Celebrazione Giovedì Santo

Messa in Coena Domini

Care sorelle e cari fatelli,


 


con questa celebrazione iniziano i tre giorni santi nei quali l’amore del Signore raggiunge il suo vertice. Mai nella storia umana si è visto qualcosa di simile; mai un uomo ha amato in modo così totale, così radicale, sino a dare la sua stessa vita per gli amici e persino per i nemici. Abbiamo ascoltato dal Vangelo di Giovanni: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora…dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Li amò non solo sino all’ultimo momento della sua vita, ma sino all’ultima goccia del suo sangue. Giovanni, narrando la morte di Gesù, nota che dal cuore squarciato uscì “sangue ed acqua”; neppure una goccia ha trattenuto. Ecco l’uomo che sta davanti ai nostri occhi questa sera. E se sentiamo almeno un pò di commozione, ringraziamo Dio, vuol dire che stiamo muovendo i primi passi dell’amore.


Sono quasi duemila anni che la Chiesa rivive la Santa Cena di Gesù con i discepoli. L’apostolo Paolo scrive: “Ho ricevuto dal Signore quel che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane…lo spezzò e disse: questo è il mio corpo, che è per voi…Allo stesso modo, prese il calice e disse: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”. E da allora questa Cena è giunta sino a noi. L’Eucarestia che celebriamo è quella stessa, identica, Cena. Gesù ci raduna e come ai discepoli ci dice: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”(Lc 22,15). Sì, Gesù desidera stare con noi. Ha lasciato il cielo, si è spogliato di tutto, si è fatto servo di tutti, pur di starci accanto, pur di farci sentire il suo amore. Insomma, si è fatto mendicante di amore! Come non stupirci di un amore così folle per noi, per me, per te, per il mondo intero?


Per ricordarci questo stupore, anzi per farcelo rivivere, il Papa ha voluto proprio oggi firmare una Lettera Enciclica sull’Eucarestia. Sembra essersi accorto che noi non ci stupiamo più dell’amore di Gesù, che si sta spegnendo in noi la passione per il Signore. Lo si vede da come partecipiamo alla Messa. Se guardiamo le nostre Messe non sono spesso fredde e trasandate? Chi pensa, quando viene a Messa, di rivivere la cena che Gesù fece con i suoi? “Con la presente enciclica – scrive il Papa – desidero ridestare questo ‘stupore’ eucaristico”. Questa enciclica per noi è un tesoro. Ci riguarda molto da vicino. Sono due anni, infatti, che cerchiamo di mettere al centro della nostra vita proprio l’Eucarestia della Domenica. Le parole del Papa, pertanto, mentre ci confermano nel cammino intrapreso, ci stimolano ad una maggiore comprensione del mistero che ogni domenica celebriamo. Lo ripeto: tutti siamo responsabili della Messa della Domenica. E’ una responsabilità assieme dolce e seria. E’ dolce perché ci fa partecipare fin da questa terra al Paradiso. E’ seria perché la Messa non riguarda solo me, o solo noi, o solo Terni. Essa riguarda il mondo intero. L’Eucarestia, come scrivevo nella mia lettera pastorale, salva il mondo, non in astratto ma nel concreto.


Il Papa lo nota esplicitamente: “Molti sono i problemi che oscurano l’orizzonte del nostro tempo. Basti pensare all’urgenza di lavorare per la pace, di porre nei rapporti tra i popoli solide premesse di giustizia e di solidarietà, di difendere la vita umana dal concepimento sino al naturale suo termine. E che dire poi delle mille contraddizioni di un mondo ‘globalizzato’, dove i più deboli, i più piccoli e i più poveri sembrano ben poco sperare?…Anche per questo il Signore ha voluto rimanere con noi nell’Eucarestia…”. L’Eucarestia salva il mondo! Essa ogni volta che viene celebrata è offerta per tutti i popoli. La Messa ha sempre un valore cosmico. “Sì, cosmico! – esclama il Papa – Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucarestia è sempre celebrata sull’altare del mondo”(8). Ogni Messa è celebrata sull’altare del mondo! La salvezza di tutti i popoli è l’intenzione centrale di ogni Messa. Sì, la Messa è sempre celebrata sugli altari della sofferenza: sull’altare del popolo irakeno, sull’altare dei milioni di malati di AIDS, sull’altare dei milioni di poveri affamati, sull’altare dei malati abbandonati, sull’altare degli anziani lasciati soli. E tanti, tanti sono gli altari sparsi ovunque nel mondo! E non di rado talora solo Gesù è il celebrante e la vittima.


La Messa, care sorelle e cari fratelli, fa entrare in questo nostro mondo così crudele un’energia di risurrezione che vince la morte, una forza di amore che scardina il male, una potenza di grazia che sconfigge l’egocentrismo e la crudeltà. Scrive ancora il Papa: “Significativamente il Vangelo di Giovanni, laddove i Sinottici narrano l’istituzione dell’Eucarestia, propone…il racconto della ‘lavanda dei piedi’, in cui Gesù si fa maestro di comunione e di servizio”(20). Lo abbiamo ascoltato questa sera. E’ come dire che nel pane e nel vino consacrati è realmente presente Gesù che si china fino a lavare i nostri piedi, che si fa servo di tutti, che lava i piedi a tutti, anche a Giuda che sta per tradirlo. Tutto questo accade ogni volta che si celebra la Messa. Questa energia di amore che si piega fino ai nostri piedi entra nel mondo e lo cambia.


Questa sera vogliamo ripetere il segno della lavanda dei piedi. In verità, secondo il Vangelo i piedi dovremmo lavarceli gli uni gli altri. Ora lo faremo in modo simbolico, ma ognuno apprenda la lezione d’amore. Lo farò io a nome di ciascuno di voi, anzi a nome dell’intera Chiesa dicesana. Quest’anno ho voluto scegliere tre sacerdoti anziani, che hanno servito per tutta la loro vita questa Chiesa. Essi si sono chinati per decenni ai piedi di tanti, oggi è il vescovo che si china a baciare i loro piedi. Ho voluto anche tre diaconi, perché anch’essi ricevano il segno dell’amore di Dio. E, infine, tre anziani e tre stranieri. Abramo fece così alla quercia di Mamre con i tre ospiti stranieri. Vorrei che tutta la nostra Chiesa diocesana si chinasse ai piedi degli anziani e degli stranieri. Sta scritto: “Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,2).


Sì, care sorelle e cari fratelli, la lavanda dei piedi non è solo un gesto, è soprattutto un modo di vivere: amare gli altri sino a lavare i piedi. L’amore salva, l’amore disarma, l’amore pacifica, l’amore consola, l’amore fa miracoli. Questa sera Gesù ce lo affida; beati noi se sapremo vivere almeno un poco questo amore! Maria, la serva del Signore, ci aiuti a stupirci dell’amore di Gesù che si china a lavare i piedi, e a servire come lei ha servito Gesù.