32a Domenica del Tempo Ordinario

32a Domenica del Tempo Ordinario

Care sorelle e cari fratelli,


il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta dieci donne che stavano aspettando l’arrivo dello sposo per accompagnarlo in corteo, appena giunto, dentro la sala della festa. Fin dall’inizio la parabola dice che cinque di loro sono stolte e le altre cinque sagge. E la saggezza, secondo la narrazione evangelica, consisteva nel prendere con sé le lampada con dell’altro olio di riserva. Fecero così le cinque sagge, mentre le altre cinque, forse sicure di se stesse e certe di aver previsto tutto, pensarono non di non prendere altro olio con sé. Quella sera però lo sposo tardava e tutte si lasciarono sorprendere dal sonno. Tutte, sia le stolte che le sagge, si addormentano. Non è qui la distinzione. Il Vangelo vuol dire che non ci sono eroi che vegliano, e vigliacchi che si addormentano. Tutte, e tutti, anche i migliori ci lasciamo sorprendere dal sonno. Non accadde anche ai tre apostoli più amici di Gesù di addormentarsi quella sera all’orto degli ulivi mentre il loro più caro amico stava in agonia? Tutti siamo poveri uomini e povere donne che ci lasciamo prendere dalla rassegnazione, dall’egocentrismo, da una vita fiacca e pigra. Ecco perché in quelle dieci donne ci siamo tutti noi. Siamo noi che desideriamo anzitutto starcene tranquilli, senza tante noie, senza troppi problemi, senza tante scocciature; oppure siamo noi quando ci angustiamo solo per le nostre cose e per i nostri affanni, dimenticando tutto il resto, tralasciando il mondo che ci circonda, oppure non preoccupandoci di questa nostra città. E’ la notte di una vita grigia, sempre uguale, senza sprazzi di luci, senza stelle; è la notte di quell’egoismo diffuso che nasce dal profondo del cuore di ognuno, saggio o stolto non importa.


Ma in questa notte – nota l’evangelista – si alza improvviso un grido che annuncia l’arrivo dello sposo. Cos’è questo grido ? E’ il grido del Vangelo, è quella Parola che viene annunciata ogni domina; sì, direi che quel grido che ci sveglia è come la domenica che irrompe nei nostri giorni, e ci sveglia. Ma è anche il grido che sale dai paesi poveri, è il grido che viene dai popoli che stanno in guerra, dai milioni di profughi che traversano i continenti, dagli anziani soli che invocano compagnia, dai poveri abbandonati, da chi è disperato perché ha perso il lavoro, da chi sprofonda nell’angoscia; è il grido che nasce dalla Terra Santa che alcuni nostri fratelli e sorelle hanno appena visitato. Ebbene, di fronte a queste grida, tutti siamo chiamati a svegliarci. E così fu per quelle dieci donne.


Ma, care sorelle e cari fratelli, non basta svegliarsi. E’ necessario avere la riserva di olio con sé. Non basta commuoversi per un istante, quel che conta è che il Vangelo scenda nel cuore e ci spinga ad un cambiamento nella nostra vita. Altrimenti dopo il grido della domenica saremo come inghiottiti nuovamente nella notte dell’egoismo e della tristezza. La nostra piccola ma indispensabile fiammella resta spenta. Se non si ha nel cuore quel supplemento d’olio, ossia un poco dell’energia evangelica, né risponderemo al grido, né accompagneremo lo sposo nella sala della festa. Cioè non saremo felici. Né vale dire: “andiamo a comprare l’olio da altre botteghe”. Sì, quanti cercano la felicità in luoghi occulti, o in smanie strane, o in ambienti che lasciano poi l’amaro dentro.


Ma cos’è questa riserva di olio? E’ il Vangelo accolto nel cuore e conservato ogni giorno, ossia letto ogni giorno. Ecco perché in questo tempo ho voluto che fosse consegnato il Vangelo di Marco da me commentato a tutti gli abitanti della città. Domenica scorsa al termine della consacrazione di questo altare il cardinale ha consegnato questo piccolo libro ai sindaci di tutte le città e i paesi di questa diocesi. Ne sono convinto: questo piccolo libro è quella riserva di olio che renderà, se acceso nella lampada c’è il nostro cuore, questa terra più luminosa. E oggi il Signore sa se questa nostra terra non ha bisogno di luce! Care sorelle e cari fratelli abbiamo bisogno tutti di un supplemento d’olio, di una riserva di amore, di una riserva di generosità perché in tanti entriamo nella sala dello sposo per fare festa. Questo piccolo libro è la riserva che viene data a ciascuno di noi, perché nessuno ne sia privo. E verrà regalato perché è un dono di Dio.


Abbiamo ascoltato quest’oggi dal libro della Sapienza : “Chi si leva di buon mattino non faticherà, troverà la sapienza seduta alla sua porta”. Si, la Sapienza sta seduta accanto all’uscio del cuore di ognuno; vorrei dire: “sta nelle tue mani, prendila con te come compagna di ogni giorno”. La lettura quotidiana del Vangelo ci darà nuove energie di amore, una nuova saggezza, una più chiara intelligenza, un più forte coraggio. Sta scritto ancora:  “Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza”. Sì, vorrei dire che la Sapienza, quel piccolo libro del Vangelo, ci viene incontro, ci trova per le strade e ci raccoglie qui ogni domenica. E questa cattedrale che diventa sempre più bella sta a significare la bellezza e la gioia dei fratelli e delle sorelle che imparano a volersi bene e a radunarsi attorno al loro Signore.