Pastori e magi

Un antico inno cristiano cantava così il Natale: “Questo giorno è simile a Te, o Gesù; è amico degli uomini. Esso ritorna ogni anno; invecchia con i vecchi e si rinnova come il bambino che è nato. Ogni anno ci visita e passa, quindi ritorna pieno di attrattive. Sa che la natura umana non ne potrebbe fare a meno; come Te, esso viene in aiuto degli uomini in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della Tua nascita … Sia dunque anche quest’anno simile a Te, e porti la pace tra cielo e terra”. E’ l’augurio che ci facciamo l’un l’altro mentre ci rechiamo davanti al presepe. Tutti abbiamo bisogno di incontrare, di vedere quel Bambino. Così fu per i pastori e i magi, i primi che accorsero a vedere il Salvatore, che è nato. I pastori – ne parla l’evangelista Luca – erano persone povere e per di più disprezzate, eppure furono scelti come primi tra tutti per vedere quel Bambino. I secondi – ne parla l’evangelista Matteo – erano persone ricche e intellettualmente preparate, e furono i primi stranieri ad accorrere davanti a quel Bambino. Ambedue i gruppi, pur così diversi e distanti, avevano una cosa in comune: il cielo. E spiego. Sia i pastori che i magi dovettero alzare occhi verso l’alto, verso il cielo per poter vedere gli angeli o la stella. Se fossero restati a contemplare solo se stessi, se fossero rimasti a preoccuparsi solo delle loro cose e non avessero alzato gli occhi verso il cielo sarebbero restati dov’erano. I pastori videro gli angeli e i magi la stella, gli uni ascoltarono l’annuncio degli angeli e gli altri e videro la stella e la seguirono. Cosa vuol dire per noi? I pastori e i magi ci suggeriscono che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da se stessi, non rimanere incollati alle proprie sicurezze e alle proprie abitudini, piuttosto ci esortano ad ascoltare le parole e i segni che vengono proposti. Per i magi, come del resto anche per i pastori, non fu tutto chiaro dall’inizio. Per quel che riguarda i magi, i Vangeli notano che la stella ad un certo punto scomparve. Essi però non si persero d’animo, e cercarono a Gerusalemme chi poteva dare loro qualche indicazione. Andarono perfino da Erode. E quando uscirono dalla città, ecco che la stella ricomparve, “ed essi provarono una grandissima gioia”, nota l’evangelista. A noi, che tanto spesso ci autocondanniamo ad essere guide di noi stessi, oppure a sentirci adulti e indipendenti ad ogni costo, viene tante rubata la gioia di ascoltare gli angeli e di vedere la “stella”. Sì, c’è un sollievo nell’avere un angelo e nel vedere la stella, nel sentirsi guidati e non abbandonati a se stessi e al proprio destino. Ma cos’è l’angelo e cos’è la stella per noi? Cari amici, nel Vangelo, l’angelo e la stella si uniscono. Il Vangelo è la Parola che illumina i nostri passi. Sì il Vangelo ci conduce verso quel Bambino. Se lo ascoltiamo e cerchiamo di metterlo in pratica, anche noi sentiremo la gioia di vedere quel bambino, come avvenne per i pastori e per i magi. Ben diversa fu la reazione di Erode e degli abitanti di Gerusalemme che non vollero ascoltare le Scritture e tanto meno seguire la stella. Infatti, appena seppero del Bambino non sentirono gioia, si turbarono ed Erode addirittura decise di ucciderlo. I pastori e i magi, invece, obbedirono alla voce dell’angelo e seguirono la stella. Giunti davanti a quel bambino furono pieni di gioia. Buon Natale!