Daremo dignità ai nostri vecchi rendendoli felici

di Maria Sorbi

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’ Accademia pontificia per la Vita, come mai una personalità ecclesiastica del suo rango alla presidenza di una commissione nominata dal governo?
«Sono stato io il primo a stupirmi. So che questo incarico ha suscitato alcune polemiche e mi sono posto io stesso il problema. Ma sarei stato privo di responsabilità a rifiutare la nomina. In ogni caso l’ idea di trattare la questione anziani è stata mia, ho in mente grandi progetti».

Cioè, è stato lei a pensare alla commissione sulle Rsa?
«Io ho chiesto di incontrare il ministro Speranza ad aprile, quando le strutture erano in piena emergenza Covid. Ma gli ho voluto parlare della questione anziani andando al di là della pandemia. È ora di affrontare tutte le contraddizioni del sistema. Da lì è nata la commissione e la sua proposta di darmi la presidenza».

A quali contraddizioni si riferisce?
«La scienza punta ad allungare la vita degli anziani e il numero di persone che vivono fino a cent’ anni è in aumento. Ma sembra che siamo sempre meno capaci di gestire la nuova terza età e di garantire la qualità di vita che merita. Bene vivere di più ma non certo soli chiusi in un istituto».

Quindi bisogna ripensare all’ impostazione delle Rsa?
«Bisogna ridisegnare tutta la gestione dei nostri anziani, sia quelli autosufficienti sia quelli non autosufficienti. Già oggi le Rsa rispondono alle esigenze di un numero minimo di persone: ricoverano circa 300mila anziani quando gli over 75 sono 7 milioni. Dobbiamo pensare a centri diurni, a istituti che potenziano l’ assistenza domiciliare, a nuovi operatori che passano a prendere i malati di Alzheimer di giorno per accompagnarli nei centri ma che la sera, quando possibile, li riportano a casa loro. Vogliamo creare una cultura nuova e risolvere il disordine di ora, che fa male a tutti».

Il progetto è ambizioso. Da dove intende cominciare?

«Ho iniziato dalla scelta di una squadra di lavoro eterogenea. Speranza mi ha detto chiaramente che non c’ è bisogno di una commissione di tecnici, quelli ci sono già. Allora abbiamo formato una commissione visionaria, eterogenea. Per quello ho voluto al mio fianco anche un regista e una poetessa: Edith Bruck, ebrea, 88 anni, ha assistito il marito malato di Alzheimer. Il suo punto di vista è importante».

Però nella commissione mancano i privati, che bene o male rappresentano il 75% delle residenze per anziani.

«Non ci sono ma li abbiamo già ascoltati nelle nostre audizioni e stiamo lavorando assieme. Abbiamo già tenuto 15 audizioni. Voglio superare la rigida distinzione tra pubblico e privato. E come primo passo credo sia necessario fotografare le realtà presenti: c’ è un sommerso enorme, dobbiamo sapere quante e quali sono le strutture e rimettere in atto un accreditamento secondo regole ferree contro la babele di adesso».

Il Giornale