Saluto a papa Benedetto XVI in occasione dell’udienza diocesana

Saluto a papa Benedetto XVI in occasione dell'udienza diocesana

Beatissimo Padre, come pellegrini siamo venuti alla sede di Pietro dalla cui missione evangelizzatrice è nata anche la Chiesa di Terni, agli inizi del terzo secolo. Diciotto secoli di storia legano Terni a Roma. Un legame solidificato dal martirio di San Valentino, vescovo e patrono di Terni, che fu martirizzato proprio a Roma a motivo della sua opera di taumaturgo e di evangelizzatore dell’Urbe. Padre Santo, è un privilegio essere, ancora oggi, una diocesi “immediatamente soggetta” alla Sede Apostolica; una condizione giuridica che si trasforma in un debito di amore e di fedeltà al Successore di Pietro. In questa visione oggi ricambiamo la visita che, trenta anni fa, Giovanni Paolo II fece a Terni e alle sue acciaierie. Per la prima volta da papa rientrava in una fabbrica. Me lo ricordava spesso.

Ed oggi sono lieto di annunciare a Lei Santo Padre e a tutti i presenti che proprio ieri l’Istituto Superiore di Sanità ha concesso l’autorizzazione per avviare la sperimentazione sui malati di Sla con cellule staminali celebrali nell’istituto di Terni. ll centro per le cellule staminali celebrali è un importante progetto sostenuto dalla diocesi e il primo in Europa che ha avuto il riconoscimento ufficiale di tutti i protocolli presentati ed oggi anche l’autorizzazione alla sperimentazione sull’uomo.

Terni ha vissuto l’invasione della modernità industriale. La questione del lavoro è stata sempre decisiva. E’ vivo ancora oggi nella città l’eco delle sue parole quando parlando del “Vangelo dell’amore” disse che era stato scritto “dallo stesso Figlio di Dio con il lavoro delle sue stesse mani”. In una società che si allontana da Dio e che si affida ai miti del materialismo, anche l’uomo è dimenticato e il lavoro diviene strumento di umiliazione e schiavitù. Penso, Padre Santo, a non poche giovani mamme che dovendo lavorare di Domenica non possono stare con i loro figli. Eppure la Domenica è il giorno del riposo, è il giorno della famiglia, è il giorno del Signore.

Padre Santo, siamo venuti con gli operai e le loro famiglie per confidarle le nostre preoccupazioni, che sappiamo essere non solo nostre. La disoccupazione in Umbria e nel nostro paese cresce e preoccupa le famiglie, per il loro presente e il loro domani: com’è possibile un futuro sereno se un giovane su tre non trova lavoro? Non poche industrie sono in grave sofferenza. Penso al polo chimico della nostra città che potrebbe trovare una soluzione, ma interessi di parte mettono a rischio qualche migliaio di posti di lavoro e impediscono lo sviluppo. Penso ai problemi della grande industria che segnano ancora la nostra terra. Ma la questione centrale è il lavoro. C’è bisogno del lavoro, di un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Lei stesso chiede: “si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti”(Caritas in Veritate, n.32).

Padre Santo, grazie per questa udienza e per le parole che vorrà dirci. Grazie anche per il secondo volume su Gesù. E, seppure con qualche giorno di ritardo, auguri per San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Padre Santo, l’attendiamo nel prossimo ottobre alla stazione di terni mentre si recherà ad Assisi: ci stringeremo attorno a Lei ancora una volta per invocare la pace e per essere anche noi pacificati e pacificatori. Grazie, Padre Santo.

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