Ordinazione Diaconale Ioan Ghergut

Ordinazione Diaconale Ioan Ghergut

Carissimi sacerdoti, diaconi,
Care sorelle e cari fratelli,


in questa domenica che la liturgia della Chiesa, interrompendo l’austerità della quaresima, chiama “Gaudente” per l’avvicinarsi della Pasqua, noi riceviamo come una gioia in più con l’ordinazione diagonale di Giovanni. Per questa parrocchia di S.Paolo che lo ha accompagnato in questi ultimi tempi è un momento di grazia e per l’intera diocesi che oggi lo accoglie è un dono grande del Signore. Sì, quel che oggi accade in questa santa liturgia non è né un’opera nostra ne’una scelta fatta da Giovanni.


Quel che viviamo è anzitutto un dono grande di Dio alla nostra chiesa. Così accadde anche al tempo di Samuele, quando il Signore gli disse di recarsi da Ies. Mentre il profeta Samuele si accingeva a scegliere tra i figli di Ies il consacrato del Signore e gli fu presentato Eliab si sentì dire dall’alto: “Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”. E il profeta fu invitato a versare l’olio santo sul capo del più piccolo, perché apparisse in tutta chiarezza che era Dio a scegliere, che era Dio a santificare, che era Dio a sostenere. Nessuno, pertanto, creda di essere adatto al ministero per le sue doti naturali o per le sue inclinazioni personali o per le sue scelte.


Il ministero non è una decisone che risale a noi, e tanto meno è un obiettivo che noi dobbiamo raggiungere. No, il ministero sacro non è una conquista e tanto meno una sistemazione. Nella vita cristiana tutto è grazia, tanto più lo è il ministero che, essenzialmente, è un dono ricevuto per servire. Caro Giovanni, tu oggi stai per ricevere il sacramento dell’ordine sacro, il sacramento del servizio, in questa chiesa di Terni Narni Amelia. Noi tutti ti accogliamo con grande gioia e ti facciamo festa. E’ venuta anche la tua mamma e altri della tua patria per dirti anch’essi la loro gioia. E’ vero tu vieni da lontano. Ma questo non solo non ci rende circospetti verso di te; al contrario, ci spinge ancor più a starti vicino per dirti tutto il nostro affetto. Tu sai bene che è soprattutto l’amore del Signore a conoscere né limiti né confini. Potremmo dire che lo sai sulla tua stessa pelle. L’altro giorno, quando abbiamo parlato assieme, mi raccontavi quanto il Signore ti sia stato vicino e come ti abbia di fatto salvato la vita. Sì, in te è avvenuto in un certo modo il miracolo del cieco che ha riavuto la vista. Tu hai ricevuto nuovamente la vita. E oggi il Signore ti si è avvicinato ancor più e ti tocca con mano, anzi te la impone sul capo e ti ripete, come disse la cieco nato: “Va a lavarti nella piscina di Siloe (che significa ‘inviato’). Sì, per te la piscina di Siloe, oggi, è questa santa chiesa di Terni Narni Amelia. E’ qui che sei inviato; è qui che trovi le acque in cui immergenti; è in questa comunità che sei inviato a vivere come dentro la tua casa. Questa è la tua nuova famiglia, la tua nuova casa; questo il campo in cui il Signore ti ha chiamato a servirlo. L’incardinazione esprima livello giuridico questa profonda verità spirituale ed umana. E non sei tu che anzitutto che la scegli. E’ il Signore, infatti, che ti dona questa comunità ecclesiale nella quale tu devi sentire la gioia e l’impegno di comunicare il Vangelo, il fascino e l’obbligo di servirlo nel ministero ordinato.


Caro Giovanni, oggi inizia per te una stagione nuova nella tua vita. Potrei dirti che la vita ti viene come tolta dalle mani: non devi più mendicare affetto come faceva quel cieco nato. Il Signore ti ha strappato dalla strada dell’amore per te stesso perché tu metta le tue mani al totale servizio di questa vigna che è la nostra chiesa. Sei come scardinato da te stesso per radicarti ancor più profondamente in questa famiglia. La tua vita, pertanto, non è più incentrata su di te: tu vieni unito al Signore che si è spogliato di tutto per farsi servo di tutti. Mi dicevi l’altro giorno delle parole della bella preghiera eucaristica che ti sono rimaste nel cuore: Cristo si è donato a noi perché noi apprendessimo da lui a donarci ai fratelli e alle sorelle. Ecco perché, in certo modo, non conta più quel che eri; conta quel che ora per grazia di Dio divieni. Sì, abbiamo ascoltato dall’apostolo: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce”.


Caro Giovanni, comportati come figlio della luce. Il diacono è un uomo di luce perché pensa più agli altri che a se stesso, perché sa dimenticare i propri problemi per farsi carico di quelli altrui. Per questo l’apostolo con voce forte e solenne giunge a dire a ciascuno di noi: “ Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà”. Sì, dobbiamo svegliarci dal sonno delle nostre abitudini e delle nostre pigrizie; dobbiamo allontanarci dalle nostre manie egocentriche e dall’avarizia nello spendere la nostra vita. Non abbiamo paura dell’amore di Gesù che vuole coinvolgerci, non restiamo freddi e distaccati, calcolatori attenti dei nostri sentimenti e custodi gelosi delle nostre prospettive. Destiamoci e Cristo ci illuminerà, ci darà luce per vedere, forza per camminare e calore per amare. L’apostolo continua:”Comportatevi perciò come i figlie della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alla opere infruttuose delle tenebre”.


Sii buono con tutti, Giovanni. Lasciati coinvolgere dall’amore di Gesù per i fratelli e le sorelle; questo significa l’impegno del celibato che oggi prendi solennemente davanti al Signore. Lasciati bruciare dal fuoco della carità particolarmente per i più deboli e per i più poveri; questo significa il ministero del servizio che mai cesserà nella tua vita. Lasciati toccare il cuore dal Vangelo che oggi ti viene solennemente consegnato perché trasformi il tuo pensare e il tuo sentire; e potrai così annunciare la santa parola di Dio aiutando coloro che l’ascoltano a comprenderla e a metterla in pratica. E la vicinanza all’altare ti renda un uomo di preghiera che confida anzitutto nel Signore e nella sua grazia. La liturgia delle ore che oggi ti viene affidata per tutta la chiesa sia per te il momento alto delle giornate nel quale tutto indirizzi a Dio. E la tua vita dia frutti di giustizia e di verità.


Caro Giovanni, noi ti saremo vicini con la preghiera e con l’affetto. Sentiamo la responsabilità affascinante e grave di accoglierti tra i ministri ordinati. Tu senti la dolcezza di una madre che ti accompagna e che si prende cura di te. Maria, madre di Gesù e della chiesa, t’insegni ad essere servo del Signore, lei che per prima tra i credenti si è chiamata serva; sì, potremmo dire la prima tra i diaconi, tra i servitori. Sia per te l’icona del ministero a cui oggi sei chiamato.