Pellegrinaggio ad Assisi dei corsisti

Pellegrinaggio ad Assisi dei corsisti

Cari sacerdoti, care sorelle,

siamo venuti pellegrini ad Assisi per stringerci attorno a san Francesco, a questo discepolo di Gesù che ha vissuto il Vangelo alla lettera, senza aggiunte. E’ un grande dono per noi tutti essere venuti qui accanto alla tomba di Francesco. Ed è un dono particolarmente prezioso per voi che venite da paesi lontani. Siete giunti qui, prima di andare a Roma. Ma direi che siete venuti qui non solo per imparare l’italiano. Siete venuti qui anche per incontrarvi con la testimonianza di santità di san Francesco, un santo che ha superato i confini non solo della Chiesa cattolica ma dello stesso cristianesimo.

Tutti, ovunque nel mondo, e a qualsiasi fede appartengano, onorano san Francesco e lo guardano come un esempio di amore senza confini, come esempio di una fraternità che abbraccia tutti. San Francesco resta una luce che ci aiuta a comprendere la centralità del Vangelo nella nostra vita e l’urgenza di metterlo in pratica.
Per voi cari fratelli e sorelle è anche qualcosa in più. Potrei dire che è il protettore del corso di italiano che state facendo a Terni. Voi sapete che al suo tempo nelle chiese si recitavano le preghiere in latino, si leggeva il Vangelo in latino. Ma la gente non lo capiva più. San Francesco che aveva compreso la centralità del Vangelo per sé e anche per la gente pensò che era necessario trovare il modo per farlo conoscere a tutti. E cosa fece? Imparò a memoria il Vangelo in italiano e si mise a recitarlo nelle strade di Assisi e delle città vicine. Potremmo dire che fu il primo a proclamare il Vangelo in italiano, qui in Italia. E in tanti al sentire la parola evangelica cambiavano la loro vita. E’ il protettore di questo corso di lingua italiana, ma soprattutto è colui che ci ricorda la centralità del Vangelo per la nostra vita e per quella del mondo: il Vangelo, infatti, cambia il cuore e la vita. Sì, dobbiamo ascoltarlo e metterlo in pratica. E vedremo il mondo cambiare. Ascoltiamo il Vangelo e il mondo si aprirà all’amore.
Il mondo infatti sembra essere sempre più senza amore. Le parole del profeta Michea che abbiamo ascoltato si possono applicare alla situazione drammatica che il mondo sta vivendo. Molti di voi vengono da paesi lacerati dalla guerra, dalla fame, dalla violenza, dalla malattia. E forse qualcuno di voi ha anche visto la disperazione delle mogli a cui è stato ucciso il marito, o il pianto delle mamme che non sanno come sfamare i figli, o la disperazione dei bambini che hanno perso il padre e la madre. Quanti nel mondo oggi potrebbero ripetere le parole riportate dal profeta: “Siamo del tutto rovinati!” Sono rovinate famiglie intere e singoli individui; talora sono rovinati interi paesi e anche continenti. Penso ad esempio all’Africa, abbandonata o anche a paesi dell’estremo oriente.

Ma il Signore non abbandona il mondo ad un destino violento e triste. E per questo continua a suscitare uomini e donne che siano luce di speranza e di amore a tutti e particolarmente a chi è più colpito dalle disgrazie. Noi oggi siamo qui accanto a San Francesco per apprendere da lui come essere luce e sale del mondo, come essere uomini e donne che sanno amare mentre cresce la violenza, che sanno avere compassione di tutti mentre si sviluppano odio e inimicizie. C’è bisogno che in questo nostro mondo torni la testimonianza di san Francesco, che ci siano uomini e donne che vivano il Vangelo. Egli lo ha seguito a tal punto che di lui si può dire quel che il profeta diceva del servo di Javhé: “Ecco il mio servo che io ho scelto, il mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti…nel suo nome spereranno le genti”. Queste parole l’evangelista Matteo le applica a Gesù. E’ lui infatti che, come scrive Paolo: “non ha considerato un tesoro geloso l’essere uguale a Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” per servire tutti, per amare tutti. E chiunque segue Gesù, come ha fatto Francesco, diviene fratello e sorella di tutti, servo e serva di tutti.

Francesco era figlio di una famiglia ricca e si converte nel cuore della guerra. Il suo era un mondo ricco e bellicoso. C’era in quel tempo un conflitto tra Perugia ed Assisi: era un mondo diviso da rivalità sanguinose. San Francesco andò a combattere ma cadde ferito e finì in carcere. Qui cominciò la sua conversione. Ascoltò il Vangelo e cambiò vita. Scrivono le Fonti: “Fu liberato dalla prigione poco tempo dopo e divenne più compassionevole con i bisognosi”. Qui si usa la parola “compassione”, che è chiave nei Vangeli per definire l’atteggiamento di Gesù. Gesù infatti è il compassionevole. E la compassione, che è amore profondo e appassionato, vince l’egocentrismo, la pigrizia e l’indifferenza.

Un esempio lo abbiamo nell’episodio del lebbroso. Francesco, uscito da Assisi, vede un lebbroso. All’inizio prova ribrezzo, come tutti avevano. Ricorda però quanto scrive il Vangelo a proposito dell’atteggiamento di Gesù verso i lebbrosi. Si ferma, scende da cavallo, va verso il lebbroso lo abbraccia e lo bacia. Il Vangelo aveva reso forte Francesco: il suo cuore si commosse, vinse il ribrezzo e da distante che era divenne fratello del lebbroso. Commentando questo fatto Francesco disse: “Da quel momento quel che mi pareva amaro divenne dolce”.  Il vangelo aveva cambiato il gusto della vita per Francesco. E divenne santo.
Cari fratelli e care sorelle, l’esempio di San Francesco ci spinga ad ascoltare e a mettere in pratica il Vangelo ogni giorno. In questi mesi voi starete a Terni a studiare la lingua italiana, poi andrete a Roma per altri studi ben più importanti. Ma non dimenticate Francesco e il suo amore per il Vangelo. Anzi, soprattutto lasciatevi toccare il cuore dal Vangelo, e lasciatevi aprire la mente al mondo intero. E’ facile per ciascun o di noi rinchiudersi in se stesso, magari pensando che basta fare quel che gli viene chiesto. No, non basta. Dobbiamo allargare il cuore all’ascolto della Parola di Dio per amore tutti, particolarmente i poveri; altrimenti corriamo il rischio di vivere senza cuore; di vivere pensando solo a noi stessi e alle nostre cose, al nostro paese, alla nostra etnia. Qui a Terni e poi a Roma e ovunque vi recherete, il Vangelo sia sempre la luce che illumina i vostri occhi e la fiamma che scalda il vostro cuore. San Francesco ci stia davanti per essere uomini e donne del Vangelo, uomini e donne di compassione e di amore. Sì, ascoltiamo il Vangelo e il mondo si aprirà all’amore.