Confronti. Manconi e monsignor Paglia: la fatica (laica) di fare del bene, senza santi in paradiso

di Furio Colombo

Libri così ne avete già incontrati: due intellettuali che hanno presenza, ruolo, prestigio, si incontrano e si confrontano sul mistero dell’attraversare l’esistenza a bordo di vite diverse. A rendere più difficile il dialogo c’è Dio che batte un colpo e comanda attenzione perché uno dei due protagonisti è vescovo.
Si tratta di questo: Mons. Vincenzo Paglia, arcivescovo e presidente della Pontificia Commissione per la Vita, decide di discutere con Luigi Manconi delle loro due diverse avventure di stare al mondo e di affrontare ciò che accade. In Il senso della vita, Einaudi, Luigi Manconi (a lungo presidente della Commissione Diritti Umani del Senato) e Vincenzo Paglia (che ha sempre fondato e diretto qualcosa in nome e per conto della fede che rappresenta ma anche di esseri umani lasciati indietro) decidono di raccontare e giudicare la propria vita; dove giudicare significa confrontare ma senza giudici e senza verdetti: che cosa vuol dire esserci, e per quale ragione siamo occupati con gli altri. È inevitabile pensare subito che il punto di demarcazione sia Dio, credere o non credere, e domandarsi se la carità civile ha lo stesso senso e lo stesso peso della carità in nome e per conto di Dio.
Eppure Dio non decide in questo libro. Decidono i due personaggi a confronto con diverse emozioni e tensioni, come è facile immaginare, ma condividendo una domanda, implicita, che però scuote il senso di tutto (a cominciare dal titolo).
E il quesito è: “Io che ci faccio qui?”. E in che senso conta e decide la vita di uno?
Siamo parte di ordine o disordine? Stiamo seguendo una pista prestabilita (o vocazione) o ribellandoci, ciascuno in un modo diverso?
Le domande non ci sono nel libro, o almeno non sono esplicite. Il libro confronta due passioni uguali (l’ostinazione di occuparsi del destino degli altri) e diverse (in una Dio è la ragione e la motivazione, nell’altra un senso del dovere forte e civile occupa lo spazio della fede). Bisogna riconoscere che, nella partecipazione al dibattito, il Vescovo Paglia ha la vita più facile (nel senso degli argomenti e della spiegazione della vita). C’è Dio a testimoniare per lui. C’è nella motivazione del fare e c’è nell’accogliere ciò che è stato o sarà fatto.
Lo sappiamo tutti che i Manconi, che si sporgono senza rete sugli squilibri della vita nel tentativo di salvare qualcuno, sono pochi e non diventato mai santi, ovvero rappresentanti ideali del giusto comportamento umano. Poiché nel loro territorio non c’è fede, si potrà sempre accusarli di fare politica e di tentare il salvataggio di chi muore in mare non per il “sacro” vincolo della solidarietà , bensì per cattiveria politica (sostituire i popoli e cambiare in questo modo il potere). Qui sta il valore del libro. Pone la domanda sull’agire con o senza Dio, non solo per definire il bene o il male, ma per arrivare a cogliere “il senso della vita”. Chiaro che vincerà il Vescovo. Ma dove portare, e a chi, vita e opere di coloro che non sono candidati al grande premio?

Il senso della vita Luigi Manconi, Vincenzo Paglia Pagine: 200 Prezzo: 16,50 Editore: Einaudi.

Il Fatto Quotidiano