“Troppa ideologia sul sesso. Serve una alleanza tra credenti e non credenti”

di Carlo Di Cicco

Troppa ideologia sulla sessualità e sulla vita nuoce a tutti, uomini e donne, maschi e femmine e non permette di affrontare con serenità e risultati soddisfacenti  la grande questione del presente e del futuro del vivere umano sulla terra. Perciò è maturo il tempo di avviare un’alleanza nuova tra credenti e non credenti per la vita, schiodando anche la Chiesa dai limiti di un certo conservatorismo che sulla questione del gender ossia del genere ha alzato le barricate immaginando addirittura un complotto internazionale dei laici e senza Dio contro la santità del matrimonio e della famiglia. Nel mondo cattolico esperienze come il Movimento per la vita erano nati con una sensibilità unidirezionale, ma il servizio alla vita va allargato a tutto tondo, guardata come realtà della persona umana che vive attraversando diverse età e condizioni. La vita è un intero che va capita e non combattuta.

L’idea di un’alleanza nuova viene spiegata a Tiscali.it dal vescovo Vincenzo Paglia scelto da Papa Francesco per un compito delicato e difficile: disarmare la militanza accanita di una parte cattolica sul fronte della difesa della vita e della famiglia tradizionale e aprire tutte le culture, le sponde del sapere, del vivere e della vita a una riflessione seria e condivisa sull’uomo e il suo futuro nel mondo. E’ forse la seconda intervista che egli rilascia da quando, agli inizi di settembre, è diventato presidente della Pontificia Accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.  Entrando negli uffici dell’Accademia per incontrarlo, viene alla mente quanto cambiamento è in corso con Francesco su un versante che, in Italia specialmente, ma anche in altri Paesi di antica tradizione cattolica in Europa e America, ha visto durissime battaglie ideologiche e manifestazione di massa in difesa della famiglia e della vita naturale dalla nascita alla morte. Ma molte volte si è giocato appunto sull’ideologia o sulla paura , ma anche sulla confusione delle cose come nel caso del gender. Ampi settori conservatori cattolici  hanno creato questa parola nuova  per riferirsi criticamente agli studi di genere che, a loro avviso, nasconderebbero in realtà il preciso obiettivo di distruggere la famiglia e la società fondata su un ordine naturale. In questo termine “gender” si fa quindi rientrare il femminismo, l’omosessualità e le varietà sessuali riscontrate nella vita delle persone. Il campo avverso a questi complottisti sostiene, invece, si tratta di portare avanti studi scientifici di genere per rendere effettivi tutti e non soltanto alcuni diritti delle donne.

Per lei vescovo Paglia il gender si deve considerare una risorsa o un pericolo?

Inizialmente era un termine cattolico, un termine nostro. La dimensione educativa e le scienze che studiano l’uomo riassunte nel termine antropologia è un tema tipico della tradizione cristiana. All’interno della pluralità che è scritta nella creazione e nella creazione dell’uomo in particolare si può avviare una riflessione nuova sul maschile e sul femminile. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Ma non li ridusse a una sola entità al punto che sia il primo che il secondo racconto della creazione dell’uomo contenuti all’inizio della Bibbia mantengono l’inscindibile pluralità. Il maschio e la femmina da soli in se stessi non si capiscono, ma non si possono ridurre a un unico. Vanno pensati come uniti ma distinti. Oggi una cultura semplificatrice tende a evitare la fatica di comprendere la diversità. E allora se il gender riduce tutto all’uno è un pericolo e un arretramento culturale. Al contrario, nella visione biblica la diversità esige l’uguaglianza senza ridurla all’uno. L’uomo è maschio e femmina.

Perché negli anni trascorsi in ambito cattolico si è preferito affrontare l’argomento con toni polemici e allarmisti sostenuti anche da organismi della Santa Sede?

Ci troviamo di fronte al problema di de ideologizzare  la questione del gender e riportarla nel campo del reale dove natura e cultura sono dalla parte dello stesso orizzonte. Bisogna togliere alle parole la corteccia dura dell’ideologia e avere il coraggio di un incontro virtuoso in un sereno dibattito culturale. Non dobbiamo chiudere gli occhi davanti a chi è teso a fare battaglie improprie anche in questo ambito. Quando il Papa parla di colonizzazione ideologica ha motivo per farlo, ma appare sempre più urgente l’incontro tra intellettuali non credenti e persone credenti che concordino sulla ricchezza della diversità tra uomini e donne. Perciò ritengo di attraversare il ponte del dialogo anziché combattersi sul ponte rotto dell’ideologia. Tra credenti e non credenti è indispensabile un nuovo incontro, un dialogo nuovo.

Ma in fondo non è in gioco il diritto delle donne  come persone di pari dignità?

E’ singolare che oggi tocchi proprio alla Chiesa cattolica  difendere la differenza sessuale. Perché i figli si fanno con la unione della carne  e non con l’unione delle provette. E’ giunto il tempo in cui è necessario fare nuova sintesi oltre il femminismo e il maschilismo e per noi cristiani  ricomprendere fino in fondo quel che era fin da principio e ci tramanda la Bibbia  sul maschile e sul femminile dell’uomo creato. L’intera umanità è stata creata in questa dimensione. Eva e Adamo sono l’uomo e la donna in generale non sono solo marito e moglie.

Ma la questione del gender non tocca anche la questione femminile?

Credenti e non credenti devono raccordarsi per una nuova sintesi  per andare oltre lo stallo attuale che nuoce al futuro dell’uomo. Se posso spezzare una lancia vorrei chiedere anche a noi cattolici di riflettere su cosa vuol dire nella bibbia quando all’uscita dal paradiso terrestre dei nostri progenitori il Signore Iddio minaccia il serpente predicendogli che sarà schiacciato dal seme di una donna. Non dice dal seme di Adamo e confidando alla donna la capacità di schiacciare il male.

(da Tiscali)