Via Crucis – Lourdes

Via Crucis - Lourdes

Introduzione
 


In questi giorni siamo diversi dagli altri giorni; non siamo noi a decidere cosa fare…ci lasciamo come prendere per mano per essere guidati. E siamo più contenti, più felici dentro. Non è vero che la felicità è fare quel che vogliamo. La felicità è seguire Gesù. Questa mattina ci lasciamo guidare – secondo un’antica tradizione – della Via Crucis, dalla strada che Gesù percorse dal pretorio di Pilato sino al Sepolcro.


Non pensiamo a noi stessi oggi: pensiamo a Gesù che va a morire per noi. Noi, che siamo ben lontani dal morire per lui, lasciamoci almeno commuovere un poco e seguiamolo.


I stazione


Ponzio Pilato condanna Gesù


Dal Getsemani, al palazzo dei Sommi Sacerdoti sino a quello di Pilato. Da una parte c’è Gesù che insegna l’amore e la mitezza (ogni giorno stava nel tempio ad insegnarlo) e dall’altro un gruppo di uomini, diversi tra loro (c’era anche un discepolo) i quali però hanno spade e bastoni…e tutti uniti per eliminare l’unico innocente. Gesù però non si lascia trascinare dall’ira: resta mite. Lo portano dai sacerdoti ma non si ribella. Poi da Pilato. Costui comprende che glielo hanno consegnato per invidia e tuttavia se ne lava le mani. No, non basta lavarsi le mani, non basta non far nulla, per dirsi buoni, non basta dire “non ho fatto nulla di male” per non essere complici. Bisogna fare il bene, bisogna volere il bene…Questo ha fatto Gesù. Pilato non lo ha fatto e Gesù è morto.


 


II stazione


Gesù condannato abbraccia la croce
 
Ecco l’agnello di Dio che ha preso su di sé il peccato del mondo. Quel giorno Gesù prendendo la croce si caricava i peccati di tutti sulle sue spalle…e ancora oggi continua a prenderli. Beati siamo noi per questo: abbiamo uno che si prende i nostri peccati. Sì, care sorelle e fratelli, non teniamoceli i peccati, portiamoli a Gesù. Abbiamo fatto bene a confessarci qui a Lourdes, continuiamo a farlo nelle nostre parrocchie o dove possiamo. Gesù è venuto per questo: non voglio la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva.


 


III stazione


Gesù cade per la prima volta
 
Sì, la croce è pesante. E’ pesante quella di Gesù, non la nostra. Noi con una estrema facilità crediamo di essere quelli che più soffrono, quelli che più patiscono…e cerchiamo così di suscitare compassione su di noi. Care sorelle e cari fratelli, guardiamo piuttosto la croce di Gesù, guardiamo le croci di tanta gente davvero distrutta e schiacciata. Sì, sotto quella croce ci sono i popoli in guerra, ci sono quelli che muoiono davvero perché non hanno né cibo né acqua, ci sono quelli che muoiono per l’AIDS perché non hanno soldi per curarsi, ci sono i perseguitati. Gesù è caduto per stare accanto a loro, perché anche noi alziamo un po’ lo sguardo da noi stessi e ci commuoviamo un po’ più sui tanti condannati della terra.


 


IV stazione


Gesù incontra la madre


Care sorelle e cari fratelli, immaginiamo l’incontro tra quegli occhi, gli occhi del figlio che incrociano quelli della madre. Non possono dirsi nulla, si vedono solo. E si comprendono, perché si amano e soprattutto ambedue hanno detto “sì” al Padre che sta nei cieli.


Quella volta, quand’era ancora bambino, Maria lo prese e fuggì in Egitto per sottrarlo alla morte. Ora sta lì, certo straziata, ma piena d’amore …No non è svenevole Maria, non fa scene…e ancora una volta, straziata nel cuore, dice il suo “fiat”, dice il suo “sì” all’amore di Gesù, un amore grande di cui tutti abbiamo bisogno, come sta “non c’è amore più grande di colui che dona la vita per i suoi amici”. Maria l’ha capito e sta vicino a Gesù. Impariamo da lei a stare accanto a Gesù.


 


V stazione


Gesù aiutato da Simone di Cirene


Simone era originario di Cirene, di una città dell’Africa del Nord, potremmo dire uno straniero. Care sorelle e cari fratelli, sì, è uno straniero ad aiutare Gesù, a prendere la sua croce. Oggi, nel nostro paese, come anche negli altri paesi europei, siamo noi a mettere le croci addosso agli stranieri; siamo noi a sbarrare il loro ingresso, siamo noi ad accrescere la paura verso di loro perché si crei come una marea montante di odio. Ma Gesù, questa volta, sta con il cireneo. Gesù questa volta prende lui la croce dei tanti stranieri, dei tanti cirenei, sui quali l’abbiamo scaricata. Care sorelle e cari fratelli imitiamo Gesù e non chi ha paura e chi condanna, magari vestendosi con i finti panni di volere il bene del paese.


 


VI stazione


La Veronica asciuga il volto di Gesù


Dopo Simone, lo straniero, è una donna che si avvicina e con coraggio asciuga il volto di Gesù. E’ strano, nella storia della passione, nessuna donna tradisce;gli uomini, anche i più amici, o dormono, come al getsemani, o fuggono per paura. Eppure tutti, ricordiamo al cenacolo, avevano fatto con orgoglio professione di forza.


No, care sorelle e fratelli, la fede non è nella nostra forza; la fede è nell’amore. Sì, la fede è amare Gesù e il Vangelo. La fede è amare come la Maddalena che versò sui piedi di Gesù tutto l’unguento prezioso; la fede è farsi largo, è asciugare il volto sofferente di Gesù. La fede è curare i malati, è confortare i deboli, è dare da mangiare ai poveri, è lavare chi è sporco, è asciugare le lacrime di chi è disperato. La fede è amare. La fede è lasciarsi imprimere nel cuore il volto di chi soffre, come si impresse il volto di Gesù in quel sudario.


 


VII stazione


Gesù cade la seconda volta


Gesù cade ancora, e cadrà ancora. Eppure continua la sua Via Crucis. Ma egli continua non perché è un eroe. No, Gesù non è un eroe, non è un superuomo. Gesù, potremmo dire, è uno che cade, che è venuto per cadere, è venuto per scendere sino ai nostri piedi, nel più profondo degli abissi umani. La sua storia è tutta in discesa verso di noi. Non lasciò egli il paradiso per venire tra noi? Non spogliò se stesso assumendo la condizione di schiavo? E quella sera del giovedì santo non si cinse i fianchi con l’asciugatoio e come fanno gli schiavi con i loro padroni non lavò e asciugò i piedi ai discepoli, Giuda compreso che stava per tradirlo? Ecco chi è il nostro Dio, uno che ci ama a tal punto da scendere fin nel più basso pur di starci accanto. Come non commuoverci? Come possiamo lasciarlo solo? Come non dirgli: Signore, ti amo?


 


VIII stazione


Gesù incontra le pie donne


L’ho già detto: non ci sono nemici tra le donne di Gesù. Anche queste non sono fuggite e si sono poste sulla sua strada per portargli un po’ di consolazione. E hanno fatto bene. Ma Gesù non è come noi che amiamo lamentarci per attirare un po’ di attenzione. Gesù, mentre cammina continua a pensare ai tanti che hanno bisogno di conforto, ai tanti figli, ai tanti piccoli e ai tanti giovani che chiedono di essere amati e sono invece abbandonati. “Figlie di Gerusalemme non piangete su di me – dice loro Gesù – ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. Sì piangiamo sui figli di Gerusalemme, sui figli degli ebrei e i figli dei palestinesi, che continuano a morire con violenza. E piangiamo, ossia preoccupiamoci dei bambini della nostra Umbria, dei giovani della nostra Umbria perché possiamo preparare per loro un futuro di pace e non di violenza. Perché crescano alla scuola del Vangelo e non a quella dell’egoismo. Ascoltiamole le parole di Gesù e conserviamole come un testamento.


 


IX stazione


Gesù cade per la terza volta


Sì, quella croce gli è letteralmente caduta addosso. Del resto non ha fatto nulla per evitarla. I discepoli più volte l’avevano esortato a stare attento, ad essere prudente, a non esagerare nell’amore. Ce lo diciamo anche tra noi qui al pellegrinaggio se qualcuno si da troppo da fare. Ma stiamo attenti. Non è che Gesù volesse morire e tantomeno voleva fare l’eroe come talora – in verità molto di rado – qualcuno di noi pensa di fare. Gesù voleva vivere e aveva paura di morire. E l’aveva anche detto al Padre: “Se è possibile allontana da me questo calice”. Il problema è un altro: Gesù ci ama più della sua stessa vita; egli ci ama a tal punto che se questo amore gli costa la sua vita, egli ama e non tradisce. E’ la storia di Gesù e dei tanti martiri che hanno preferito lasciarsi schiacciare. Alla croce piuttosto che tradire Gesù e il suo Vangelo. E’ di questo amore che abbiamo bisogno.


 


X stazione


Gesù spogliato delle vesti


E’ giunto sul Golgota. Il triste corteo si ferma. Gesù, con incredibile umiliazione viene spogliato di tutto. In verità, già 33 anni prima Gesù si era spogliato dei panni della divinità per farsi schiavo dell’amore per tutti. Scrive Paolo nella Lettera ai Filippesi: “Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. Per noi che siamo soliti vestirci degli abiti dell’orgoglio, per noi che crediamo che la dignità sia avere una posizione onorevole, per noi che ci affanniamo per la cura del vestire, Gesù ci dice che la vera dignità sta nel cuore, sta nei sentimenti, sta nell’amore. Per questo Paolo con sapienza ci esorta: “Rivestitevi di sentimenti, di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente… come il Signore ci ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità”.


 


XI stazione


Gesù viene inchiodato sulla croce


Lo inchiodano. Quei soldati non sanno quanto vale un uomo. Come tanta gente non sa quanto vale un anziano, un malato, un bambino che deve nascere, un malato terminale, una donna, un bambino. In genere sappiamo solo quanto valiamo noi stessi; sì, ognuno considera se stesso come un grande valore. O magari sappiamo quanto valgono i forti, i potenti … Un uomo non vale nulla di fronte ad una folla impazzita e viene inchiodato sulla croce. Quanta sofferenza in quest’uomo! Lo inchiodano sulla croce e con lui altri due. Sì, Gesù non sta mai crocifisso da solo, egli sta accanto a tutti i crocifissi della terra. Così egli regna. E’ un re strano il nostro. Ma Gesù esercita il suo regno tra i malati, tra i deboli, tra i torturati, tra gli oppressi, tra i condannati a morte, Costoro sono il suo popolo, la sua vera “passione”, ossia coloro per i quali egli si appassione. E’ bello sentirci dire da qualcuno: per me è una malattia accompagnare i malati!


 


XII stazione


Gesù muore in croce


Gesù sta appeso sulla croce dove lo ha portato il suo testardo amore per tutti. La gente che passa scuote il capo, i sacerdoti lo sbeffeggiano, certi, ormai, della loro vittoria. Da quel momento saranno solo loro a parlare. Gesù è sconfitto, incapace di salvare se stesso.. Tutti glielo urlano ridendo: “Salva te stesso e ti crederemo”. E’ la legge ferrea per tutti: “Salvare se stessi”. Ma Gesù è venuto per salvare gli altri. Ha sempre vissuto per questo. L’amore per gli altri è la legge nuova portata da Gesù; è la legge, l’unico che dà la vita. Sulla croce è sconfitto l’amore per se stessi e regna l’amore per gli altri. Ecco perché noi cristiani ci gloriamo della croce, di questo terribile strumento di supplizio… è un po’ la sedia elettrica di oggi. Chi la porterebbe al collo? Chi la metterebbe sull’altare? Eppure noi lo facciamo, perché su quella croce noi vediamo l’unico che ha preferito la morte piuttosto che tradire Dio e noi.


 


XIII stazione


Gesù deposto dalla croce


Tutto sembrava ormai finito. Restava solo un piccolo gruppetto di donne e qualche discepolo. Si aggiunse a loro Giuseppe D’Arimatea, un uomo giusto il quale si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Un altro Giuseppe. All’inizio fu lo sposo di Maria che salvò Gesù dalla morte, ora è un altro Giuseppe che ne chiede il corpo a Pilato. La giustizia da sola non basta, c’è bisogno di uno scatto d’amore. Ed ecco che Gesù viene calato dalla croce e messo in un lenzuolo. E’ un corpo morto, ma quanta cura! Care sorelle e cari fratelli, se questo piccolo gruppo ha tanta cura del corpo morto di Gesù, quanta noi ne dobbiamo avere per Gesù vivo? Quanta cura per accogliere l’Eucarestia? Quanta cura per accogliere i poveri? Quanta cura per aiutare i malati? Con un amore così inizia la vittoria sulla morte. Sì, con quel gruppetto che si prende cura di un corpo debole inizia a risorgere la vita.


 


XIV stazione


Gesù deposto nella tomba


Qualcuno potrebbe dire finalmente Gesù prende un po’ di riposo. Almeno da morto lo lasceranno in pace. No, care sorelle e cari fratelli, quel giorno al sepolcro, quel Sabato Santo, Gesù non restò nel sepolcro. La tradizione ci dice che “scese agli inferi”. Sì! Gesù non si dette pace, scese giù nel più profondo degli uomini, nell’inferno per salvare tutti, per chiamare Adamo e tutti i morti. E Gesù continua a scendere negli inferni di oggi; scende là dove sono solo tristezze e torture, là dove regna solo il dolore e la morte. A noi è chiesto di accompagnarlo con la nostra preghiera. Come quelle donne, due o tre, rechiamoci con l’unguento della compassione e della preghiera negli inferni del mondo, quelli che solo qualche volta ci appaiono nei teleschermi, e preghiamo per i dimenticati della terra, perché il Signore li faccia risorgere.


 


XV stazione


La Risurrezione


Sì la Pasqua inizia davanti a una tomba; davanti alle tante tombe. E inizia quando un gruppetto di credenti si raduna insieme per amare Gesù, per amare chi è debole. Così inizia la Chiesa; potremmo dire che inizia là dove la vita sembra schiacciata. C’è un terremoto che rotola via la pietra pesante della tomba. E il terremoto è provocato dalla forza di Dio, è provocato dalla forza del Vangelo che rovescia anche le pietre più pesanti e libera i cuori. Gesù ci ha tanto amato che ha vinto anche la morte, il bene ha sconfitto il male. E noi siamo figli di questa vittoria, siamo i figli della risurrezione. Noi possiamo cambiare il mondo, noi possiamo ridare speranza a chi non l’ha, noi possiamo rendere più felice la vita. Quel che conta è ascoltare l’angelo e in fretta, come quelle donne, dire a tutti che Gesù è risorto.