Presentazione del metropolita Krill alla laurea honirs causa

Presentazione del metropolita Krill alla laurea honirs causa

Il riconoscimento
che l’Università degli Studi di Perugia ha deciso di conferire al
metropolita di Smolensk e di Kaliningrad Kirill si colloca in un itinerario
di relazioni fra Chiesa ortodossa russa e mondo cristiano occidentale, che,
nonostante alcune difficoltà, costituisce un dato significativo della
vita religiosa e culturale d’Europa. Non è, infatti, casuale che
la cerimonia di oggi sia stata preceduta e, in un certo senso, introdotta dal
colloquio internazionale “Santità e carità nel cristianesimo
d’Oriente e d’Occicente. Una via per le Chiese nell’età
della globalizzazione”, organizzato dal Patriarcato di Mosca, dalla Comunità
di Sant’Egidio, dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia e dall’Università
degli Studi di Perugia, che si è svolto a Terni nei giorni precedenti
con la partecipazione di autorevoli esponenti della Chiesa ortodossa russa e
della Chiesa cattolica, nonché di qualificati studiosi.

E’
una storia antica, quella dei rapporti fra l’ortodossia russa e il cristianesimo
occidentale, una storia che ha conosciuto, in particolare a partire dagli anni
Sessanta del XX secolo, un rilevante allargamento di orizzonti. Risalgono a
quegli anni, infatti, l’ingresso della Chiesa russa nel Consiglio Ecumenico
delle Chiese e l’invio degli osservatori del Patriarcato di Mosca alla
prima sessione del Concilio Vaticano II. Ricordo come, allora da giovane seminarista,
accolsi con stupore, unito a un sentimento di gioia profonda, la notizia dell’arrivo
degli osservatori russi al Concilio. Era l’intuizione di trovarmi davanti
a un avvenimento storico. La Chiesa russa, nel più ampio quadro dell’ortodossia,
assumeva il ruolo di protagonista nell’incontro e nel dialogo con il cristianesimo
d’Occidente. Si iniziavano a ricucire i fili di una trama antica di fraternità
fra le Chiese che nei secoli era stata lacerata.

Mi vengono
in mente due protagonisti di quel cammino di incontro fraterno fra le Chiese
cristiane d’Europa: Giovanni XXIII e il metropolita di Leningrado e Novgorod,
Nikodim, al cui amore per la Chiesa russa e alla cui passione per l’unità
dei cristiani si deve molto per la nascita e il consolidarsi delle relazioni
fra il Patriarcato di Mosca e le Chiese cristiane d’Occidente. Un uomo
di Chiesa, Nikodim, a cui è stato particolarmente vicino il metropolita
Kirill, fin dagli anni Sessanta, quando era giovane studente del Seminario e
dell’Accademia teologica di Leningrado e suddiacono del metropolita. Ai
primi anni Settanta risale il suo impegno, come collaboratore di Nikodim, nelle
relazioni della Chiesa russa con le altre Chiese cristiane. Nel 1971 fu nominato
rappresentante del Patriarcato di Mosca al Consiglio Ecumenico delle Chiese
a Ginevra, del quale dal 1975 è membro del comitato centrale e del comitato
esecutivo.

Erano quelli
anni non semplici per la Chiesa russa, costretta a vivere sotto il rigido controllo
dello Stato sovietico. Il Novecento aveva visto lo scatenarsi in Russia di una
persecuzione, forse senza precedenti nella storia, contro la Chiesa ortodossa
ad opera del regime bolscevico. Il tributo di sangue versato dai cristiani russi
è stato immenso. In quello che è stato definito a ragione il secolo
del martirio, il primato della testimonianza dei martiri spetta senza alcun
dubbio alla Chiesa russa. L’atto che oggi compie l’Università
degli Studi di Perugia assume in un certo qual modo anche il valore di un tributo
reso alla storia difficile vissuta dalla Chiesa russa nel periodo sovietico.

Per noi
cristiani d’Occidente il martirio e la sofferenza dei cristiani ortodossi
russi nel XX secolo costituiscono una testimonianza di grande importanza spirituale.
L’eredità di questi martiri è stata anche quella di un più
profondo legame di fraternità con la Chiesa russa sperimentato da molti
cristiani d’Occidente. E’ questa la via di un’amicizia fraterna
che ho avuto modo di percorrere anche io, assieme alla Comunità di Sant’Egidio,
nell’incontro con tanti pastori e fedeli della Chiesa russa. In questo
cammino ho avuto la possibilità di conoscere e apprezzare il contributo
di grande valore che il metropolita Kirill ha dato alla vita della sua Chiesa
e del suo paese, ma anche allo sviluppo delle relazioni fra le Chiese cristiane.

Non spetta
a me illustrare le motivazioni scientifiche e accademiche, per le quali il Senato
Accademico dell’Università degli Studi di Perugia ha preso la decisione
di conferire questo titolo accademico al metropolita Kirill. Tuttavia sento
necessario da parte mia sottolineare alcuni aspetti dell’attività
del metropolita come ecclesiastico, impegnato a restituire pienamente alla sua
Chiesa il proprio ruolo nella società russa contemporanea e a disegnare
il profilo di una presenza incisiva del cristianesimo nel mondo in questa nostra
epoca della globalizzazione.

Dopo avere
ricoperto per lunghi anni la carica di rettore dell’Accademia teologica
di Leningrado, che sotto la sua guida divenne un significativo centro di vita
culturale nell’Unione Sovietica fra gli anni Settanta e Ottanta, Kirill
nel 1984 è stato eletto arcivescovo di Smolensk e nel 1989 è stato
nominato presidente del Dipartimento relazioni esterne del Patriarcato di Mosca,
l’organismo della Chiesa russa che cura le relazioni ecumeniche e quelle
con le religioni non cristiane, l’attività pastorale fuori dei confini
dell’ex Unione Sovietica, i rapporti con gli Stati e con le organizzazioni
internazionali, con le forze politiche e sociali, con il mondo della cultura
e con i media. Come presidente del dipartimento relazioni esterne del Patriarcato
di Mosca è membro permanente del santo sinodo, l’organo di governo
della Chiesa russa. Nel 1991 è stato elevato alla dignità di metropolita.

Il metropolita
Kirill è una figura di primo piano non solo della Chiesa ortodossa ma
dell’intera società russa. Ha ricoperto un posto chiave del Patriarcato
di Mosca in un delicato periodo di transizione per la Chiesa russa, che, nel
passaggio dalla condizione di sottomissione cui era costretta dallo Stato sovietico
a quella di libertà di cui gode nella Russia postcomunista, ha conosciuto
un processo di straordinaria rinascita della vita ecclesiale. Il suo contributo
è stato e continua a essere di grande importanza per il consolidamento
della democrazia in Russia, nell’impegno a rendere un’istituzione
rilevante come la Chiesa ortodossa uno dei pilastri della nuova società
civile russa.

Il metropolita
è un protagonista del dibattito culturale in Russia, e non solo, nella
ricerca di una sintesi fra la cultura russa, con la sua tradizione religiosa,
e la modernità, nelle sue differenti espressioni culturali, sociali,
politiche. Sotto la sua direzione è stato elaborato un documento di notevole
rilevanza, I fondamenti della dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa.
La redazione di questo testo è stato il risultato originale di uno sforzo
teso all’inserimento dell’ortodossia russa nelle dinamiche della società
contemporanea.

Il metropolita
Kirill è anche uno dei protagonisti delle relazioni ecumeniche fra le
Chiese cristiane. Si è impegnato in prima persona a suscitare e favorire
un dialogo paziente fra il cristianesimo orientale e quello occidentale, annodando
i fili di molteplici rapporti fra la Chiesa ortodossa russa e le comunità
religiose dell’Europa occidentale, sia cattoliche che protestanti. E’
questo un lavoro che ha creato un tessuto di relazioni con diocesi, parrocchie,
comunità, monasteri europei, ma anche con istituzioni culturali, con
università, con centri di ricerca, con fondazioni nei diversi paesi dell’Europa
occidentale. Sono questi rapporti che costituiscono una premessa indispensabile
alla costruzione dell’unità dei cristiani ma anche a quella della
futura società europea. Infatti, il suo impegno fornisce un apporto significativo
alla ricerca di una definitiva ricomposizione della frattura fra Est e Ovest
e alla edificazione di un’unità dell’Europa che tenga conto
della pluralità delle sue componenti culturali e religiose.

Il conferimento
al metropolita Kirill della Laurea honoris causa in Scienze Politiche da parte
dell’Università di Perugia si configura quindi come un riconoscimento,
in primo luogo all’attività del metropolita, ma anche a una storia
quella della sua Chiesa, che ha percorso nell’ultimo secolo un itinerario
drammatico, ma che oggi può guardare con rinnovata speranza al suo futuro.
E’ quindi questo nostro atto anche un impegno a seguire con rispetto, con
stima, con passione e, per quanto mi riguarda, con più intensa amicizia
fraterna, il lavoro e l’attività del metropolita Kirill e la vita
della Chiesa ortodossa russa.