L’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” – 1

Con l’Esortazione apostolica postsinodale, Amoris Laetitia, Papa Francesco raccoglie il frutto di un lungo itinerario ecclesiale e lo propone all’intera Chiesa cattolica. Per due anni il Papa ha voluto che la Chiesa, nella sue diverse articolazioni e in uno stile sinodale, concentrasse le sue preoccupazioni sulla famiglia (Concistoro del Febbraio 2014, due assemblee sinodali, del 2014 e 2015). Una importante novità è stata la doppia consultazione delle Chiese locali, i cui risultati la Segreteria del Sinodo ha raccolto e vagliato. Non credo ci sia altro documento papale che abbia avuto tale gestazione.

C’è una luce particolare che illumina le pagine della Amoris laetitia. Ed è il modo squisitamente materno con cui il Papa guarda (e invita a guardare) le famiglie di oggi: la Chiesa deve fare sue «le gioie e le fatiche, le tensioni e il riposo, le sofferenze e le liberazioni, le soddisfazioni e le ricerche, i fastidi e i piaceri» (n. 96) delle famiglie. In queste parole si sente l’eco della Gaudium et spes (cfr. n. 1). In effetti c’è un filo rosso che lega Amoris laetitia al concilio Vaticano II: dalla allocuzione iniziale Gaudet Mater Ecclesia, alla Gaudium et Spes, alla Evangelii Gaudium. Il «gaudium» (la gioia) è l’esplicitazione di quella «simpatia immensa» che Paolo VI individuava come lo spirito che ha guidato i Padri sinodali nel Vaticano II.

UNA GRANDE SIMPATIA PER LE FAMIGLIE

Il testo, segnato da uno sguardo di grande simpatia per le famiglie, ribadisce l’altezza della missione loro affidata dal Signore: «In nessun modo la Chiesa deve rinunciare a porre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza» (n. 307). La famiglia è un bene indispensabile per la vita della Chiesa, è un bene prezioso per l’evangelizzazione della vita, è un patrimonio indispensabile per la società umana. Tale altezza di ideale spinge a un rinnovato impegno per avvicinarsi alle famiglie nella concretezza della loro vita. La Chiesa è madre. L’Esortazione fa emergere le malattie che affiggono le famiglie di oggi, ma è piena di speranza, anche contro i numerosi «profeti di sventura». Sente la responsabilità di aiutare tutte le famiglie perché siano portate davanti a Gesù. E lui le aiuterà a crescere nell’amore.

VERSO UNA CHIESA «FAMILIARE»

Il Papa chiede un cambio di passo e di stile che tocca la forma stessa della Chiesa. La Chiesa non potrà svolgere il compito assegnatole da Dio verso la famiglia, se non coinvolgerà le famiglie in questo compito, secondo lo stile di Dio, e senza assumere essa stessa i tratti di una comunione familiare. La Chiesa si vede confermata nella sua costitutiva disposizione a portarsi oltre ogni artificiosa separazione e contrapposizione della verità e della prassi, della dottrina e della pastorale, per riscoprire fino in fondo la responsabilità morale e, dunque, pratica dei suoi processi di interpretazione della dottrina. Tale responsabilità impone alla comunità cristiana di praticare un discernimento delle regole, che si fa carico della vita delle persone, affinché non perdano la percezione di essere amate da Dio.

L’Esortazione chiede una nuova «forma ecclesiae», che sia tutta missionaria, tutta «in uscita. Occorre rendere «familiare tutta la pastorale» o, ancor più, rendere «familiare tutta la Chiesa»… La Chiesa è stata impegnata dal Signore ad essere coraggiosa e forte nella protezione dei deboli, nel riscatto dei debiti, nella cura delle ferite di padri e madri, di figli e fratelli; a cominciare da quelli che si riconoscono prigionieri delle loro colpe e disperati per aver fallito. E vuole accompagnare tutti sino alla piena integrazione al Corpo di Cristo che è la Chiesa.

I segni forti di questo raddrizzamento di rotta sono almeno due. Il primo: è ovvio che il matrimonio è indissolubile, ma il legame della Chiesa con i figli e le figlie di Dio lo è ancora di più. Il secondo segno è la consegna al Vescovo di questa responsabilità ecclesiale… Lo scopo ultimo è sempre quello di riportare le pecore a casa, dove può curarle e guarirle. Tale orizzonte sollecita la teologia a intraprendere una rinnovata riflessione in materia e spinge le singole Chiese a prendersi la responsabilità di far fronte alle sfide che le famiglie sono chiamate ad affrontare nei diversi contesti sociali e culturali.

LA FAMIGLIA E LA SUA VOCAZIONE OGGI

Dopo tali spunti introduttivi segue un trittico: i primi tre capitoli.

Cap. I – Si parla delle famiglie che popolano la Bibbia. Si sottolineano le loro storie reali, fatte «di amore e di crisi» (n. 8).

Cap. II Si descrivono le sfide da affrontare: dal fenomeno migratorio alla negazione della differenza di sesso («ideologia del gender»); dalla cultura del provvisorio alla mentalità antinatalista e all’impatto delle biotecnologie nella procreazione; dalla mancanza di casa e lavoro alla pornografia e all’abuso sui minori; dall’attenzione alle persone con disabilità, al rispetto degli anziani; dalla decostruzione della famiglia, alla violenza verso le donne. Il testo presenta l’individualismo esasperato come il virus che avvelena in radice i legami familiari.

Cap. III – Il Papa presenta la vocazione della famiglia come delineata da Gesù e recepita dalla Chiesa. Prende in esame i temi della indissolubilità e sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita ed educazione dei figli (n. 36).

L’AMORE FECONDO E LE GENERAZIONI

Capp. IV e V formano la parte centrale della Esortazione. In essi si declinano le due dimensioni che sostanziano il matrimonio e la famiglia: ossia il legame d’amore tra un uomo e una donna e la fecondità generatrice che ne consegue.

Cap. IV – Appare una novità. Il Papa commenta (non il Cantico dei Cantici), in maniera del tutto originale, la fine fenomenologia dell’amore ispirato da Dio nello splendido inno paolino di 1Corinzi 13. Parla di un amore pieno di concretezza e dialettica, di bellezza e sacrificio, di vulnerabilità e tenacia. Include anche la libertà di pensare e apprezzare l’intimità sessuale dei coniugi come un grande dono di Dio per l’uomo e la donna.

Cap. V – L’attenzione va sulla fecondità e generatività. Si parla, in maniera spiritualmente e psicologicamente profonda, dell’accogliere una nuova vita, dell’attesa nella gravidanza, dell’amore di madre e di padre, della presenza dei nonni. Ma anche della fecondità allargata, dell’adozione, dell’accoglienza e del contributo delle famiglie a promuovere «una cultura dell’incontro», della vita nella famiglia in senso ampio, con la presenza di zii, cugini, parenti, amici. Il testo riafferma che il figlio non è un oggetto del desiderio, ma un progetto di consegna della vita.

Cap. VII – Svolge il tema educativo. Il Papa avverte che, nei confronti dei figli, «non si può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare… Quello che interessa è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà…, di crescita integrale» (n. 261). Il testo dedica attenzione anche all’educazione sessuale, un tema relativamente nuovo nella pastorale della Chiesa. Essa va realizzata «nel quadro di un’educazione all’amore, alla reciproca donazione» (n. 280).