Pasqua 2007 – Messa della notte

Pasqua 2007 - Messa della notte

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”.


 


E’ l’annuncio che i due uomini fecero alle donne giunte al sepolcro. Erano poche donne che avevano seguito Geù dalla Galilea sin sotto la croce. Ed ora, dopo la sua morte, vogliono fare un ultimo atto di amore verso il corpo del maestro. Non hanno ceduto alla paura, come gli apostoli, i quali prima sono fuggiti e poi si sono ritirati nel sicuro del cenacolo. Loro, invece, povere e deboli donne, non riescono a separarsi da quel maestro che le ha capite e che le ha amate come nessun altro. Si sono lasciate travolgere dall’amore di Gesù e hanno abbandonato il modo freddo e egocentrico di ragionare degli apostoli. Hanno preso “gli aromi che avevano preparato” e sono andate verso il sepolcro. Esse sono state davanti a noi questa notte. Le abbiamo seguite sin fuori della cattedrale, come per andare verso il sepolcro di Gesù. I quattro Vangeli, unanimemente, iniziano la Pasqua dalla tomba di Gesù, davanti al tanti sepolcri di oggi: talora interi paesi sono diventati come cimiteri, ma anche tanti cuori sono simili bui e tristi come le tombe.


 


Ma ecco la Pasqua, questa Pasqua, noi assieme a quelle donne. Due uomini si presentano davanti a lui; due “uomini” come i due uomini che aprono il sipario della risurrezione che questa sera benediremo nella parete di fondo della cattedrale. Di fronte alla paura delle donne essi dicono: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. Si, Gesù aveva vinto la morte, aveva sconfitto radicalmente il principe del male e liberato gli uomini dal baratro delta solitudine. E’ il mistero della risurrezione che viviamo in questa notte e che abbiamo voluto rappresentare nel dipinto della parte di fondo della cattedrale. Si, uscendo dalla cattedrale avremo sempre di fronte il mistero della risurrezione che salva il mondo. E’ il mistero centrale della nostra fede, anzi dell’intera storia umana. Da quella notte il male non ha più il potere assoluto sull’uomo. Gesù è colui che salva ogni uomo. E inizia, potremmo dire, già da quella stessa notte. E’ questo il senso dell’affermazione che facciamo nel credo circa la discesa di Gesù agli inferi.


 


Cosa vuol dire che Gesù è disceso agli inferi. Vuol dire che Gesù, mentre era portato nel sepolcro, in realtà è sceso a prendere con sé tutti coloro che erano morti. E’ bella la preghiera di un’antica liturgia spagnola:


“…salì sul patibolo della croce affinché, nella sua morte, la morte perdesse tutte le sue forze.


Discese agli inferi per estrarre vittorioso l’uomo decaduto per l’antica colpa, e fatto schiavo nel regno del peccato, e per spezzare con mano potente le serrature delle porte e aprire a quanti l’avrebbero seguito la gloria delta resurrezion.”.


 


Gesù, scendendo agli inferi, è sceso alla radice del male, nel profondo della storia; non si è fermato in superficie, è andato alla radice profonda della miseria umana. Infatti la morte ci strappa tutti dalla vita e ci porta in quella gola profonda senza ritorno. Nel dipinto abbiamo voluto rappresentarla con quella innumerevole serie di pozzi di solitudine che inghiottono gli uomini. Ebbene Gesù ha visitato questo deserto, ha sconvolto la sua logica e ha rotto le sbarre che rinchiudevano gli uomini. Lì c’è la radice del dolore di ogni uomo. Efrem il siro dice a Gesù: “come un povero e un miserabile sei sceso e hai sondato l’abisso dei morti; e la tua misericordia è stata compensata, perché hai visto Adamo condotto all’ovile”.


 


E in un altro antico testo, le Odi di Salomone, Gesù dice: “Io ho aperto le porte che erano chiuse; ho infranto le sbarre di ferro… Nulla ho visto essere ancora chiuso, perché io sono colui che apre ogni cosa. Mi sono recato da tutti i miei prigionieri per liberarti, perché nessuno restasse legato e nessuno che legasse”.


 


Gesù è sceso agli inferi, liberando tutti, perché lui apre e scioglie ogni cosa. E’ il senso di Gesù con le due reti nelle mani piene non di pesci ma di uomini, lui il primo pescatore di uomini. Egli continua a scendere negli inferi di questo nostro mondo, là dove gli uomini e le donne sono schiacciati dal male, dalla guerra, dalla violenza, dall’ingiustizia, dalla fame, dalla solitudine, dalla dimenticanza, dall’attesa della condanna a morte, dalla non curanza della dignità dell’uomo. E’ sceso ieri stesso negli inferi dei binari della stazione ferroviaria di Terni dove Franco Mariani è stato schiacciato da due motrici e lo ha raccolto per portarlo nel cielo. Gesù continua a scendere nei numerosi inferni del mondo di oggi per aiutare e salvare tutti. E in questa notte vuole coinvolgere anche noi nel mistero della sua risurrezione. Si, la risurrezione per noi inizia quando togliamo dai nostri cuori quella lastra pesante dell’amore solo per noi stessi e ci incamminiamo verso i luoghi della sofferenza e del dolore e cerchiamo, come fecero quelle donne, di avvicinarci a tutti con l’aroma prezioso dell’amore, della pietà, della misericordia per alleviare le piaghe e per far risorgere tutti dalla solitudine. Noi abbiamo bisogno di risorgere, perché il mondo aspetta i figli della risurrezione che costruiscano già da ora la celeste Gerusalemme, la città santa verso la quale noi e l’intera creazione è diretta. Appare così nella parte alta del dipinto. E la città santa inizia ogni volta che un gesto di amore viene seminato nel terreno della vita. La nostre città, quelle vicine e quelle lontane, tutte hanno bisogno di amore, di misericordia, di pietà. E il Signore ci dona un cuore nuovo, che sa amare prima ancora di essere amato. Questi nostri fratelli e sorelle che vedete rivestiti di una veste bianca ci fanno vedere visibilmente quel che deve avvenire net cuore di ciascuno di noi. L’apostolo Paolo dice: “Rivestitevi… di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione” (Cl 3, 12). Loro ci ricordano come ci trasforma la grazia del Battesimo: siamo rigenerati ad una nuova vita, siamo resi cittadini delta nuova Gerusalemme. Noi non siamo più figli del buio e della tristezza, ma della luce della risurrezione. E’ questo il senso della veste bianca, segno di quella interiore che sempre dovremo portare. E questa sera rinnoveremo anche noi le promesse del nostro battesimo e saremo aspersi dall’acqua che purifica dal male e rigenera all’amore. E diverremo come Pietro. Egli accolse l’annuncio che gli fecero le donne. Ed anche se non era motto convinto andò al sepolcro. Vi entrò anche lui e vide che era vuoto. E, nota Luca, “tornô a casa pieno di stupore”.


 


Care sorelle cari fratelli, questa notte forse sentiamo anche noi un po’ di stupore. E’ lo stupore per la forza dell’amore di Dio che sconfigge la morte. E’ lo stupore di questa santa liturgia che ci ha coinvolti nella luce della Pasqua comunicata nella mani di ciascuno di noi perché splendessimo della luce nuova di Cristo. E’ lo stupore che prova chi si lascia guidare dall’amore e vede i segni della risurrezione sui volti dei tanti poveri che si sentono amati, consolati e curati. E’ lo stupore di essere chiamati, nonostante la nostra pochezza, a preparare un mondo nuovo, dove la guerra non ci sia più, dove gli odi siano cancellati, dove la violenza sia bandita, dove i poveri siano amati e non più umiliati, e dove i bambini possano crescere nell’amicizia e nella pace. E’ lo stupore della risurrezione che opera nella nostra vita e crea sin da ora la celeste Gerusalemme.