Oggi non stiamo rischiando di inquinare l’umano?

“Non comprendere il contenuto dell’enciclica di Papa Francesco, che è rivolta a tutti, significa continuare a perpetuare un mondo che è una specie di grande cestino di immondizia”. Lo ha detto oggi pomeriggio monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, intervenuto oggi pomeriggio alla tavola rotonda su “Laudato si’” di Papa Bergoglio, nell’ambito dell’XI Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, promossa da Greenaccord a L’Aquila. Di qui “l’impegno dei giornalisti di aiutare tutti a comprenderla”. “Il contenuto dell’enciclica – ha aggiunto – è profondamente rivoluzionario perché il Papa torna nel cuore stesso della creazione. Infatti, già allora l’uomo si è presto dimenticato di essere creatura”. Con l’enciclica “il Papa oggi ci dice che siamo sull’orlo dell’abisso”, mettendo in luce “non solo la responsabilità di una politica o di un’amministrazione che può essere dissennata: c’è, infatti, un’irresponsabilità più profonda. Quello che abbiamo fatto con la creazione rischiamo di farlo anche con l’umano. Ci siamo resi conto che l’inquinamento del mondo ci sta autodistruggendo. Ma oggi non stiamo rischiando, senza accorgercene, di inquinare l’umano? Come mai facciamo battaglie contro il fumo e passivamente subiamo dissesti antropologici?”.

Per questo “il Papa parla di una rivoluzione integrale, culturale, spirituale”. Per monsignor Paglia “il messaggio profondo dell’enciclica è il ritorno alle origini della creazione, concependo tutti i popoli come una sola famiglia umana che abita un’unica casa dove le mura non possono più esistere e non è un problema politico”. L’enciclica “fa riscoprire la bellezza di non essere una monade. C’è uno sforzo di ritrovare una coscienza comune del bene di tutti”. A quale impegno l’enciclica chiama le famiglie? Per il presule, “alla famiglia sono state affidate due dimensioni: la custodia del creato e la responsabilità delle generazioni. Noi abbiamo individualizzato tutto. È come se la famiglia dovesse custodire solo il proprio appartamento e i propri figli. Affidare alla famiglia le generazioni vuol dire, invece, darle la responsabilità di tutte le generazioni, non solo di quelle parentali, ma anche di quelle del vicinato e della città. La famiglia custodisce in sé la vocazione universale alla promozione della creazione e della storia umana, unendole assieme”. “La gratuità, che si vive all’interno della famiglia – ha concluso -, ci spinge a capire che la custodia del creato non può essere soggetta al mercato o alla speculazione e in questo, forse, la religione dovrebbe legarsi di più alla creatività, all’arte, al canto, a quel gratuito che ci fa sognare”.

(da SIR)