Religioni e pace

Papa Francesco alla fine del mese di aprile si è recato al Cairo, per incontrare, El-Tayeb, garnde Imam dell’università musulmana di Al Azahr, il centro di cultura più importante dell’Islam sunnita.

A ragione hanno scritto che è stato un incontro storico. Come fu storico anche l’altro incontro, quello – altrettanto storico – di san Francesco di Assisi con il Sultano, Malek al-Kamel, a Damietta in Egitto, che accadde otto secoli fa. A quell’epoca, mentre si stava preparando una Crociata, san Francesco volle presentarsi al Sultano forte solo della sua parola e della sua fede. Questo incontro mostra l’importanza che le religioni hanno oggi per favorire l’incontro pacifico tra i popoli. A volte c’è il rischio che uomini e donne religiosi possano invece creare fossati e diffidenze. Invece, papa Francesco spinge tutti, a partire dai cristiani, a fra crescere una cultura di riconciliazione e di dialogo, ossia ad avere un modo di vedere largo, un modo di amare senza confini, un modo di vivere che non riduce le cose ai propri schemi mentali. Ognuno è chiamato ad aprire la propria mente e il proprio cuore per poter comprendere gli altri. Non dimentichiamo che essere preoccupati solo di se stessi fa crescere l’egoismo e diminuire l’amore.

E’ facile essere sensibili solo a quello che ci sta vicino, a quello che ci tocca e ci commuove; e ignorare ciò che sta lontano da noi. E’ necessario favorire il dialogo. Incontrare gli altri e dialogare con loro significa incamminarsi verso la comprensione reciproca. C’è una convinzione che sta al fondo del metodo del dialogo: nel cuore dei popoli (e, a maggior ragione, delle religioni) ci sono energie positive per la convivenza, assieme anche a forze cieche e violente. Le prime vanno favorite e le seconde annullate. Atenagora, un credente, nato in quel crogiuolo di popoli ch’è la terra balcanica, vissuto negli Usa e poi eletto patriarca ecumenico a Istanbul, diceva: “Tutti i popoli sono buoni. Ognuno merita rispetto e ammirazione. Ho visto soffrire gli uomini. Tutti hanno bisogno di amore, se sono cattivi è forse perché non hanno incontrato il vero amore… So pure che esistono forze demoniache e oscure, che a volte si impossessano degli uomini e dei popoli, ma l’amore di Gesù è più forte dell’inferno”. Ebbene, sconfiggere le forze violente e liberare quelle positive, fa parte della difficile arte del convivere che tutti dobbiamo apprendere e praticare. E per questo c’è bisogno di più ragione e di più fede. Questo “di più” deve trovare uniti laici e credenti: ad ambedue è affidato il compito di operare per una convivenza di pace tra tutti i popoli. Il dialogo perciò non ha frontiere e oggi, a mio avviso, deve comprende anche il noto precetto evangelico dell’amore per i nemici. Lo accenno appena. In un mondo come l’attuale divenuto villaggio globale, l’amore per i nemici è parte non solo dell’etica della responsabilità, nel senso che siamo di fatto responsabili anche di essi, ma è parte anche di una politica responsabile. In sintesi: il nemico senza dubbio deve essere fermato. Ma va anche cambiato.