Presentazione del libro “Il messaggio di Amoris Laetitia. Una discussione fraterna” di Walter Kasper

Anzitutto un augurio per il Cardinale che mostra come si può avanzare nella vecchiaia con sapienza. Auguri per gli 85 anni.

Questo piccolo volumetto su Il messaggio di Amoris Laetitia. Una discussione fraterna, si colloca in piena linea con il testo papale sia nei contenuti sia nel metodo. L’autore si propone, “evitando ogni polemica” di “provare a far vedere che Amoris Laetitia non è una dottrina nuova, ma rappresenta sul piano del vangelo un rinnovamento creativo della Tradizione e corrisponde pienamente alla rinnovata visione del concilio Vaticano II sul matrimonio e la famiglia e ai due precedenti pontificati, e con cautela prosegue tale visione”(p.6).

Il cardinale – che per anni è stato alla guida del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani – conosce bene cosa vuol dire mettere l’accento su quel che unisce e in seguito affrontare quel che divide. Insomma, quel che unisce i cattolici nella Esortazione Apostolica post Sinodale è molto più ampio di quel che “divide”. E questo lo sottolinea il largo consenso con cui le comunità cristiane hanno recepito il testo papale, ovunque nel mondo. E mi pare importante lo stile di “discussione fraterna” con cui il cardinale affronta il tema, che dovrebbe presiedere ogni dibattito nella chiesa.

Il cardinale rileva fin dall’inizio lo stile sinodale che ha preparato e accompagnato la redazione della Esortazione Apostolica. Papa Francesco ha di fatto raccolto la stragrande maggioranza dei frutti di un lungo itinerario ecclesiale e lo ha proposto autorevolmente all’intera Chiesa Cattolica. Per due anni ha voluto che la Chiesa, nella sue diverse articolazioni e in uno stile sinodale, concentrasse le sue preoccupazioni sulla famiglia. Ha chiesto anzitutto ai cardinali, nel Concistoro del Febbraio 2014, di dibattere sul tema; poi sono seguite le due assemblee sinodali (del 2014 e del 2015) e lui stesso ha svolto nel corso del 2015 più di trenta catechesi sulla famiglia. Una importante novità è stata anche la doppia consultazione delle Chiese locali i cui risultati la Segreteria del Sinodo ha raccolto e vagliato. Non credo ci sia altro documento papale che abbia avuto tale gestazione. Da notare che non accadde la stessa cosa con il Sinodo sulla evangelizzazione.

E’ questa ricchezza di contenuti e di metodo che andrebbe sottolineata. L’Amoris Laetitia ha un ricchissimo ventaglio di contenuti che purtroppo – potremmo dilungarci sui motivi – sono troppo poco tematizzati e che costituiscono la vera ricchezza del testo. Ha perciò ragione il cardinale quando scrive: “Di fronte alla situazione drammatica di oggi appare grottesco che dentro la chiesa la discussione sull’Amoris Laetitia si aggrappi coi denti all’ottavo capitolo e, anche qui, solo a un’unica frase (AL 305, nota 351)”. Non si può non concordare, visto che in quella riga si tocca certo un problema, ma non il problema. E comunque, fa notare il cardinale, “il papa si è attenuto al risultato delle votazioni; non è andato oltre, ma non è neppure rimasto un millimetro dietro”(p.16).

E qui mi permetto una prima osservazione personale. Il vero cambiamento in questa materia lo ha fatto san Giovanni Paolo II nella Familiaris Cosortio, quando scrive al n.84: “esorto caldamente i pastori e l’intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita”, con la possibilità anche della comunione se si vive come “fratello e sorella”. Costoro non sono scomunicati, ma fanno parte della Chiesa, interrompendo così la ormai consolidata consuetudine – anche nel Codice di Diritto Canonico non appariva più – di considerare i divorziati risposati come “pubblici peccatori”. San Giovanni Paolo II, con grande intuito pastorale, richiama i pastori a favorire l’integrazione nella comunità favorendo in ogni modo la loro vita cristiana e quindi l’accesso alla grazia. Ma questo purtroppo non è passato… Un piccolo ricordo. Il vescovo di una grande città italiana chiese ad un sacerdote ben attento alla esortazione Apostolica di presentarla alla Diocesi. Questo zelante a colto sacerdote accettò e per mostrare al vescovo la sua consonanza al testo papale gli disse che per quanto riguardava la questione dei divorziati risposati si doveva comunque assumere l’atteggiamento di Gesù che lascia le 99 pecore per andare a prendere quella perduta. Il vescovo lo interrompe e gli dice di abbandonare tale esempio per questi casi, dicendo: “se questi non sono membri della Chiesa, vuol dire che non stanno fuori del recinto ma dentro. Va evitato ogni equivoco”. Aveva ragione il vescovo. Infatti, il problema è che la maggioranza sia dei fedeli sia di coloro che sono in questa condizione, sono di fatto convinti di essere “fuori” della Chiesa. E’ un problema di percezione ed anche di condizione esistenziale. Purtroppo, l’affermazione sull’essere nella Chiesa è stata poco tematizzata e soprattutto poco elaborata pastoralmente, soprattutto se si pensa che, oltre alla proibizione della Comunione, si sono aggiunte altre sette proibizioni da parte della normale prassi pastorale. E’ indispensabile una nuova comprensione in questo campo sia sul piano pastorale che teologico. Se costoro sono nella Chiesa non è possibile che stiano sempre in cantina o in soffitta. Mi paiono sagge le interpretazioni che le diverse conferenze episcopali stanno redigendo per le rispettive comunità in Italia e in altri paesi. La via mi sembra tracciata per aprire la riflessione sull’intero testo, come il cardinale fa in questo volumetto.

Una seconda riflessione personale riguarda la condizione drammatica nella quale si trova la famiglia, oggi: penso ai milioni di famiglie nel mondo (credenti e non , in buona o cattiva salute) che sono di fatto abbandonate dalla politica, dalla cultura, dalla società…come anche al declino delle scelte matrimoniali, questo sì un problema ben più preoccupante della questione dei divorziati risposati, e tanti altri veri e propri drammi. Di fronte alle polemiche post sinodali mi è tornato in mente l’antico avvertimento latino: “dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, mentre a Roma si dibatte sui divorziati risposati, le famiglie sono abbattute. In effetti l’orizzonte che avvolge le famiglie di questo nostro tempo, è pieno di nuvole e uragani. E’ questa la vera preoccupazione di Papa Francesco in questa Esortazione Apostolica. Non una nuova definizione: c’è già ed è chiara, ma come aiutare le famiglie, tutte, a incamminarsi verso questo ideale.

E qui c’è una prima risposta racchiusa in Amoris Laetitiae che riguarda la Chiesa stessa. Il vero cambiamento introdotto non è sulla dottrina del matrimonio – che resta quella del catechismo – ma sulla forma della Chiesa. E’ qui lo snodo. L’Esortazione Apostolica, per essere compresa nella sua ricchezza, richiede un cambio di passo e di stile che tocca la forma della Chiesa. E’ a dire che la Chiesa non potrà svolgere il compito assegnatole da Dio nei confronti della famiglia, se non coinvolgerà le famiglie in questo compito, secondo lo stile di Dio, e quindi senza assumere essa stessa i tratti di una comunione famigliare. E’ urgente una nuova “forma ecclesiae”, una Chiesa che sia essa stessa “famiglia di Dio”.

Il Papa sa bene che non è facile o scontato accogliere questo orizzonte. E non vuole essere equivocato, anche perché non mancano, anche fra i credenti, coloro che vorrebbero una Chiesa che si presenti come un tribunale della vita e della storia degli uomini, una Chiesa pubblico ministero dell’accusa senza riguardo per le dolorose circostanze della vita e l’interiore riscatto delle coscienze. Ci dimenticherebbe che la Chiesa è stata impegnata dal Signore ad essere coraggiosa e forte proprio nella protezione dei deboli, nel riscatto dei debiti, nella cura delle ferite dei padri e delle madri, dei figli e dei fratelli; a cominciare da quelli che si riconoscono prigionieri delle loro colpe e disperati per aver fallito la loro vita. E vuole accompagnare tutti – dal punto dove si trovano – sino alla piena integrazione al Corpo di Cristo che è la Chiesa.

Questa più essenziale ecclesiologia della famiglia, per dir così, è l’afflato di cui il testo papale respira, l’orizzonte verso il quale vuole condurre il sentire cristiano per questa nuova epoca. Tale trasformazione, se accolta con fede, è destinata a trasformare decisamente lo sguardo con il quale deve essere percepita la Chiesa dei credenti in questo passaggio d’epoca. In tale prospettiva sappiamo bene che il matrimonio è indissolubile, ma il legame della Chiesa con i figli e le figlie di Dio lo è ancora di più perché è come quello che Cristo ha stabilito con la Chiesa, piena di peccatori che sono stati amati quando ancora lo erano. E non sono abbandonati, neppure quando ci ricascano. Questo, come dice l’apostolo Paolo, è proprio un mistero grande, che va decisamente oltre ogni romantica metafora d un amore che rimane in vita soltanto nell’idillio di “due cuori e una capanna”.

L’Esortazione allinea in maniera più chiara sacramento del matrimonio, famiglia e comunità ecclesiale, una sequenza non solo terminologica ma con un peso contenutistico che va esplicitato. E’ facile rilevare, ad esempio, una qualche trascuratezza da parte della teologia tradizionale del matrimonio verso la dimensione famigliare, che è stata tacitamente iscritta fra le conseguenze pratiche dell’unione coniugale, che definiscono la condizione comune di una forma sociale di base. Va invece sviluppato di più il legame fra il sacramento del matrimonio e la famiglia, sino a poter dire con chiarezza che l’uomo e la donna non si uniscono in matrimonio semplicemente per se stessi, bensì per l’edificazione di una famiglia intesa come luogo di generazione umana, di educazione filiale, di legame sociale e di fraternità ecclesiale. Insomma, il matrimonio è per la famiglia, non viceversa. La vocazione sociale e comunitaria del matrimonio, che nella famiglia trova il suo simbolo fondamentale e il suo nucleo propulsivo, è assunta all’interno della fede cristiana e della stessa forma ecclesiale, in quanto principio creaturale del disegno comunitario di Dio a riguardo della creatura umana.

Una seconda riflessione concerne l’orizzonte strategico con cui il Papa guarda la famiglia, che accenno appena. La famiglia – secondo Papa Francesco – non riguarda semplicemente la storia di alcuni individui e dei loro desideri di amore (che pure ci sono), ma coinvolge la vita stessa della Chiesa e della società, sino a poter dire che la famiglia è la madre di tutti i rapporti, come appare nei primi due capitoli della Genesi che l’Esortazione richiama, ove la storia umana e la famiglia sono strettamente congiunte. Ed è su questa linea che Papa Francesco declina l’amore coniugale commentando parola per parola l’inno all’amore di Paolo nella Prima Corinti e non, ad esempio, il Cantico dei Cantici. E’ nello stesso orizzonte che interviene sul tema della generazione e delle generazioni. Insomma, Famiglia, Chiesa e Società – sostiene Papa Francesco – sono inseparabili, con un’alleanza da ritrovare tra Chiesa e Famiglia per rendere più famigliare l’intera società umana.

LE IMMAGINI DELL’INCONTRO CON IL CARDINALE KASPER A RADIO VATICANA

Publié par Vincenzo Paglia sur mardi 6 mars 2018

Publié par Vincenzo Paglia sur mardi 6 mars 2018

Publié par Vincenzo Paglia sur mardi 6 mars 2018