Monsignor Paglia a Leggermente: “Mai lasciare soli chi soffre”

LECCO – Né delegare a una legge, né fare finta di nulla evitando dì parlarne. E’ il messaggio lanciato da Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, durante l’incontro dedicato al tema del fine vita promosso all’interno della rassegna Leggermente, organizzata da Confcommercio Lecco e quest’anno dedicata al tema del confine.

A dialogare con il vescovo, autore del libro “Sorella Morte. La dignità del vivere e del morire”, è stato il giornalista lecchese Luigi Geninazzi, per anni inviato dell’Avvenire. La serata di lunedì, è stata aperta dai saluti dell’ex presidente di Confcommercio Lecco, Peppino Ciresa, che ha anche donato a Monsignor Paglia il volume dei Promessi Sposi a fumetti realizzato dalla Teka Edizioni.

“Il suo è un libro molto interessante ma anche inquietante, perché la morte è un tema che imbarazza persino quando ci tocca sul personale”, ha esordito Geninazzi che ha chiesto subito al vescovo l’origine dell’opera.

“Il libro nasce da un atteggiamento di sdegno di fronte all’idea che sia possibile affidare allo Stato il compito di stabilire, in poche righe rigide, i criteri per decidere sul fine vita – ha spiegato Monsignor Paglia – Mi chiedevo: perché questo atteggiamento crudele? Come fa una legge a decidere su casi diversi tra loro? Perché si corre per questo e non per alleviare il peso delle famiglie che hanno cari che soffrono? Poi ho superato la rabbia e sono passato al dialogo e alla riflessione. Ho voluto approfondire e capire anche le scelte di altri Stati, come Belgio e Olanda”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E ha aggiunto: “E’ indispensabile parlare di morte e di scelte. Evitando questo tema non lo eliminiamo certo dalla nostra esistenza! Anche noi preti non parliamo più di morte e nei funerali siamo sbrigativi… Diciamo: ‘Ti devi rassegnare, non avere paura..’ Ma non scherziamo! Sentiamo assurdità anche da molti sacerdoti, come quando qualcuno per giustificare la morte di un piccolo dice ‘Dio ha preso questo bambino perché gli serviva un angelo’. Ma che padre è un Dio così?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi Monsignor Paglia è tornato sulla urgenza di una legge: “Ho paura quando lo Stato interviene su temi così delicati! Capisco che ci sia una logica nello stabilire una norma anche per evitare il far west o che le decisioni vengano prese singolarmente dai giudici. Ma mi preoccupa la confusione che sento fare quando si mischiano casi e questioni diverse. E poi metto alcuni paletti: sull’eutanasia lo Stato non deve mai intervenire. Detto questo ho celebrato e celebrerò sempre il funerale di chi si toglie la vita, perché voglio dare una risposta alla domanda personale di affetto e ricerca, sapendo che anche io come sacerdote sono arrivato tardi”.

Poi ha affrontato la questione Dat: “Anche questo è un discorso complesso. Siamo tutti d’accordo sull’evitare l’accanimento terapeutico, ma bisogna stare attenti a non dare ad alcune parole un valore di obbligo assoluto: il medico non può essere ridotto a macchina che esegue e basta. Scrivere prima le proprie volontà è utile, però non deve eliminare il circolo virtuoso che deve esserci tra malato, medici, parenti, amici…”. Per poi aggiungere un concetto fondamentale: “A fare paura sono dolore e sofferenza, ma attenti a pensare al mistero della morte ragionando come fossimo dei ‘Padreterni’. Stiamo costruendo una società della solitudine, una società che ti scarta. Voglio invece ribadire che la vita è dignitosa quando è accompagnata e quando senti la vicinanza di qualcuno: servono corresponsabilità e relazioni, occorre riscoprire la bellezza dello stare insieme e dell’aiutarsi. La solitudine è brutta sempre, quando si accompagna a indebolimento diventa drammatica. Ecco perché, ragionando sul fine vita, dico che il tema è far capire che l’uomo non è solo. Se io ti tengo la mano, non sei solo quando muori! La morte diventa sorella se io e te siamo fratelli in quel momento”.

(da Lecco Notizie)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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