Vincere lo strabismo ecclesiale
Monsignor Paglia: per dialogare occorre vincere
lo strabismo ecclesiale
Un invito pressante a ritornare alla fonte della fede cristiana, Gesù, e a fare un esame di coscienza per tutte le volte che le Chiese se ne sono allontanate, perdendo di vista la comunione fra i credenti. «Cristo, unico fondamento della Chiesa» (Corinzi 3,1-23) è il tema scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolge dal 18 al 25 gennaio.
«È un tema importante perché ricorda a tutte le Chiese che dobbiamo convergere verso Gesù, che è la ragione della nostra vita, del nostro essere cristiani e quindi la fonte e il culmine di tutto il cammino ecumenico», dichiara monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e nuovo presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo. «Questo tema inoltre ci spinge a recuperare lo spirito dei pionieri del dialogo ecumenico, e cioè a ricercare anzitutto ciò che ci unisce, visto che in questo tempo, forse perché sono influenzate dal clima individualista che impera nella cultura mondiale, anche le Chiese cristiane corrono il rischio di accentuare il loro “particolare”».
Con quali conseguenze?
«C’è stato un raffreddamento nella comunione. Così rischiamo di perdere la coscienza dell’enorme patrimonio comune che abbiamo. Ne nasce come una sorta di strabismo ecumenico, o ecclesiale, per cui siamo come portati a puntare lo sguardo solo su noi stessi, dimenticando la grande realtà di grazia che ci unisce».
E in Italia?
«Le iniziative ecumeniche sono notevolmente cresciute. Quest’anno si registra un’aumentata presenza di ortodossi nel nostro territorio dovuta all’immigrazione. Una realtà che chiede a tutti i cristiani un’attenzione particolare, un’accoglienza pronta e calorosa; nello stesso tempo comporta una serie di iniziative di raccordo con le Chiese di provenienza che può condurre su strade importanti di dialogo, a partire dalle situazioni concrete. Penso alla necessità di sacerdoti delle Chiese di origine che accompagnino queste persone, oppure alla possibilità di ospitare nelle nostre Chiese locali le loro liturgie».
a.v.