Sapienza della fede e intelligenza della realtà

L’expert meeting che si inaugura oggi è il primo atto scientifico dell’Osservatorio internazionale sulla famiglia, promosso dell’Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, unitamente all’Università cattolica di Murcia e al Centro internazionale studi famiglia (Cisf) di Milano. È anche la prima occasione che vede tutti gli istituti scientifici coinvolti sino a questo momento nella ricerca e le diverse realtà istituzionali che hanno offerto collaborazione e mostrato interesse a questo lavoro: a tutti voi va il mio particolare ringraziamento quest’oggi. L’Osservatorio internazionale sulla famiglia nasce dall’urgenza — chiaramente espressa da Papa Francesco nella esortazione apostolica Amoris laetitia — di guardare le famiglie del mondo nella loro vita reale. Fin dall’inizio della esortazione apostolica il Papa chiarisce la sua intenzione di voler considerare «la situazione attuale delle famiglie, in ordine a tenere i piedi per terra» (6). Potrei dire che l’Osservatorio vuole aiutarci a “tenere i piedi per terra” proprio mentre in un ambito accademico siamo chiamati a riflettere sulla vocazione e la missione delle famiglie nel mondo di oggi. Noi vorremmo che il dibattito accademico sulle scienze per il matrimonio e la famiglia potesse considerare questo Osservatorio come un aiuto a “tenere meglio i piedi per terra” mentre affronta il complesso tema relativo al matrimonio e alla famiglia. Il metodo che nell’O sservatorio va praticato è quello di tener fermo il rigore scientifico necessario nella ricerca e, al contempo, una sapienza appassionata dalla luce della tradizione della Chiesa, che aiuta a leggere, oltre i semplici numeri, gli innumerevoli volti e le innumerevoli storie di uomini e di donne segnati dalla vita matrimoniale e famigliare; a considerare gli infiniti e preziosi legami — compresi quelli più poveri e faticosi — che costituiscono la storia delle famiglie che tengono letteralmente in vita la Chiesa e la stessa società umana. Già alcuni anni fa, il Pontificio consiglio per la famiglia aveva avviato alcune ricerche in diversi paesi del mondo sulla famiglia e il suo rapporto con la società. I risultati di tali ricerche hanno mostrato — in maniera pressoché unanime — che la famiglia composta da padre, madre, figli, rispetto ad altri tipi di famiglie, come ad esempio quelle monoparentali, risulta essere la risorsa più importante per la vita e l’organizzazione della società. Ebbene, con l’attuale Osservatorio internazionale intendiamo allargare ulteriormente l’orizzonte della ricerca. Da una parte ponendo attenzione all’intero arco dei paesi nel mondo, e dall’altra scegliendo con attenzione le diverse prospettive che afferiscono al vasto campo che interessa la famiglia. In questo avvio di ricerca, ad esempio, l’orizzonte è quello della “povertà relazionale” che riguarda il mondo delle famiglie nel mondo. Tutto ciò è possibile anche con l’aiuto di nuovi compagni di viaggio: l’università Ucam e il Cisf, che ringrazio vivamente per le competenze e le risorse che hanno messo a disposizione per avviare questo progetto e di altri centri di riferimento: università, centri studi ed anche istituzioni come la Caritas Internationalis che offrono la loro collaborazione. Questo lavoro di ricerca che oggi avviamo insieme è una tappa importante anche all’interno del rinnovamento dell’Istituto teologico Giovanni Paolo II, voluto da Papa Francesco con il motu proprio Summa familiae c u ra . L’Istituto, attraverso questo Osservatorio, dispone così di uno strumento di analisi all’altezza degli standard più elevati delle accademie di studio specificamente dedicate all’elaborazione di conoscenza e di pensiero di alto profilo. L’Osservatorio — inteso come vero e proprio dipartimento di ricerca, dedicato al monitoraggio e all’interpretazione dei fatti sociali di rilievo antropologico fondamentale come quelli legati alla famiglia — offre senza dubbio un supporto efficace alla elaborazione della conoscenza specialistica di alto profilo. Non resta soltanto uno strumento di rilevazione empirica, ma un vero e proprio luogo di attendibilità ermeneutica e di validazione cognitiva delle teorie. E per questo è uno strumento quanto mai utile per sfuggire a ogni nefasta tentazione di autoreferenzialità ideologica o di dottrinalismo astratto: sia che si tratti di teorie costruite “a tavolino”, sia che si tratti di modelli dele: come vivono le persone, come pensano, cosa sentono gli abitanti del nostro quartiere, adulti e giovani. Osservare con attenzione “il mondo della vita”, per raccogliere “storie di vita” che rendano concreta la nostra intelligenza della realtà e generosa la nostra sapienza della fede. In questa prospettiva l’Osservatorio intende muovere i suoi passi. La seconda esortazione, che possiamo fare nostra, si riferisce alla necessità di decifrare, oltre la situazione delle persone, anche “le culture nuove che si generano nella città”. Queste culture nuove non si presentano necessariamente nella formalizzazione di una teoria definita e di un progetto compiuto: esse vanno riconosciute nelle dinamiche effettive, nelle trasformazioni in atto, negli effetti indotti dall’urbanizzazione delle comunità. In questo lavoro di riconoscimento, proprio il lavoro di un “O sservatorio” come quello che noi progettiamo appare insostituibile. Sono indicazioni preziose, dunque, quelle del Papa, che riguardano da vicino il nostro lavoro: e, conseguentemente, l’orizzonte più complessivo della ricerca accademica che definisce il compito di un istituto come il nostro. Qualche mese fa Papa Francesco, sul foglio che gli presentavo e che conteneva la proposta di istituire questo Osservatorio, ha scritto, di suo pugno, la sua benedizione; lo conserviamo con cura. Con il suo incoraggiamento e con lo sguardo rivolto alle famiglie di tutto il mondo, soprattutto a quelle più povere di affetti e di risorse, iniziamo oggi questo lavoro impegnativo e affascinante. cisi da “algoritmi” arbitrariamente definiti. Il processo di rinnovamento dell’Istituto teologico prevede già dall’anno prossimo un organigramma aggiornato delle aree di studio, di ricerca e di insegnamento: nell’ambito della teologia fondamentale e dell’ermeneutica biblica, dell’ecclesiologia famigliare e dell’antropologia culturale, delle scienze sociali e politiche, del diritto comparato e della giurisprudenza interreligiosa nell’ambito delle istituzioni familiari. Il fatto che il nostro Istituto si doti di un tale strumento di analisi, considerandolo parte integrante della ricerca accademica, evidenzia l’intenzione di rafforzare la relazione tra la dimensione teologica e quella pastorale del sapere ecclesiale, anche sul piano accademico. Il nuovo assetto dell’intelligenza teologica al quale l’Istituto intende improntare il suo lavoro di ricerca e formazione, guarda decisamente al modello di un pensiero della fede pertinente e competente — non solo nei confronti della tradizione dottrinale e dell’azione pastorale — ma anche nei confronti della realtà umana e sociale che ne deve essere illuminata e agita. Vorrei cogliere da alcune espressioni che Papa Francesco ha rivolto all’assemblea della diocesi di Roma due linee prospettiche. La prima riguarda l’esortazione a esercitare «uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città». Insomma: guardare, osservare, riflettere. L’obiettivo di ogni parrocchia, di ogni comunità cristiana — di ogni realtà accademica — è quello di portarsi oltre l’inerzia e la genericità di uno sguardo convenzionale, per volgersi alla percezione realistica e intelligente dell’ethos reale: come vivono le persone, come pensano, cosa sentono gli abitanti del nostro quartiere, adulti e giovani. Osservare con attenzione “il mondo della vita”, per raccogliere “storie di vita” che rendano concreta la nostra intelligenza della realtà e generosa la nostra sapienza della fede. In questa prospettiva l’Osservatorio intende muovere i suoi passi. La seconda esortazione, che possiamo fare nostra, si riferisce alla necessità di decifrare, oltre la situazione delle persone, anche “le culture nuove che si generano nella città”. Queste culture nuove non si presentano necessariamente nella formalizzazione di una teoria definita e di un progetto compiuto: esse vanno riconosciute nelle dinamiche effettive, nelle trasformazioni in atto, negli effetti indotti dall’urbanizzazione delle comunità. In questo lavoro di riconoscimento, proprio il lavoro di un “O sservatorio” come quello che noi progettiamo appare insostituibile. Sono indicazioni preziose, dunque, quelle del Papa, che riguardano da vicino il nostro lavoro: e, conseguentemente, l’orizzonte più complessivo della ricerca accademica che definisce il compito di un istituto come il nostro. Qualche mese fa Papa Francesco, sul foglio che gli presentavo e che conteneva la proposta di istituire questo Osservatorio, ha scritto, di suo pugno, la sua benedizione; lo conserviamo con cura. Con il suo incoraggiamento e con lo sguardo rivolto alle famiglie di tutto il mondo, soprattutto a quelle più povere di affetti e di risorse, iniziamo oggi questo lavoro impegnativo e affascinante.

Apertura del primo expert meeting organizzato dall’Osservatorio internazionale sulla famiglia,
Roma, 13 maggio 2019