spalle tutti nostri peccati. L’apostolo Paolo – riflettendo su questo incredibile amore di Gesù – esclama stupito: “a stento si trova qualcuno che è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”. Queste parole sembrano dire che a Gesù poco importano i nostri peccati; gli importa che ci avviciniamo a lui; sì, che ci avviciniamo a lui con il bagaglio dei nostri peccati ed egli ci toglierà dalle spalle il pesante sacco dei peccati e se li mette sulle spalle come fece con la croce. L’invito è a stare con Gesù, a legarsi a lui. Come avviene questo? Care sorelle e cari fratelli, sono sufficienti tre cose: aprire il Vangelo, partecipare alla Messa della domenica e fare l’elemosina ai poveri. Questa è la via della salvezza. Aprire il Vangelo; dice Gesù: “Chi ascolta la mia parola ha la vita eterna. Partecipare alla Eucarestia della domenica; dice Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò l’ultimo giorno”. Fare l’elemosina ai poveri; Gesù dice a coloro che hanno aiutato gli affamati, gli assetati, i soli, i carcerati, gli stranieri: “venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno”.
Chi ascolta il vangelo, chi partecipa all’Eucarestia, chi ama i poveri sarà risuscitato. “Lo risusciterò l’ultimo giorno”, dice Gesù. Cosa vuol, dire la risurrezione? Non lo sappiamo bene. Ma una cosa sappiamo con certezza, che la risurrezione inizia già da ora, proprio quando si realizzano le tre cose che abbiamo detto. Noi cristiani non crediamo semplicemente nell’aldilà. Noi crediamo nella “vita eterna”. Così infatti diciamo nel credo. E la vita eterna vuol dire che essa inizia già da ora e non finisce più. La carne inizia a risorgere quando ci vogliamo bene, quando ci aiutiamo tra noi, quando aiutiamo i deboli, quando pensiamo più agli altri che a noi. Il paradiso inizia qui. Come anche l’inferno inizia qui, quando prevale l’odio, il proprio interesse, l’invidia, la maldicenza, il conflitto.
Care sorelle e cari fratelli, qui, davanti alle porte dell’eternità, apriamo il cuore all’amore del Signore, è l’amore con il quale vengono abbracciati i nostri defunti dal Signore. In questo stesso abbraccio possiamo entrare anche noi. Se restiamo uniti a Gesù, lo siamo anche con i nostri cari. E la morte, quando verrà anche per noi, non sarà la fine, ma un passaggio verso la pienezza dell’amore che tutti ci unisce.