Celebrazione dell’Assunta a Santa Maria degli Angeli
Care sorelle e cari fratelli,
ci ritroviamo oggi, in questo luogo tra i più cari di san Francesco, per celebrare la festa di Maria, assunta nel cielo tra gli angeli. Come sapete è stato Pio XII, durante l’Anno Santo del 1950, dopo aver sentito il parere dei vescovi del mondo, a proclamare il dogma dell’Assunzione, ossia che Maria è stata assunta in cielo con il suo corpo. E’ in verità una memoria che affonda le radici nei primi secoli della Chiesa. In Oriente veniva chiamata “Dormitio Virginis”. Ed è molto bella l’antica leggenda che narra, appunto, la morte di Maria come un addormentarsi. Si racconta che mentre si stava avvicinando il giorno della fine terrena della madre di Gesù, gli angeli avvertirono gli apostoli che erano sparsi per le varie parti del mondo, i quali subito si recarono attorno al letto di Maria. Potremmo dire che si ricomponeva, in certo modo, la scena del giorno di Pentecoste, quando essi, nel cenacolo, erano “perseveranti in preghiera con Maria” (At 1,4).
Nuovamente si trovavano attorno a lei, dopo molti anni da quel giorno, e magari le raccontarono le meraviglie che il Signore aveva compiuto attraverso la loro predicazione. Il miracolo della Pentecoste non si era fermato: tante comunità cristiane erano nate in numerose città. Quel piccolo seme era divenuto un albero grande con molti rami. E si racconta che, non appena gli apostoli ebbero terminato il racconto, Maria si addormentò. Questa scena è divenuta, in Oriente, l’icona che descrive la festa odierna: Maria è adagiata sul letto morta, ma nel centro c’è Gesù che tiene tra le sue braccia l’anima di Maria e attorno i discepoli. Potremmo dire che la festa di oggi ricorda l’ultimo tratto di quel viaggio che Maria iniziò subito dopo il saluto dell’angelo.
Luca scrive che Maria “in quei giorni, si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda”. Allora correva dalla Galilea verso una cittadina vicino Gerusalemme, per andare a trovare la cugina Elisabetta. Oggi la vediamo correre verso la Gerusalemme celeste per incontrare, finalmente il volto del Padre e il suo Figlio. Mai Maria, nei 33 anni che ha vissuto con il Figlio si è mai staccata da lui. L’abbiamo vista con il piccolo Gesù fuggire in Egitto, poi condurlo adolescente a Gerusalemme, per 30 anni stare con lui a Nazareth, ogni giorno, e poi anche in Giudea, sino sul Calvario. E conservava tutto nel suo cuore. Oggi la vediamo giungere sulla montagna di Dio, “vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con una corona di dodici stelle sul capo” (Ap 12, 1), ed entrare nel cielo, nella celeste Gerusalemme. E’ stata la prima dei credenti ad accogliere la Parola di Dio, è la prima ad essere assunta nel cielo. E’ stata la prima a prendere in braccio Gesù quand’era ancora bambino, ora è lei la prima ad essere presa dalle braccia del Figlio ed essere assunta nel cielo. Lei umile ragazza di uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero, poiché ha accolto il Vangelo, diviene la prima cittadina del cielo, assunta da Dio accanto al trono del Figlio. Davvero il Signore rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili.
E’ un mistero grande, quello che oggi celebriamo. E’ il mistero di Maria, ma è anche il mistero di tutti noi, anzi il mistero stesso della storia. Questa festa ci apre uno squarcio sul nostro futuro: essere con il corpo accanto al Signore. Potremmo dire che con la festa di oggi inizia la vittoria piena della resurrezione; iniziano i cieli nuovi e la terra nuova annunciati dall’Apocalisse, la celeste Gerusalemme comincia a popolarsi e a vivere la sua vita di pace, di giustizia e di amore. Il Magnificat di Maria può divenire perciò il nostro Magnificat, il canto dell’umanità intera che vede il Signore piegarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con Sé nel cielo per divenire per sempre suoi familiari.
Fu anche il canto di Francesco. Egli oggi ci sta davanti, come esempio straordinario di “uomo dell’assunzione”. C’è una singolare analogia tra la morte di Maria e quella di Francesco. La narrazione che ho ricordato all’inizio, quella che ci fa vedere gli apostoli tornare attorno a Maria morente, per Francesco fu invece la realtà. Appena egli sentì che stava avvicinandosi la sua fine terrena, volle essere trasportato dal palazzo episcopale ove si trovava in questa piccola Chiesa. L’aveva restaurata con le sue mani e soprattutto di qui – come in una Pentecoste francescana – Francesco vide l’inizio della missione nel mondo dei suoi frati. E qui, circondato dai suoi figli, salì verso il cielo. Certo, lo fece in maniera diversa da quella di Maria che fu assunta con il corpo accanto al Figlio, ma è bello il racconto che il Celano fa nella “Vita prima”: “mentre molti frati stavano lì raccolti con reverenza e attendevano il beato “transito” e la benedetta fine, quell’anima santissima si sciolse dalla carne per salire nell’eterna luce, e il corpo si addormentò nel Signore”. E il Celano continua: “Uno dei suoi frati e discepoli…vide l’anima del santissimo padre salire diritta al cielo al di sopra di molte acque; ed era come una stella, grande come la luna, splendente come il sole e trasportata da una candida nuvoletta”. Con immagini analoghe a quelle dell’Apocalisse, Francesco, “cosparso di cenere” per significare la sua pochezza, venne assunto nell’anima dal Signore.
Care sorelle e cari fratelli, oggi, assieme a Maria e a Francesco, sentiamo particolarmente festoso il canto di tutte quelle donne senza nome, quelle donne che nessuno ricorda, le povere donne schiacciate dal peso della vita, che finalmente si sentono abbracciate da mani affettuose e forti che le sollevano e le conducono sino al cielo. Sì, oggi, è anche l’assunzione delle povere donne da parte di Dio; l’assunzione delle schiave, delle donne dei paesi poveri schiacciate sino a terra, l’assunzione delle bambine violentate e obbligate ad un lavoro disumano, l’assunzione delle donne uccise dalla violenza degli uomini impazziti, e la mente va alle decine e decine di povere donne italiane, penso all’ultima, la donna peruviana uccisa a Milano, è l’assunzione delle donne che stanno nelle carceri spesso diventate luoghi disumani, oggi, assieme a tanti altri siamo accanto a loro. Il Signore, le assume tutte tra le sue braccia forti e amorevoli. Lui che rovescia i potenti dai troni e innalza le donne sconosciute, che rimanda i ricchi a mani vuote e ricolma di beni le donne affamate di pane e di amore, trasformi anche il nostro cuore e lo rende simile al suo, simile a quella di sua Madre e san Francesco. Quante volte vogliamo stiamo saldi sul trono dell’amore per noi stessi! Quante volte siamo sazi solo di noi stessi! Quante volte abbiamo il cuore e gli occhi chiusi sui nostri affari senza pensare agli altri! Quante volte siamo ripiegati su di noi senza guardare il bene comune di tutti! Oggi, la Madre di Dio, san Francesco, ci ricordano di stare accanto al Signore e di assumere, come loro hanno fatto, i poveri e i deboli, di assumerli nel nostro cuore, nelle nostre preghiere, in gesti concreti di amicizia. Il cielo, il paradiso, inizia già sulla terra ogni volta che avviciniamo ai deboli e ai poveri per aiutarli. In quel momento, mentre li assumiamo nel nostro cuore, veniamo noi stessi assunti nel cielo dell’amore.