“Tornano le visite nelle Rsa. Gli anziani ne hanno bisogno”

ROMA. Da marzo gli anziani delle Rsa colpiti dal Covid non possono ricevere il conforto dei familiari e dei volontari. Una sofferenza nella sofferenza, che finalmente può essere alleviata. Con una circolare approvata dal Comitato tecnico scientifico e inviata ieri mattina alle Rsa e alle case di riposo, il ministro della Salute Roberto Speranza dà il via libera alle visite ai malati di coronavirus. Chi ha promosso questa riapertura «in sicurezza» è la Commissione assistenza anziani, presieduta da monsignor Vincenzo Paglia. Non è pericoloso consentire questi ingressi?

«La pandemia ha colpito duramente gli ospiti delle strutture residenziali. La cautela è importante, ma occorre riconoscere che il problema dei contagi nelle residenze è dipeso solo marginalmente dalle visite, praticamente azzerate fin dall’inizio dell’emergenza. Noi constatiamo solo che il prolungato periodo di chiusura di ogni forma di contatto ha causato ulteriori gravi problemi agli ospiti».

Quali?

«Vere e proprie sindromi da abbandono, causate dalla desertificazione dei rapporti».

Quali sono le conseguenze?

«Patologie e incremento della domanda sanitaria. Nuove evidenze specifiche vanno emergendo in questi mesi. Nello studio italiano Comet su 20mila partecipanti è stata riscontrata un’alta frequenza di depressione e ansietà tra gli anziani nel periodo del lockdown. Ricerche condotte in diverse aree del mondo riportano anche conseguenze fisiche oltre che mentali dell’isolamento e del ridotto accesso alle cure e ai rapporti sociali».

L’isolamento può essere definito causa di morte?

«L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità conferma che su circa 97mila ospiti 9.154 sono deceduti tra l’1 febbraio e il 5 maggio. I pazienti con sintomi simil influenzali o positivi al Covid sono stati 3.772, dunque con un tasso di mortalità superiore al 3% in 4 mesi. Non è dato sapere quanta parte dei restanti decessi possa essere associata a conseguenze legate all’isolamento. Ma ci possono aiutare alcune analisi effettuate in anni recenti, da cui emerge che l’aumento della mortalità associato a questi fattori è del 25-30%».

Avete riscontrato errori specifici commessi nelle Rsa?

«Spesso le direzioni sanitarie sono rimaste sorde a tale necessità, continuando a precludere ogni forma di contatto, persino di carattere telematico. C’è inoltre da rilevare come una politica indiscriminata di limitazione degli ingressi, compreso altro personale esterno abbia avuto ripercussioni molto rilevanti sui livelli di assistenza garantita e sulla qualità della vita degli ospiti».

Che cosa occorre ora?

«Permettere in forma controllata le visite in presenza, istituire e potenziare le forme di telepresenza. Evitare che manchino i dispositivi di protezione, così come la disponibilità dei necessari test antigenici rapidi».

Qual è il passo generale più urgente?

«Sono molto preoccupato della solitudine sofferta dai nostri anziani: molti si stanno lasciando morire, peggiora la loro salute e domani dovremo fare i conti con tante perdite non dovute al Covid. È urgente abbracciare i nostri vecchi e interrompere il loro isolamento. La solitudine che abbiamo sofferto tutti in questi mesi loro l’hanno pagata a prezzo della vita».

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