Notte di Natale 2010

Notte di Natale 2010

Care sorelle e cari fratelli,

il Vangelo del Natale inizia con il decreto di Cesare di fare un censimento dei cittadini dell’impero. E’ per questo decreto che Giuseppe si reca a Betlemme per farsi registrare. Fa pensare che anche la fine della vita di Gesù deve confrontarsi con Cesare, quando i Giudei dicono a Pilato: “se tu lasci libero costui, non sei amico di Cesare”(Gv 19,22). La vita di Gesù è un confronto con la grandezza umana, con la potenza degli uomini. Da una parte l’Cesare, l’imperatore, e dall’altra, prima un bambino e poi un condannato. Eppure questo Bambino e condannato è il vero Cesare, il vero Signore della storia. Non molti secoli fa, l’Occidente cristiano, colpito dalla forza della nascita di questo bambino e considerandola come il principio della rigenerazione del mondo, contò gli anni cominciando appunto dal Natale. Ancora oggi continuiamo a dividere la storia in “prima” e “dopo Cristo”, convinti che quel Bambino è il Salvatore, non altri, non altro. Purtroppo è facile oggi oscurare il Natale: basta lasciarlo assorbire dalle luci passeggere e continuare ad affidare la vita ad altri “signori” i quali, appunto, comandano sulla nostra vita. Spesso si festeggia il Natale senza neppure ricordando il festeggiato. Un esempio limite. Nel Regno Unito, la scorsa settimana, sono stati distribuiti 330.000 diari scolastici, a spese della Unione Europea, senza neppure ricordare il Natale. I curatori si sono scusati dicendo che non lo hanno fatto di proposito. Ma il problema è esattamente questo: la totale dimenticanza.
Eppure quel Bambino è il Signore venuto per liberarci dal male e per inaugurare un regno nuovo. Con Gesù, tutto cambia. Lo aveva predetto il profeta: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. E continua: “Perché un bambino è nato per noi…e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, principe della pace”. Oggi è nato il “principe della pace”. Certo, non è nato nella capitale dell’impero, ma in una cittadina di periferia, e neppure in una casa, ma in una stalla, e non ha le apparenze di un forte, bensì di un bambino, il più debole tra tutte le creature. Sembra tutto capovolto: da una parte Cesare Augusto a Roma, dall’altra un bambino in una stalla di Betlemme. Eppure il natale di questo bambino diventa l’unico senso della storia. Tutto è costruito in funzione di questo.
Ecco perché un antico cristiano, Efrem il Siro, chiamava il Natale: il giorno “amico degli uomini”. E cantava: “Il Natale ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova con il bambino ch’è nato… Sa che la natura non potrebbe farne a meno; come Gesù, il Natale viene in aiuto degli uomini in pericolo… Sia dunque anche quest’anno simile a te, porti la pace tra il cielo e la terra”. Sia il Natale di quest’anno un Natale “amico”. Ne abbiamo bisogno. Sono passati i primi dieci anni del Millennio; sono stati anni difficili, talora drammatici. La crisi economica purtroppo continua; sembra anzi allungare la sua ombra. E’ facile allora lasciarsi prendere dalla rassegnazione e ancor più dal ripiegamento su se stessi. Insomma, la difesa del proprio particolare diviene sempre la regola di vita per tutti. Ma in tal modo soccombiamo alla crisi.
Ecco però il Natale. Questa notte l’angelo ci dice: “Non temete!” Sì, non abbiate paura, non rassegnatevi, non rinchiudetevi in voi stessi. “Ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide è nato per voi in Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. Chi avrebbe mai potuto immaginare che Dio sarebbe sceso sulla terra e apparso come un bambino, il più debole tra tutte le creature? Cari amici, Dio appare debole perché emergesse in tutta la sua forza l’Amore, quello con la lettera maiuscola, l’Amore allo stato puro, ossia l’amore gratuito, che non chiede la reciprocità, anzi, che chiede di amare i propri nemici e che giunge sino a dare la propria vita per gli altri. Il Natale parla di questo Amore. Lascia il cielo per venire tra noi, ma noi non lo accogliamo: “non c’è posto nella locanda”. Resta ugualmente e si contenta di una stalla pur di starci vicino. Il mistero del Natale è la manifestazione dell’amore di Dio per noi. In un mondo in cui crediamo di poter comprare tutto, il Natale ci parla di dono, di gratuità.
Quel Bambino, adagiato in una mangiatoia, non sa neppure parlare, anche se è la Parola incarnata. L’unica cosa che sa fare è piangere, come fanno tutti i bambini appena nati. Così dice quel tenero canto: “Dormi, non piangere, Gesù diletto”. Il pianto di Gesù Bambino è un pianto implorante; è quello dei bambini che ancora oggi sono sfruttati e violentati; è il pianto degli anziani, abbandonati ed esclusi dalla vita; l’altro giorno, vistando i malati in ospedale, ben quattro anziani mi hanno detto che volevano restare li perché altrimenti starebbero stati soli. Il pianto di Gesù è anche quello degli stranieri che implorano accoglienza e di coloro che continuano ad avere fame e sete nonostante che in altre parti del mondo il cibo e l’acqua si sprechino; è il pianto degli oppressi dalle guerre e dalle ingiustizie; è il pianto dei disperati e degli angosciati del nostro mondo ricco. Ed è anche il pianto di quegli operai che hanno già perso il lavoro e di quelli che rischiano di perderlo, e sono centinaia di migliaia… In questi giorni ho potuto toccare con mano quanto profonda sia l’implorazione di questi padri e madri di famiglia, lavoratori che vedono il loro domani messo in pericolo!
Il Natale inizia di qui, cari amici, dall’ascolto di questo pianto, dei tanti pianti del mondo di oggi, di quelli vicini e di quelli lontani. Il Bambino di Betlemme, a nome di tutti, chiede più amore, più impegno, più solidarietà, più visione, più creatività. E’ di qui che parte il Natale. Lo raccolgo in un “segno”: il pranzo di Natale per i poveri che si terrà domani qui in cattedrale. Circa trecento poveri, piccoli e grandi, italiani e stranieri, cattolici e non cattolici, prenderanno parte al pranzo di Natale in cattedrale. E’ un “segno” per dire che il Natale è vero. E’ Natale quando ai poveri viene mostrato l’amore gratuito di Gesù. Voi sapete che la mensa per i poveri, posta nel convento di San Martino, è aperta tutti i giorni dell’anno, eccetto il giorno di Natale, quando il pranzo viene preparato davanti all’altare. E’ per sottolineare, con la concretezza dell’amore, che il Natale è davvero “amico”, amico di tutti e particolarmente di chi è più povero. Care sorelle e cari fratelli, accogliamo il Bambino nel nostro cuore e rinasceremo all’amore. Il Natale è la rinascita dell’amore nei nostri cuori e tra tutti.

LA MESSA DEL GIORNO DI NATALE A NARNI