Amoris Laetitia – Prospettive pastorali

Le famiglie, si afferma nell’Esortazione Amoris Laetitia, sono soggetto e non solo oggetto di evangelizzazione. Sono chiamate a comunicare al mondo «il Vangelo della famiglia» come risposta al profondo bisogno di familiarità, iscritto nel cuore della persona umana e della società. Il Papa parla anche della responsabilità dei ministri ordinati e sottolinea che a loro «manca spesso una formazione adeguata per trattare i complessi problemi attuali delle famiglie» (n. 202).

Un punto particolare merita attenzione: l’accompagnamento dei fidanzati sino alla celebrazione del sacramento e nei primi passi della nuova vita familiare.

Il Papa esorta all’accompagnamento anche delle persone abbandonate, di quelle separate o divorziate, dei figli che vivono situazioni conflittuali: «Il divorzio è un male… Il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite» (n. 246). Si accenna ai matrimoni misti e alle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale, ribadendo il rispetto nei loro confronti e il rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e di ogni forma di aggressione.

ACCOMPAGNARE, DISCERNERE, INTEGRARE

Cap. VIII – L’invito è alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono a quello che il Signore propone, assumendo lo sguardo di Gesù e lo stile di Dio, espresso nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi incontri. La Chiesa «non manca di valorizzare “gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più” al suo insegnamento sul matrimonio» (n. 292). L’orizzonte dell’intera Esortazione è quello della misericordia. C’è bisogno di una Chiesa di misericordia che accompagni e integri tutti. Il discernimento è teso a cogliere nelle diverse situazioni «familiari i segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio» (n. 294).

L’indicazione, che il testo offre, è semplice e diretta. Tre verbi che costituiscono un unico itinerario: accompagnare, discernere, integrare, interpellano tutta la comunità. In questa linea il Papa esorta a «discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate» (n. 299). Il testo si riferisce alle sette forme di esclusione: incarico di padrino, lettore, ministro straordinario dell’Eucaristia, insegnante di religione, catechista per la prima Comunione e la cresima, membro del consiglio pastorale diocesano e parrocchiale, testimone di nozze (sconsigliato, ma non impedito). I divorziati risposati «non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo. Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli…» (n. 299).

Papa Francesco ribadisce che «Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno… Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (n. 307).

 

Cap. IX – È dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, «fatta di migliaia di gesti reali e concreti» (n. 315). Nel paragrafo conclusivo il Papa esorta: «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare !… Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (n. 325).