Nuovo Statuto Pontificia Accademia per la Vita: disegno umanistico
E’ stato reso noto oggi il nuovo Statuto della Pontifica Accademia per la Vita, istituita nel 1994 da Giovanni Paolo II. La nuova normativa entrerà in vigore il primo gennaio del 2017. Il fine dell’Istituzione è la difesa e la promozione “del valore della vita umana e della dignità della persona”. Come si inscrive dunque nella riforma della Curia voluta da Papa Francesco questo nuovo Statuto? Debora Donnini lo ha chiesto a mons. Vincenzo Paglia, presidente della stessa Pontificia Accademia per la Vita:
“È uno dei tasselli, che si iscrive appunto in questo nuovo orizzonte della Curia Romana, voluto da Papa Francesco per renderla più dinamica, più aderente alle questioni contemporanee. Dopo 22 anni di vita dell’Accademia, si tratta di ridefinirne l’impulso, di ridisegnarne gli orizzonti, perché sia sempre più efficace la sua opera non solo di consultazione, ma anche di coinvolgimento nella ricerca, attraverso la collaborazione dei numerosi membri che ne fanno parte”.
Secondo lei, quali sono le principali differenze tra il nuovo Statuto e il precedente?
“Ci sono differenze di contenuto e di struttura. Per quanto riguarda la struttura, termina la precedente disposizione delle nomine a vita e subentra invece la nomina quinquennale, sebbene riproponibile, sia per i membri ordinari che per i corrispondenti, anche se in maniera differenziata, al fine di facilitare un necessario rinnovamento. E’ stata poi aggiunta anche una sezione per i giovani ricercatori. L’altro punto riguarda gli orizzonti allargati della ricerca sulla vita. In questo senso, il paragrafo terzo dell’articolo uno è eloquente, perché all’Accademia si chiede di aver cura della ricerca su tutto quel che concerne la persona umana, nelle diverse età della vita, nel rispetto tra generi e generazioni, nella difesa della persona umana, nella promozione della qualità della vita, che integri il valore materiale e spirituale”.
Questo paragrafo terzo del primo articolo fa riferimento alla prospettiva di una “autentica ‘ecologia umana’, che aiuti a ritrovare l’equilibrio originario della Creazione tra la persone umana e l’intero universo”. Quale significato ha questo?
“Questo ha un significato particolarmente importante, perché l’Accademia non dovrà solamente fermarsi nelle classiche e tradizionali questioni della bioetica, ma c’è un disegno umanistico che in qualche modo si apre. Quindi è indispensabile considerare le implicazioni sociali, economiche e anche ecologiche, perché la vita sia buona per tutti, in particolare per i più deboli”.
Viene poi ribadita una parte, nel nuovo Statuto, dove si sottolinea che l’attività scientifica della Pontificia Accademia per la Vita dovrà mantenere uno stretto collegamento con gli organismi mediante i quali la Chiesa è presente nel mondo delle scienze biomediche, offrendo la propria collaborazione ai medici e ai ricercatori, “anche non cattolici e non cristiani, che riconoscono, come fondamento morale essenziale della scienza e dell’arte medica la dignità dell’uomo e l’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale”. Questo quindi viene ribadito…
“L’orizzonte umanistico che ha a cuore il primato della dignità dell’uomo e della donna resta saldamente il cardine attorno a cui ruota l’attività di ricerca, come anche il coinvolgimento degli scienziati delle diverse aree religiose e culturali. Sarà una delle preoccupazioni che abbiamo davanti: coinvolgere anche studiosi non cattolici, ad esempio ortodossi, anglicani, protestanti, ma anche ebrei o induisti, buddisti, musulmani, i quali, all’interno di questa prospettiva umanistica, collaborino assieme per percorrere quelle delicatissime frontiere che decidono il futuro stesso dell’umanità, come ad esempio la questione del genoma, delle biotecnologie, della robotica…”
Il presupposto è dunque che si riconosca come fondamento l’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale…
“Non c’è dubbio. Tale orizzonte resta la condizione sine qua non per un dialogo effettivo e ravvicinato. L’Accademia vuole offrire il suo contributo per sostenere la ricerca in quella visione umanistica, che già in passato ha visto la Chiesa nel cuore stesso del processo scientifico. Credo che la volontà del Papa sia quella di non restare chiusi nel chiuso del proprio perimetro, ma di entrare nel cuore della società umana con quel patrimonio di ispirazione che permette di offrire un contributo positivo”.