Solo 509 mila nascite in un anno mai così poche dall’Unità d’Italia

Lentamente muore, l`Italia. Già: nel paese continuano a nascere sempre meno bambini e nel 2014, ci avverte l’Istat, abbiamo toccato il picco negativo.
Siamo arrivati infatti ad avere appena 509 mila nuovi nati, ovvero 5 mila in meno rispetto al 2013. Ovvero: lo stesso numero di bambini che venivano alla luce ai tempi dell’Unità d’Italia. C’è poco da esser contenti.
In verità il nostro ministro della Salute Beatrice Lorenzin è assai preoccupata e promette una campagna per promuovere la natalità e proteggere la fertilità e avverte. «Siamo vicino alla soglia di non sostituzione, vale a dire che le persone che muoiono non sono sostituite dai nuovi nati».
E poco importa che anche i morti nel 2014 siano calati di ben quattromila unità, perché sono stati comunque 597 mila i decessi contro i 509 mila bambini nati. Non solo. Nel 2014 per la prima volta è diminuito anche il numero medio dí figli nati da straniere, tradotto in numeri vuol dire che nel 2013 il tasso di natalità delle donne immigrate in Italia era di 2,1 figli per donna, nel 2014 è sceso a 1,91.
Anche il tasso di natalità delle donne italiane , già piuttosto basso in partenza, continua a diminuire: eravamo a 1,46 figli per donna nel 2010, siamo arrivati a 1,39; per fare un paragone, nel resto d’Europa questo indicatore è in media 1,58.
«Questi dati devono farci riflettere molto», commenta monsignor Vincenzo Paglia , presidente del Pontificio Consiglio della famiglia. E aggiunge: «Come non preoccuparsi per un’Italia che non soltanto non va avanti ma indietro, e non solo di qualche decennio ma addirittura di qualche secolo? Credo sia indispensabile che il tema della famiglia e della generatività, venga con urgenza, anzi, con prepotenza rimesso al centro della preoccupazione dell’intera società italiana in tutte le sue articolazioni».
Nascono meno bambini, ci spiega l’Istat, per poi rincarare la dose e aggiungere sempre più preoccupazioni: le neomamme sono donne sempre più avanti con gli anni. L’età media del primo parto continua a salire: siamo arrivati a 31,5. Del resto siamo una popolazione che invecchia ogni giorno di più.
Sempre i bollettini dell’Istat ci dicono che oggi «nel mezzo del cammin di nostra vita» ci arriviamo a ben 44,4 anni. E basta confrontare la differenza numerica che c’è tra la popolazione fino a 14 anni di età e sopra i 65 anni: questi ultimi sono quasi il doppio dei ragazzini. Per la precisione: i ragazzi fino a 14 anni rappresentano il 13,8 per cento della popolazione, le persone sopra i 65 sono ben il 21,7%.
Lentamente muore, l’Italia. «Avere un figlio oggi viene vissuto come una responsabilità sempre più sentita», commenta Mauro Busacca, vice-presidente della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia. E spiega: «Prima, invece, avere un figlio veniva vissuto come qualcosa di logico, naturale. Oggi spesso ci si rinuncia, in funzione di una serie di fattori complessi».
Già: le coppie stabili oggi si formano non prima dei 30 anni, in media. «Ma dopo quell’età la fertilità cala del 3 per cento ogni anno», dice ancora Mauro Busacca che è anche direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano.
Chissà se la nostra aspettativa di vita, che aumenta sempre di più, con il passare del tempo riuscirà a compensare anche il tasso della fertilità.
Perché oggi, ci avvisa sempre il nostro istituto nazionale di statistica, siamo arrivati al record anche per quanto riguarda l’aspettativa di vita. Più alta sempre le donne: 84,9. E appena un po’ meno per gli uomini: 80,2.

Alessandra Arach