Romero testimone dell’amore per i poveri
SAN SALVADOR – L’applauso esplode improvviso, spontaneo, fragoroso. Monsignor Vincenzo Paglia, postulatore della causa di Oscar Arnulfo Romero non riesce a terminare la frase. Il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia fa una lunga pausa mentre la folla di giornalisti ripete: “23 maggio, 23, maggio”.
L’annuncio ufficiale della data della beatificazione dell’arcivescovo martire è stato pronunciato in un luogo simbolico: il salone d´onore del Palazzo presidenziale che l’ex presidente Mauricio Funes volle dedicare a monsignor Romero. Là spicca un enorme ritratto di “Monseñor” – come i salvadoregni chiamano Romero -, vestito di bianco, come spesso faceva per proteggersi dal caldo avvolgente di El Salvador. Sotto il suo sguardo dipinto, si sono riuniti – insieme al postulatore Paglia – l’attuale arcivescovo, José Luis Escobar Alas, il nunzio, León Kalenga, il presidente, Salvador Santos Cerén e il ministro degli Esteri Hugo Martínez per comunicare al più piccolo Paese d’America l´atteso giorno in cui Romero “sarà sugli altari, come martire della Chiesa universale – ha detto monsignor Paglia. La celebrazione si svolgerà in El Salvador e sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato”.
Il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia ha voluto sottolineare come la scelta della beatificazione dell´arcivescovo, assassinato mentre celebrava la Messa il 24 marzo 1980, abbia ottenuto il consenso unanime sia nelle due commissioni, dei teologi e dei cardinali, nella Congregazione per la causa dei santi. Segno di come la figura di questo “testimone eloquente dell’amore per i poveri” sia patrimonio dell’intera Chiesa.