Pellegrinaggio a Lourdes – Catechesi primo giorno
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A LOURDES
Aver iniziato il pellegrinaggio con la richiesta di perdono, a mio avviso, è stato un modo bello e significativo, perché tutti questa sera, davvero, siamo come più leggeri, se così posso dire. Il nostro deve essere un treno di preghiera per la pace. Lo dico, perché tutto il mondo guarda a l’Umbria e ad Assisi come la capitale della pace, potremmo dire. Il Papa quando deve pregare per la pace nel mondo si reca in Umbria e noi allora ci uniamo a quel desiderio di pace del Papa e di tutti gli altri capi di tutte le religioni del mondo. Noi con quest’unico desiderio siamo venuti a Lourdes, per pregare per la pace. E’ come se quel pellegrinaggio, che ha portato il papa in Umbria, continuasse fino a Lourdes, perché Lourdes in effetti è, se così possiamo dire, un po’ la capitale della preghiera. E allora, c’è come un ponte tra la capitale della pace, che è l’Umbria, e la capitale della preghiera, che è Lourdes. Se voi leggete un brano di una apparizione di Maria a Bernadette, un testimone racconta così: “ Era il 21 febbraio…. mentre Bernadetta sgranava con la sinistra la corona teneva nella destra una candela accesa che spesso si spegneva a motivo di una corrente molto forte che tirava sul Gave, ma essa la porgeva ogni volta alla persona più vicina affinché la riaccendesse… E io che seguivo con grande attenzione tutti i movimenti di Bernardetta volli sapere in questo momento quale poteva essere il suo stato. Aveva un espressione della felicità più perfetta ma ad un certo punto si rattristò, due lacrime le caddero dagli occhi scorrendo lungo le guance”. In una mano il rosario nell’altra una candela accesa che spesso si spegneva. Vorrei dire che, se nel rosario che Bernardetta aveva in amano e che continuava a scorrere, potremmo identificare Lourdes, la candela accesa, che spesso si spegneva, potremmo dire che è la luce della pace che ancora oggi continua a spegnersi. Noi siamo venuti qui come per ripetere quel gesto, prendere dalla mano di Bernardetta quella candela spenta e riaccenderla. Ecco il senso del nostro pellegrinaggio, riaccendere la luce della pace, ridare speranza a tanti uomini e tante donne che sono oppressi dalla guerra, e la guerra e la madre di tutte le malattie e di tutte le povertà. E’, se così posso dire, il male assoluto, il male più grande, perché la guerra uccide tutto, dentro e fuori. Uccide fuori perché uccide, bambini, mamme, papà, nonni, uccide tutti. E quelli che restano vivi sono uccisi dentro, o per la paura o per l’odio. Ecco perché noi siamo venuti qui. E’ vero stamattina confessandovi ho raccolto i segreti di tanti cuori. Noi siamo venuti qui anche perché ciascuno di noi ha nel proprio cuore una preghiera, forse per se, forse per il proprio figlio, la figlia, il marito, la mogli, i parenti. Ognuno di noi non è venuto qui a mani vuote, ma io vorrei oggi che il vostro cuore fosse ripieno anche di questa grande preghiera per la pace tra tutti i popoli e in particolare per la pace nella terra di Gesù e di Maria, la Terra Santa. Questa è la nostra preghiera!
Voi lo sapete, Lourdes è il santuario delle guarigioni, ed è vero, e noi siamo venuti qui anche perché il mondo guarisca dalle sue malattie. Le malattie del mondo sono tante, ve le enumero appena quattro: la prima è la malattia della guerra, una malattia che continua a fare vittime, che continua a distruggere. Oggi ci sono nel mondo circa cinquanta guerre, una per ogni grano del rosario. E le guerre uccidono, distruggono. Il mondo non può vivere con questa malattia. C’è poi una seconda malattia, quella della fame che spesso è figlia proprio della guerra. Voi sapete, care sorelle e cari fratelli, che nei giorni scorsi, vicino a Roma, c’è stato un grande vertice per parlare della fame nel mondo. C’erano molti capi dei paesi poveri e affamati con la mano tesa, dei paesi ricchi non c’era nessuno. E ogni giorno, l’ho già detto, muoiono nel mondo almeno 40.000 persone per fame, lo stesso numero di quelli che morirono nello scoppio della prima bomba atomica ad Hiroshima. Ogni giorno, nessuno ne parla, ma loro continuano a morire, non è che se non è scritto nei giornali loro continuano a morire. Non è più possibile, care sorelle e cari fratelli che noi dimentichiamo questa malattia. C’è poi una terza grande terribile malattia che è quella dell’odio e della violenza, perché vedete il male non nasce solo dall’esterno, ma dice Gesù che viene da dentro. Quando nel cuore cresce l’odio allora viene il male, quando uno è violento dentro che poi il male si allarga e c’è tanto male e tanto odio nel mondo. Più la gente corre affannata alla ricerca della propria tranquillità, del proprio interesse, del proprio benessere, tanto più cresce l’odio e la violenza, più si pensa a se stessi più il mondo diventa violento, perché se io penso solo a me l’altro diventa mio nemico mio concorrente, ed ecco perché il mondo cresce nell’odio e nella violenza. L’amore diminuisce, il perdono si annulla e purtroppo cresce l’erba amara dell’odio e della violenza ovunque, anche nei paesi ricchi, anche tra noi, anche in Umbria. E allora noi vogliamo chiedere alla madre di tutti che cessino odio e violenza. L’ultima malattia che enumero, quella più insidiosa che colpisce anche noi, è la solitudine. E’ una malattia che s’insinua non con grandi clamori, sottile, passa attraverso l’aria. Allora noi vediamo tanti tanti bambini soli anche se hanno i genitori, figuriamoci poi dei bambini che hanno famiglie purtroppo disgraziate. Quanti giovani sono soli, e molti, per vincere la solitudine si vanno a stordire il sabato sera nelle discoteche, per poi magari morire di notte tornando a casa. E noi raccogliamo le lacrime, ma prima dove stavamo? Dove stavamo? Tante mamme sono sole perché in famiglia non c’è amore, e quanti mariti sono soli, magari dovendo fare il volto duro per essere uomini, ma in realtà dentro soffrono e spesso si sfogano con modi violenti perché non hanno altro modo per esprimersi? E poi gli anziani quanti anziani soli! Per non parlare di tanti malati. La malattia della solitudine, diceva Madre Teresa, è forse la malattia più diffusa nel mondo ricco. E mentre nei paesi poveri si muore per fame, nel mondo ricco si muore per solitudine, per solitudine. Questo fa paura, perché tutti cerchiamo di stare comodi e tranquilli anche perchè ce lo predicano dalla mattina alla sera. La malattia della solitudine che avvelena i cuori e anche la mente, questa malattia della solitudine sconfiggerla a tutti i costi.
Ecco perché noi oggi, in questi giorni, siamo venuti a Lourdes per riaccendere quella candela della pace che troppo spesso si spegne. Vogliamo riaccenderla perchè il mondo guarisca, vogliamo riaccendere la luce e la speranza per un mondo nuovo. Tutti noi abbiamo assistito con grande tristezza e tragedia a quello che è accaduto l’11 settembre a New York con il crollo delle torri. L’abbiamo appreso con sgomento, la paura ci ha presso e tutti siamo diventati più timorosi. Pensate, mi dicevano che sono diminuiti i pellegrinaggi a Lourdes forse anche per quello, perché tutti vogliamo rimanere a casa loro. E’ questo il futuro che noi scegliamo per i nostri piccoli, è un mondo così, è una candela spenta che vogliamo consegnare ai nostri figli, no?! Noi vogliamo dargli una candela accesa e per questo siamo venuti a Lourdes.
Un pellegrinaggio, un treno di preghiera per la pace, per un mondo più luminoso Ed eccoci qui a Lourdes con la corona in mano, si perché la nostra forza, la nostra prima forza è la preghiera. La preghiera è l’arma dei credenti, è la radice della pace, della felicità, perché la preghiera, care sorelle e cari fratelli, come vi dicevo stamattina, è l’unica forza che ci fa alzare lo sguardo da noi stessi e ci fa dire “Signore pietà per il mondo, per noi, per tutti”. La preghiera è quell’energia che ci fa andare contro l’egoismo del mondo, e che non ci fa ripiegare su noi stessi, che ci fa alzare lo sguardo, come Bernardette che, mentre si toglieva la calza, sentì un vento e alzò lo sguardo. Noi siamo venuti a Lourdes per alzare la testa e invocare, attraverso la madre di Gesù e madre di tutti i popoli, la guarigione per il mondo intero, nessuno escluso, per chi crede e per chi non crede. Da qui si alza una preghiera alta larga come è largo il mondo, perché tutti sono fratelli e sorelle. Non una preghiera fatta ciascuno per proprio conto. Sta scritto nel Vangelo di Matteo al capitolo 18: “in verità vi dico se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve lo concederà, perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Se due treni dell’Umbria si accorderanno per domandare la pace qualunque cosa il Padre mio che sta nei cieli ve la concederà. Noi vogliamo accordarci per domandare un futuro nuovo per il mondo intero. Noi vogliamo continuare quella preghiera che sulla piazza di Assisi il Papa ha iniziato il 24 gennaio, noi vogliamo continuarla qui a Lourdes. La pace, invocare la pace per tutti. E i primi, quelli che hanno più forza nella preghiera, sono i malati, anche voi che state qui. Voi oggi avete un privilegio enorme, a differenza di noi che andiamo in giro a fare tante cose che non servono a nulla. Voi avete un grande compito, quello della preghiera per tutti. Io so, e voi lo sapete meglio, che cosa significa il dolore e la sofferenza, però ditelo anche agli altri: anziani deboli o chi ha più tempo, ha il grande, esaltante compito, di pregare per la pace nel mondo, di pregare perché tutti possano vivere più felici sulla terra. Compatire senza dare una missione none serve. Io voglio che voi siate i primi nella preghiera, la parte più importante nel mondo, quelli che riescono a trasformare in felicità anche le cose più difficili della vita, perchè se voi vi accordate neppure Dio osa resistervi. Questa è la vostra e la nostra preghiera e credo che ora vedremo per tutta l’Umbria. Io vorrei che tutti gli anziani e i malati si accordassero mensilmente per una comune intenzione di preghiera. Una intenzione al mese con quella concordia di cui parla Gesù. La lotta contro il male comincia innalzando la preghiera. Questa è, cari sorelle cari fratelli, la nostra forza che mettiamo a disposizione del mondo intero. Quando il 24 febbraio Maria diceva a Bernardetta pregare per tutti i peccatori veniva a dire a tutti noi “pregate perché il male sia sconfitto”. E quando qualche giorno dopo, era il due marzo le disse di andare dai preti a dirgli di costruire una chiesa e poi che si facessero i pellegrinaggi intendeva dire questo : andate a dire ai preti che tutti dobbiamo pregare, che tutti dobbiamo edificare luoghi per sconfiggere la cattiveria, l’odio, l’indifferenza, l’ignominia, la violenza.
Maria è la prima che ha cominciato a combattere il male con la preghiera. Rivolgendosi a Dio con quei salmi che lei, fin da bambina imparava a memoria, e che ha poi trasmesso a Gesù, i salmi che erano una preghiera antica, che sgorgava dalla bocca dolce di quella giovane, di quella donna poi, fin sotto la croce. E oggi lei sta ancora sotto le croci del mondo assieme al giovane discepoli, a tutti noi, gli ultimi arrivati, per chiedere che quel sangue non sia sparso invano. Quel sangue deve salvare, anzitutto, la terra di Gesù e di Maria, perché Maria è una ragazza ebrea e palestinese insieme, che ora piange perché i suoi figli ebrei e palestinesi che muoiono ambedue. Invochiamo la pace per il mondo intero. Oggi la città da cui abbiamo ricevuto al fede è insanguinata. Per questo dobbiamo pregare perché il Signore allontani la guerra. Care sorelle e cari fratelli, io vorrei che questo pellegrinaggio, treno di preghiera per la pace fosse davvero un momento di rinnovamento del cuore, per ognuno di noi. Qui siamo venuti a pregare per noi e, io ho aggiunto, per il mondo intero. Abbiamo bisogno che ciascuno qui a Lourdes ritrovi un cuore nuovo. Abbiamo bisogno che tutti, giovani o anziani, cambino il cuore. Tante volte il nostro cuore è come la terra di quella grotta di Massabielle dove non c’era nulla. La Madonna chiede a ciascuno di noi, come chiese a Bernardetta, scava e gratta. Abbiamo bisogno di scavare nel nostro cuore perché l’acqua della parola di Dio ci viene donata in questi giorni. Se il nostro cuore è duro come una pietra, la Messa il Vangelo che ascolteremo, non uscirà dalle mura della chiesa. Per questo il primo miracolo che tutti dobbiamo ricevere è quello di ammorbidire il cuore, di accogliere il vangelo, perché il vangelo è l’acqua viva che disseta noi e fa dissetare anche gli altri. Ecco allora questa sera, al termine di questo giorno, noi obbediremo a Maria che ci ha detto di andare a bere alla fonte, che è l’eucarestia preparati per noi. Accogliamoli con il cuore aperto perché è da lì che sgorga la nostra felicità, la nostra gioia e la pace per il mondo intero. Così io vorrei che ciascuno di noi davvero possa ricevere un cuore nuovo, non più di pietra, ma di carne. Quando noi torneremo, dovremmo avere un cuore diverso tanto che tutti ci dovrebbero dire: “Cosa vi è successo?” Solo allora, noi avremmo portato in Umbria il miracolo di Lourdes, quello di essere trasformati nel cuore, nel volto e anche negli occhi. Questo l’augurio che ci facciamo al termine di questo giorno, simile al giorno di Emmaus, per ritrovarci nella chiesa per manifestare la nostra gioia.