Messa Crismale – Pasqua 2002

Messa Crismale - Pasqua 2002

Carissimi sorelle e fratelli tutti,


permettetemi di rivolgermi anzitutto ai sacerdoti con le parole conclusive della Lettera del Papa: “Io vi auguro di vivere nella pace del cuore, in profonda comunione tra voi, con il Vescovo e con le vostre comunità, questo giorno santissimo in cui ricordiamo, con l’istituzione dell’Eucarestia, la nostra “nascita” sacerdotale”. Con questo augurio viviamo, cari sacerdoti e diaconi, questa santa liturgia crismale che manifesta in modo così singolare la nostra comunione. L’Ordine sacro ci coinvolge così profondamente da accomunarci in una singolare fraternità. Certo è possibile ferirla, questa fraternità. Ferirla con le nostre doppiezze, le nostre ambiguità, il nostro parlare sciocco, le nostre dimenticanze; mai, tuttavia, cancellarla. Vorrei dire che nei nostri stessi cromosomi c’è un bisogno di fraternità sacerdotale. Un vescovo pregava così per i suoi sacerdoti: “Spirito del Signore, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra e capaci di misericordia per tutte le debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l’olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza…liberali dalla paura di non farcela più…Dal loro cuore si sprigioni audacia di tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa risplendere di gioia i loro corpi”.


Cari sacerdoti, ringraziamo il Signore per tutti i suoi doni e per la nostra comunione. In questi due anni che sono qui l’ho vista crescere, e prego perché si solidifichi e si irrobustisca. Tanta parte del nostro ministero e della nostra stessa vita dipende da come viviamo la fraternità tra noi. La rinnovazione delle promesse sacerdotali vorrei fosse carica di questa comunione. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di sacerdoti santi. E la santità non è definita dal corretto adempimento del proprio dovere, o da cose nuove da inventare; essa consiste nell’audacia della perfezione, come dice Gesù: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli!”


Care sorelle e cari fratelli, che questa sera ci siamo radunati attorno all’altare per questa celebrazione Crismale. Lasciate che la immagini come quella cena di Betania, narrata nei Vangeli di Matteo, Marco e Giovanni, quando quella donna si avvicinò a Gesù versando su di lui un olio profumato. I tre gli evangelisti pongono questo episodio immediatamente prima della Passione. Ebbene, vorrei che la nostra Chiesa fosse come quella donna la quale, prima dei tre giorni santi, esagerò nell’amore. Forse dobbiamo comprendere cosa vuol dire per noi versare l’olio sul corpo di Gesù da un vaso prezioso. Tuttavia una cosa vedo con certezza: non possiamo più indugiare nelle abitudini di sempre. Ci è chiesto di sciogliere le nostre rigidità come quella donna scioglieva i suoi capelli, ci vien chiesto di abbracciare con calore il corpo di questa Chiesa diocesana superando quella naturale sclerosi pastorale, ci vien chiesto di servire con generosità e passione il Vangelo lasciandoci alle spalle quel modo scettico e sufficiente dei discepoli di quella sera. Lasciamoci travolgere almeno un poco dall’amore esagerato di quella donna!


Ho voluto che prendessero parte a questa celebrazione eucaristica i membri dei consigli pastorali parrocchiali perché fosse ancor più manifesta la verità, la bellezza e la ricchezza della Chiesa diocesana, di questa Chiesa che ho imparato ad amare sempre più e che con passione, compresi anche i miei limiti, voglio servire sino in fondo. Sento rivolte a me, in prima persona, le parole di Paolo a Timoteo: “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”(2 Tm 4, 2).


Care sorelle e cari fratelli, vorrei comunicare a tutti quel fuoco che sento bruciare dentro di me per questa nostra Chiesa. E’ un fuoco – qualcuno potrebbe dire che è un “fuoco di paglia”, e forse lo è, qualche altro un po’ più scettico potrebbe chiamarlo “le fissazioni del vescovo” – che tuttavia non mi rende né pago né tranquillo. C’è in me come una passione che non mi fa né tacere né fermare finché in tutte le parrocchie e in tutte le comunità ecclesiali, anzi nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, Gesù sia conosciuto e amato. E’ questa la ragione profonda della Lettera Pastorale sulla Eucarestia. Vi confesso che sono assillato, potrei dire anche angosciato, perché la Messa, soprattutto la Messa della domenica, non sia una delle tante cose che facciamo. No, la Messa non è uno degli impegni, non è una delle azioni che siamo chiamati a fare, magari anche la più importante. La Messa è l’unica cosa che dobbiamo fare. E mi spiego. Il Vaticano II, nella Costituzione sulla Liturgia, afferma che l’essenza dell’Eucaristica è, anzitutto e soprattutto, rendere presente in mezzo a noi il mistero della Pasqua, ossia la morte e la risurrezione del Signore. Questo mistero è il centro della salvezza. E’ il mistero che Gesù aspettava, è l’ora per la quale è venuto. Rendere presente quest’ora, pertanto, è la ragione stessa della Chiesa. E il Concilio può dire: “Ogni celebrazione liturgica, appunto perché opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra in senso eminente, la cui efficacia non è raggiunta allo stesso titolo e allo stesso grado da nessun’altra azione della Chiesa”.


La celebrazione dell’eucarestia, quella domenicale soprattutto, è “l’azione” della Chiesa, quella che le consente di esprimersi al massimo della sua essenza, della sua forza, della sua missione. L’Eucarestia è il momento di congiunzione tra la terra e il cielo. E’ l’ultima azione della Chiesa sulla terra, è il “culmine” della storia umana (e di quella personale di ciascuno di noi) e quindi la “fonte” del paradiso. Care sorelle e cari fratelli, dobbiamo tutti prendere sempre più coscienza che oltre l’assemblea eucaristica noi, intendo dire la Chiesa, non abbiamo null’altro. So bene – e il Vaticano II ce lo ricorda – che l’azione della Chiesa non si esaurisce nell’assemblea liturgica della domenica. Ma quest’affermazione è intesa nel senso che tutto quel che precede deve prepararla, e tutto quel che segue, da essa deve come sgorgare. Sì, l’assemblea eucaristica non è una delle azioni che dobbiamo compiere, è il regno di Dio nel quale veniamo coinvolti. E il Paradiso cos’è se non una liturgia continua? Potremmo quindi dire: ciascuno vivrà il Paradiso così come vive la liturgia eucaristica! Ecco. Ora comprendo cosa vuol dire per me, per te, per noi, versare l’olio prezioso e cospargerlo sul corpo di Gesù! Vuol dire mettere tutto il nostro amore e tutte le nostre energie, tutta la nostra passione e tutta la nostra amorevole creatività, per vivere appieno il mistero della Pasqua nelle assemblee eucaristiche domenicali.


Sì, l’intera nostra vita è dedicata a cospargere di olio profumato il corpo di Cristo, ossia a vivere l’Eucarestia. Questa sera vorrei esprimere questa passione per il corpo di Cristo donando a ciascuna parrocchia un copri-leggio prezioso. E’ un piccolo segno che vuole come sorreggere, in ogni parrocchia, quel “rotolo” da cui Gesù iniziò la sua predicazione a Nazareth. E gli olii santi che questa sera benediremo e consegneremo siano di sostegno e di aiuto perché la nostra Chiesa continui il suo cammino verso la santità.