Terni, verso Verona in dialogo con l’amore

Terni, verso Verona in dialogo con l'amore


Terni, verso Verona in dialogo con l’amore


Si apre oggi la seconda tappa del percorso nazionale Paglia: «Un invito a scegliere la vita»


di Matteo Liut


Può l’affettività diventare profezia? In che modo l’amore cristiano può gettare un ponte nella storia tra generazioni e tra popoli? Sono questi alcuni degli aspetti che a Terni guideranno la riflessione durante il mese di febbraio. Una serie di eventi che si aprono oggi con un incontro su paternità e maternità e che si inseriscono all’interno delle celebrazioni per San Valentino, il «protettore dell’amore» che fu vescovo della diocesi umbra. Cammino che scandisce la seconda tappa del percorso nazionale itinerante verso il Convegno ecclesiale di Verona 2006. «L’Amore si fa storia» è il titolo dell’appuntamento che chiamerà tutta la Chiesa italiana a soffermarsi proprio su un aspetto del tema scelto da Benedetto XVI per la sua prima enciclica. A spiegare l’importanza di questa scelta è il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia.

Monsignor Paglia, cosa ha da dire la fede sul tema dell’affettività?

«Per comprendere la vastità e l’attualità del tema dell’amore è necessario guardare la storia del vescovo di Terni, Valentino, che nel terzo secolo permise la felice unione di una giovane cristiana e di un pagano, attratto e convertito proprio dalla forza dell’amore della propria fidanzata. Una storia di affettività, però, che si lega alla vicenda personale di Valentino: la sua testimonianza fu quella dell’amore più alto, il martirio».

Amore, conversione a Dio e offerta della propria vita sono termini oggi culturalmente riproponibili?

«Su questo ci aiuta l’enciclica del Papa che, richiamandosi anche alla tradizione patristica, fa dialogare eros e agape, inserendoli nel dialogo più ampio tra fede e ragione, secondo una scelta già indicata da Wojtyla. Così il tema dell’amore diventa anche culturale. Per questo non è possibile oggi tralasciare la dimensione dell’affettività, che è un esperienza umana presente in tutta la vita e che va “purificata dagli egocentrismi”. Solo così sarà veramente possibile far sgorgare un nuovo umanesimo anch e dalla fede cristiana».

Quali gli accenti dati a questo tema durante il mese a Terni?

«L’amore verrà considerato come un filo rosso capace di unire tutte le età, di far incontrare le diversità, di far dialogare tra loro le generazioni e di fondare la famiglia. A Terni, ad esempio, ci saranno diversi momenti privilegiati per i fidanzati, ma non solo. Lunedì 13, infatti, ci sarà la firma per la creazione di una Fondazione che si occuperà del primo centro mondiale per la ricerca sulle cellule staminali adulte. Senza dimenticare l’assegnazione del premio “San Valentino” alla memoria di Giovanni Paolo II».

Come si legano fidanzati e staminali?

«Nella dimensione di una chiamata ad uscire dall’egoismo per scegliere la vita. Perché l’amore “continua”, non si ferma all’innamoramento ma anima tutte le tappe della vita, anche l’anzianità. A questo si lega l’invito a superare la solitudine, malattia diffusa nella cultura occidentale. Se intendiamo la solitudine come assenza di amore, allora in essa tutto è possibile, anche l’eutanasia».

Il 14 febbraio si festeggiano anche Cirillo e Metodio due patroni d’Europa. Quale messaggio dalla figura di Valentino per il Vecchio Continente?

«È un avvertimento dei rischi dell’autoreferenzialità, un messaggio che va contro la tendenza a “rialzare i muri”e a rinchiudersi. Spinge l’Europa a ritrovare quella forza che è nelle sue stesse radici: il nostro Continente è per sua natura universale e proteso sul mondo. Secondo quanto imparato alla scuola dell’amore cristiano».

(da Avvenire)