Nuova strategia per la difesa della vita

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di Mirosław Tykfer

Papa Francesco ha voluto nell’ambito della curia romana che si rinnovi l’Accademia per la Vita. Quel’è lo scopo di questo rinnovamento?

Papa Francesco ha voluto che la riforma della Curia riguardasse anche l’Accademia per la Vita perché continuasse, come sempre, ad impegnarsi per la difesa e la promozione del valore della vita umana dal suo concepimento sino alla morte naturale. Ma allargandone l’orizzonte. Ci troviamo, infatti, a doverci confrontare con nuove sfide. “Mi riferisco – scrive il Papa nella lettera con cui mi nomina – alle nuove sfide che riguardano la cura della dignità della persona nelle diverse età della vita, la cura del reciproco sostegno fra i generi e le generazioni, la difesa del singolo essere umano da ogni forma di strumentalizzazione economica, la promozione di una qualità della vita umana coerente con i valori spirituali della persona”. Ed esorta ad avere coraggio nel dialogare per difendere in ogni modo la vita. Nella Lettera scrive: ‘‘E’ un impegno prioritario percorrere tali frontiere, accettando la dialettica del confronto, senza temerne le inevitabili asprezze. In gioco è pur sempre l’amore per l’uomo vulnerabile e, al tempo stesso, desideroso di parole e di testimonianza che lo riscattino dalla sfiducia e dalla rassegnazione. Chinarsi sulle ferite dell’uomo, per comprenderle, curarle e guarirle è il compito di una Chiesa non pavida e fiduciosa, capace di abitare anche i luoghi della tensione e del conflitto come un “ospedale da campo”, appunto, che vive la sua missione di salvezza e guarigione anche là dove la vita degli esseri umani è in molti modi minacciata dalle nuove culture della competizione e dello scarto”.

Fin ora si pensava alla difesa della vita nei termini abbastanza stretti cioè mettendo l’accento sul problema dell’aborto, in vitro e l’eutanasia. Non ne sembra che allargamento del discorso indebolisca la strategia?

Penso che sia vero esattamente il contrario. Riusciremo a difendere in maniera efficace l’intangibilità della vita umana, dal concepimento sino alla morte naturale, riusciremo a sconfiggere gli esiti ideologici della teoria del gender, ci opporremo agli esiti disumani dell’utero in affitto e della manipolazione genetica, se allargheremo l’orizzonte della bioetica che non riguarda solo alcuni aspetti della medicina o della biologia, ma l’intera vita umana. Certo, non trascureremo in nessun modo i temi per così dire “tradizionali”, a cui lei ha accennato. Ma oggi è urgente intervenire sul tema della manipolazione genetica, e stiamo preparando un apposito convegno su questo. Anche la questione del fine vita deve essere affrontato in tutte le sue dimensioni. E’ pronto un congresso mondiale sulle cure palliative. C’è infine il grande tema dell’invasione della tecnica che deve vedere l’Accademia in prima linea nel difendere il primato della persona umana, sempre.

Ho dei dubbi che questo allargamento aiuti a difendere meglio la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale.

Papa Francesco chiede che venga ripreso in maniera ancor più chiara lo spirito della Gaudium et Spes, alla cui stesura San Giovanni Paolo II prese parte attiva. Il Papa ci invita ad avere una grande simpatia per l’umanità e per gli uomini. In un mondo segnato da sofferenze e ingiustizie, dobbiamo riscoprirci come medici amorevoli. E’ ovvio che il medico deve sapere quali sono le malattie e deve anche farlo presente ai malati… Ma poi il suo impegno è aiutare a guarire. Certo, si debbono pronunciare anche dei “no” – ad esempio: no all’aborto, no all’eutanasia, ma anche no alla schiavitù, alla guerra, alla violenza – e deve essere chiaro che l’orizzonte è quello dei numerosissimi “sì” alla vita, all’umano, alla speranza, all’amore. Direi che la Chiesa stessa deve vivere il grande “si” a prendersi essa stessa cura della crescita di tutti i suoi figli, nessuno escluso. L’Accademia perciò sosterrà il valore di ogni persona umana in tutte le sue età e in tutte le condizioni. Come si può sostenere la vita, ad esempio, se gli anziani vengono lasciati da soli? Oppure se si lasciamo morire i bambini nel mare Mediterraneo senza fare nulla? O se si sostiene la pena di morte o si giustifica la guerra? San Giovanni Paulo II anche in questo punto è un maestro indiscusso e resta per noi una stella polare. La vita non è un universale astratto. La vita sono le persone umane dal concepimento alla morte naturale. Oggi, la Chiesa è forse l’unica in grado di essere maestra piena della vita.

Soltanto adesso possiamo capire il vero e proprio significato dell’enciclica Laudato sì con l’accento messo sul dono della vita. Si capisce anche meglio lo scopo di essa.

Si la vita entra anche nel versante della creazione che è il grande dono che Dio ha fatto all’umanità perché fosse la casa comune di tutti. Lo ha scritto san Giovanni Paolo II, lo ha ripetuto Benedetto XVI. Papa Francesco ha portato come a compimento questo magistero con l’enciclica Laudato sì. L’Accademia per la Vita è chiamata a percorrere anche questa frontiera che già San Giovanni Paolo II individuò come “ecologia umana”. E’ la terza grande sfida che il mondo contemporaneo deve affrontare e che la Chiesa ha il compito di illuminare. C’è anzitutto la sfida del pericolo nucleare, c’è poi quella ecologica e infine, la terza, quella antropologica. Queste tre sfide – a differenza di tutte quellle del passato – possono distruggere l’intera vita nel pianeta. L’Accademia per la Vita non può non affrontare anche queste enormi sfide.

Ma non è una strategia troppo astratta e ambiziosa? Sia veramente efficace?

Ci troviamo di fronte a sfide che fanno tremare i polsi. Ma non possiamo non essere audaci e anche creativi, proprio per ché ci troviamo di fronte a sfide che possono distruggere l’intera umanità. Se posso permettermi un paragone: siamo di fronte alla possibilità – per la prima volta nella storia umana – che la pagina biblica del “diluvio” possa realizzarsi, alla lettera. La Chiesa, che è madre e maestra di tutta l’umanità non può stare a guardare. C’è una enorme responsabilità di fronte all’intera famiglia umana. Certo, la sfida è enorme e proprio per questo è necessaria una rinnovata riflessione, anche teologica. Come pure un nuovo dialogo tra la fede e la scienza, tra tecnica e morale, tra credenti e non credenti. Faccio un solo esempio: bisogna riflettere sulla teologia della creazione in maniera rinnovata rispetto alle nuove prospettive culturali. I testi biblici possono illuminare non poco le questioni relative alle questioni ecologiche e antropologiche. Papa Francesco invita a fare un passo avanti. Penso sia importante una riflessione più approfondita sulla responsabilità che Dio ha dato all’alleanza dell’uomo e della donna sia per la cura del creato che per la cura delle generazioni. Ma non vado oltre su questo.

L’Accademia ha invitato a collaborazione i ripresentanti ecumenici e di altre religioni. Alcuni promotori del movimento pro life sono preoccupati che la testimonianza della Chiesa si indebolisca a causa di questo invito. E’ ovvio che ci sono le differenze tra i cattolici ed altre confessioni e religioni a questo punto.

Di fronte alle grandi sfide di oggi è indispensabile che la Chiesa dialoghi con tutti, a qualunque tradizione appartengano, ovviamente per cercare e difendere la verità sulla vita umana. L’Accademia per rendere ancor più chiara e percorribile questa prospettiva – ovviamente tenendo ben salda la barra sulla vita – ha accolto al suo interno qualche membro (si tratta di qualche unità) di altre tradizioni. La scelta è caduta su coloro che comunque hanno manifestato un saldo sostegno nella difesa della vita umana. Per costoro – anche se in qualche punto si trova qualche diversità – è chiaro comunque che il bene dell’uomo deve essere indiscusso: tutti sono concordi nel difendere la vita. Ma la presenza di qualche membro non cattolico è utile per poter parlare il più ampiamente possibile del valore della vita umana. Dobbiamo essere consapevoli che le alleanze in questo caso sono indispensabili. Ne va della sopravvivenza della stessa umanità.

L’obiettivo di questa strategia è impressionante. Però è raggiungibile?

Se posso permettermi un paragone è la stessa strategia di San Giovani Paolo II quando convocò nel 1986 ad Assisi i responsabili delle grandi religioni mondiali per invocare la Pace. Erano in disaccordo su molte cose di fede, ma concordi nel chiedere la pace. Chissà cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato lo “Spirito di Assisi”. E non posso dimenticare che subito dopo la preghiera per la Pace che si tenne a Varsavia il 1 settembre del 1989 per ricordare i cinquanta anni dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, cadde il muro di Berlino. Per chi crede, la preghiera è sempre efficace. La strada del dialogo, che San Giovanni Paolo II ha percorso e difeso, mi ha spinto a fare almeno un piccolo passo anche con l’Accademia. Sulla via del dialogo possiamo fare molto per raggiungere l’obbiettivo della difesa della vita in tutte le sue età e in tutte le culture e religioni. E’ ovvio che il dialogo impone di non svendere il Vangelo. Per me è molto chiaro che la Chiesa cattolica non può compromettere la verità rivelata. Deve però allargare l’alleanza per rispondere meglio alla responsabilità che il Signore ci ha affidato per difendere la vita di tutti gli uomini e in tutte le condizioni.

Questa alleanza sembra promettente però crea anche il pericolo di indebolimento della dottrina della Chiesa. Alcuni sostengono che l’Accademia liberalizza l’insegnamento tradizionale.

Questa affermazione è assolutamente falsa e calunniosa. L’Accademia – come ho già detto – difende la vita sempre, senza se e senza ma. Semmai, l’Accademia è ancor più impegnata a difendere il Vangelo della Vita in tutti i suoi momenti e in tutte le sue condizioni. L’Accademia chiede a tutti di essere sempre “pro life”. Non si può infatti essere “pro life” solo per alcuni momenti della vita; non si può essere “pro life” contro l’aborto e tacere di fronte alla nuova strage degli anziani che si sta ormai attuando nelle nostre società; non si può essere “pro life” contro l’eutanasia e poi tacere di fronte alle chiusure delle frontiere lasciando che coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame muoiano durante la fuga. Su questi terreni dobbiamo allargare le alleanze. Questo si! Tantissimi sono coloro che possono difendere la vita assieme a noi. Nel mondo ci sono sette miliardi di persone, i cattolici sono solo poco più di un miliardo. Ecco, l’Accademia vuole coinvolgere nella difesa della vita anche gli altri sei miliardi di persone! Qualcuno ha attaccato l’Accademia per aver accolto tra i suoi membri un anglicano indicato dall’Arcivescovo di Canterbury come suo rappresentante. Ho già chiarito altrove circa il problema di una sua affermazione sull’aborto avvenuta in un dibattito contro un professore che era un deciso propugnatore dell’aborto. E’ una frase che non condividiamo. Ma questo scienziato, che vuole comunque difendere la vita, è tra coloro che contrastano in maniera efficacissima l’eutanasia, in maniera totalmente consonante con la Chiesa cattolica. L’Accademia fa suo l’invito di san Giovanni Paolo II quando esortava ad andare “duc in altum”. Certo, il mare ha anche onde pericolose. Ma chiunque aiuta a sostenere la vita è benvenuto. Non abbiamo paura! Sappiamo difendere molto bene il Vangelo della vita!

In Polonia girano le voci che l’Accademia ha creato la commissione che reinterpreti l’enciclica Humanae Vitae

E’ una opinione totalmente falsa! Chi l’ha fatta dovrebbe andare a chiedere perdono perché dice il falso. Invece, sono convinto che bisogna riprendere in mano l’intuizione che ebbe Paulo VI, che il cardinale Wojtyla fece sua e che Giovanni Paulo II difese. Paolo VI aveva intuito il problema, ossia l’eclisse della responsabilità della generazione. La profezia di Paolo VI va ripresa e approfondita. Oggi ne vediamo ancor più la sua forza. Anzitutto sono state smentiti gli allarmi dei profeti di sventura, grazie a Dio la popolazione è cresciuta, ma il problema si sta ponendo oggi vista la crisi demografica in Occidente e vista anche la crisi tra le generazioni. E’ un tema che va ripreso e riproposto in maniera ancor più ampia.

Il tema molto pericoloso che entra nel campo della difesa della vita è la teoria di gender. Che ne pensa Lei?

Gli esiti ideologici della teoria di gender, che non era ancora così elaborata nei tempi di Paolo VI, mostrano l’arretramento della cultura contemporanea che non riesce a comprendere il valore della diversità uomo-donna e la responsabilità che tale diversità ha per la storia umana. Questa dottrina che è al cuore della rivelazione cristiana deve essere riproposta con forza alla società contemporanea. Sì, le nostre società occidentali sono spinte a scegliere il “neutro” perché fanno fatica a comprendere il valore e il dono che significa la diversità uomo-donna per la continuazione della creazione e delle generazioni. La Chiesa oggi deve aiutare la società a comprendere il valore della differenza sessuale, e non solo per la famiglia ma per l’intera società. E’ cioè indispensabile andare oltre il maschilismo e anche oltre il femminismo per intravedere una nuova alleanza tra l’uomo e la donna. La scelta del neutro è una pura follia. Ma dobbiamo trovare le parole per convincere. Per questo oggi la Chiesa deve riscoprire la sua responsabilità materna verso la società contemporanea. Nel Congresso che l’Accademia avrà nel prossimo ottobre, che sarà aperto dal Papa, si tratterà anche di questo tema. Non solo difenderemo la differenza ma cercheremo che la cultura contemporanea comprenda il ritardo che sta vivendo in questo campo. La Chiesa ha una grande sapienza. E oggi deve scegliere di essere – come disse papa Giovanni all’inizio del Concilio – Mater et Magistra, Madre e Maestra. E’ importante che la Chiesa riscopra questa doppia missione: Madre e Maestra. Due dimensioni inseparabili, come è inseparabile la dottrina dalla pastorale. E’ una grande missione e un grande compito. Anche la Polonia saprà affrontare queste sfide come già in passato ha saputo fare.

(da Przewodnik Katolicki)