Natale 2010 – Celebrazione di fine anno

Care sorelle e cari fratelli,

abbiamo aperto questa celebrazione con il dono che il Sindaco e il Presidente della Provincia hanno offerto alla Diocesi. Questo dono, carissimo Sindaco e carissimo Presidente della Provincia, sottolinea da parte vostra il particolare legame che unisce la Città alla Chiesa. E’ una consuetudine che, nella sua semplicità, si arricchisce ancor più inserendo questo gesto nella celebrazione del tradizionale Te Deum per ringraziare il Signore per l’anno trascorso e per implorare la benedizione per l’anno che viene. La Parola di Dio che apre questa Liturgia di festa per la Madre di Dio riporta la benedizione su Israele: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia”. Sono parole di benedizione che vogliamo rivolgere alla nostra città di Terni e alle città di questa nostra terra mentre sta per iniziare il nuovo anno. Sì, il Signore benedica Terni e la custodisca, benedica questa nostra terra e la preservi dal male. Nei giorni scorsi, soprattutto nelle diverse celebrazioni di Natale negli stabilimenti, abbiamo parlato e riflettuto sulla difficile situazione che stiamo attraversando. E abbiamo chiesto l’aiuto di Dio. L’anno passato è stato davvero difficile, e non solo per noi. La crisi attanaglia tutti. Questa sera chiediamo a Dio che benedica noi tutti perché il tempo della crisi possa significare non un momento di sconfitta ma di rinascita. Non possiamo rassegnarci; significherebbe il declino. Abbiamo bisogno di un entusiasmo nuovo, di una creatività effettiva, di una solidarietà più robusta, di un pensiero sulla Città e sul suo futuro, di innovazione e dinamicità. Altrimenti rischiamo di giungere al termine del prossimo anno più deboli di come vi stiamo entrando. C’è bisogno di un più robusto impegno comune.
La stessa fede cristiana ci spinge a non rassegnarci. Il mistero del natale è mistero di rinascita, è invito pressante a non vivere per noi stessi. L’Eucarestia che ogni domenica celebriamo – che non è altro che un Natale che continua – ci impegna a spezzare la nostra vita e a versare il nostro sangue per il bene di tutti. L’Eucarestia è appunto pane spezzato e vino versato. E noi che ci comunichiamo del pane e del vino consacrati siamo chiamati a spezzarci e a versarci per gli altri. L’Eucarestia non è stata istituita per essere conservata nel tabernacolo. E se così accade è per ricordarci che in quell’Ostia c’è Gesù che dona la sua vita per tutti. L’adorazione che questa sera faremo al termine della Liturgia è proprio memoria di questa offerta. E comunque il fatto che il vino consacrato non si conserva sta a dire che dobbiamo versare tutto il nostro sangue per il bene di tutti.
E’ in questa prospettiva che, pur con tutti nostri limiti e le nostre imperfezioni, continuiamo a impegnarci per la vita della Città. Per noi cristiani è parte della nostra fede. Lo dicemmo pubblicamente nell’incontro del 14 giugno del 2008 e non abbiamo più cessato di ripeterlo a noi stessi a alla Città. Certo, è una prospettiva che deve maturare ancora molto nella coscienza dell’intera comunità ecclesiale, tuttavia ringraziamo il Signore per i frutti che già abbiamo gustato. Come non ringraziare il Signore per i frutti avuti sia a livello regionale che nazionale? Le otto diocesi dell’Umbria stanno riflettendo con impegno sul bene comune della Regione; e le stesse Settimane Sociali della Chiesa Italiana celebrate lo scorso ottobre a Reggio Calabria hanno sentito l’influsso di quanto avvenuto nella nostra Diocesi. Chiediamo al Signore il dono dello Spirito Santo perché, mentre illumina le nostre menti, ci dia anche il calore della passione per cambiare la vita nostra e delle nostre Città. Sì, c’è bisogno di più pensiero e di più passione. Chiediamolo al Spirito di Dio all’inizio di questo nuovo anno.
In questa celebrazione sento il bisogno di ringraziare il Signore per quanto sta avvenendo nella catechesi. E’ da qualche anno che assistiamo, con preoccupazione e purtroppo anche con qualche rassegnazione, al degrado della vita dei nostri ragazzi. L’ho già scritto nella Lettera Pastorale “Lasciate che vengano a me. I nostri ragazzi e la fede” e non mi ripeto. Il Signore tuttavia ci ha aiutato a vincere la paura e ad essere più audaci. In questi ultimi due mesi stiamo vedendo, parroci e genitori, bambini e comunità parrocchiali, che comprendono sempre più la scelta non tanto di preparare i ragazzi ai Sacramenti quanto di farne dei cristiani. Vogliamo che i nostri ragazzi scelgano Gesù e non si lascino rubare il cuore e la vita da ideali vuoti e pericolosi. Come non gioire nel vedere genitori e figli venire assieme all’Eucarestia della Domenica? Si riscopre così la centralità del Giorno del Signore e della festa. E questo mentre rende più chiara la vita della Comunità cristiana, porta un giovamento notevole alla qualità della vita della stessa Città. Sì, cari amici, questa nuova impostazione risponde alla logica della iniziazione cristiana ed anche al bisogno di una vita cittadina più bella, più degna. E’ singolare che proprio oggi, un gruppo di mamme lavoratrici del commercio, mi scrivono chiedendo aiuto perché le domeniche siano giorni di festa anche per loro con i figli. Come non dare loro ragione? Riprenderò un impegno che avevo già preso e che purtroppo si è rallentato.
Ogni domenica siamo invitati a lasciare i nostri affari, come fecero quei pastori, e recarci a Betlemme per vedere quel Bambino che la Maria e la Chiesa continuano a mostrarci. Di qui nascono visioni nuove ed energie nuove. Scrive il Vangelo: “i pastori se ne tornarono lodando e glorificando Dio per tutto quello che avevano visto e udito”. Care sorelle e cari fratelli, lasciamoci ispirare da questa pagina evangelica, apriamo la mente e il cuore alle visioni di pace che ci dona. Solo se abbiamo nei nostri occhi questa visione larga potremo amare la vita nostra e delle nostre Città. Ogni ripiegamento su se stessi isterilisce le menti e inaridisce i cuori. La Chiesa oggi ci chiede di allargare lo sguardo e il cuore sul mondo. Come sapete, è ormai una tradizione che il primo gennaio si celebri la giornata della pace. La indisse nel 1968 Paolo VI, con grande lungimiranza. E da allora, ogni anno, viene celebrata con un apposito messaggio. Benedetto XVI richiama un tema prezioso: “Libertà religiosa, via per la pace”. Il papa chiede anzitutto di pregare per quei cristiani che, in varie parti del mondo, sono perseguitati sino alla morte. Le cifre sono impressionanti. Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi ben 253 cristiani impegnati nella pastorale e nell’ultimo anno ben 23. Questa sera è tra noi don Paolino, prete della Nigeria che offre il suo aiuto nella parrocchia di Santa Maria del Carmelo. E’ stato parroco proprio nella parrocchia di Jos, una città della Nigeria, dove sono state fatte esplodere nella Messa della notte di Natale alcune bombe che hanno ucciso decine di fedeli. Ho parlato ieri con il vescovo Ignazio, un caro amico, dicendogli che questa sera avremmo pregato per lui e per la sua Chiesa. E così facciamo.
E c’è poi un anniversario che il Papa ricorda e che noi umbri siamo chiamati a celebrare con gratitudine. Il prossimo anno si ricorda il venticinquesimo anniversario di quella storica preghiera per la pace, indetta da Giovanni Paolo II ad Assisi, con i rappresentanti delle Chiese cristiane e delle grandi religioni mondiali. E’ stato un evento che ha segnato la vita della Chiesa e del mondo. Tante persone di diverse fedi e culture si unirono per invocare dall’Alto la pace. In quella giornata, care sorelle e cari fratelli, c’era una visione grande di pace per il mondo. Lo disse al termine della giornata lo stesso Giovanni Paolo II: “insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace”. Ho avuto la gioia di partecipare a quell’incontro e di avere organizzato assieme agli amici di Sant’Egidio un e vento analogo ogni anno in diverse città del mondo. E’ stato come un lungo pellegrinaggio, che continua ancora oggi, e che domani sera troverà una piccola eco anche a Terni nella chiesa di san Francesco.
Care sorelle e cari fratelli, questa sera ringraziamo il Signore per i tanti doni che ci ha riservati nell’anno appena trascorso, ma gli presentiamo anche le angosce e le tristezze di tanti nostri fratelli e sorelle che vedono il loro domani ancora buio. Chiediamo a Dio che diradi le nebbie e che illumini e riscaldi il cuore di noi tutti. Sì, il Signore riscaldi il mio cuore e quello di noi tutti che partecipiamo questa Eucarestia, e riscaldi anche il cuore di tutti coloro che sono responsabili delle diverse istituzioni della città e del mondo perché con coraggio e audacia possiamo ritrovarci per immaginare e realizzare il domani della nostra Città e quello del mondo. Lo Spirito del Signore che tutto può vinca ogni tristezza e ogni rassegnazione e ci renda operatori di pace e di giustizia.