Missione

Ottobre è il “mese missionario”. E molte sono le iniziative di preghiera, di riflessione e di raccolte di aiuti. E’ quanto mai opportuno. La spinta missionaria sembra attutirsi. E non a caso. Sembra infatti prevalere sempre più il ripiegarsi su se stessi, sui propri piccoli orizzonti. E scompare quel sogno di universalità che ha caratterizzato la Chiesa fin dalle sue origini, a partire da Gesù stesso. Egli, prima di salire al cielo, ha comandato agli apostoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”( Mc 16,15). Poche ma chiare parole che descrivono la vocazione della Chiesa. Per Gesù nessun uomo e nessuna donna, a qualsiasi popolo o cultura appartengono, è escluso dalla predicazione del Vangelo. Potremmo dire che tutti hanno il diritto di riceverlo e, di conseguenza, i cristiani hanno il dovere di comunicarlo. Sin dal giorno della prima Pentecoste gli apostoli hanno iniziato a comunicare il Vangelo ai rappresentanti dei diversi popoli della terra. Da allora, di secolo in secolo, la Parola di Dio è stata predicata sulle vie dell’intero pianeta. Nel primo millennio il Vangelo è arrivato in Italia e poi fino al Nord dell’Europa, quindi in Russia, in India e perfino in Cina. Nel secondo millennio l’impegno missionario dei cristiani si è diretto verso le Americhe e ancora di nuovo in India e in Cina: è l’epoca delle grandi scoperte geografiche. Infine, nei due ultimi secoli, è stata la volta dell’Africa, dove la Chiesa continua a crescere ancora oggi. Ci sono stati limiti e manchevolezze in questa azione missionaria, pensiamo all’epoca coloniale. Tuttavia la predicazione dei missionari ha portato uno straordinario arricchimento del patrimonio spirituale e umano del mondo, basti pensare alla affermazione della centralità della persona umana nella società e nello stesso tempo alla prospettiva universale della salvezza. Potremmo dire che i cristiani sono stati i primi ad avviare una vera e propria globalizzazione della fraternità tra tutti i popoli. Per i cristiani tutti i popoli, pur avendo ciascuno le proprie tradizioni e la propria identità, sono legati da un comune destino: quello dell’unità della famiglia umana che nasce dall’unica paternità di Dio. Più questo pensiero viene accolto, più è benefico per l’intera umanità. Il grande teologo gesuita Henrì De Lubac diceva: “Solo il cristianesimo afferma insieme, indissolubilmente, un destino trascendente per l’uomo e un destino comune per l’umanità. Tutta la storia del mondo è preparazione di questo destino”. Siamo entrati nel terzo millennio della missione cristiana. Nuove sfide sono davanti a noi. C’è anzitutto quella di riproporre il Vangelo nei nostri paesi di antica cristianità. Molti si sono allontanati dal Signore, molti si sono lasciati sedurre dal secolarismo. E’ indispensabile che il Vangelo torni a trasformare i cuori. C’è bisogno di cristiani che si lascino travolgere dall’urgenza di portare l’annuncio dell’amore. L’Occidente, che è stato fecondato dalla predicazione evangelica, è oggi malato di individualismo, di solitudine, di disinteresse per gli altri. E si sta spegnendo. C’è poi il grande mondo dei paesi ove il Vangelo deve essere ancora comunicato. E le comunità cristiane sono spesso in minoranza. Per di più in molti paesi sembra acuirsi la difficoltà di vivere da cristiani perché vittime di ostilità e anche di persecuzione. C’è bisogno di aiutare di più queste comunità, di pregare per loro, di proteggerle. In questo mese di ottobre è utile riflettere sul compito che Gesù ha lasciato alla Chiesa di comunicare il Vangelo a tutti, a partire dai nostri vicini sino ai più lontani. Si tratta di raccogliere tutti attorno all’unico Padre che sta nei cieli.