«L’arte della preghiera», i Salmi commentati dal vescovo Paglia

E’appena uscito «L’arte della preghiera. La compagnia dei salmi nei momenti difficili» (Edizioni Terra Santa) il nuovo libro di monsignor Vincenzo Paglia, una delle figure più note dell’episcopato italiano. Già vescovo di Terni, poi arcivescovo, è attualmente presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. È membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e della Congregazione delle Cause dei Santi. Consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, per il suo impegno per la pace ha ricevuto il premio Gandhi dall’Unesco, il premio Madre Teresa dal governo albanese e il premio Ibrahim Rugova dal governo del Kosovo. Giornalista e scrittore, è autore di saggi di carattere religioso e sociale tradotti in varie lingue.

Scrive nell’introduzione l’autore: «Pregare è forse il discorso più urgente. Non tanto il discorso sulla preghiera, quanto lo spirito di preghiera: alzare gli occhi verso l’Alto. Lo è da sempre. Ma in questo tempo, mentre siamo come precipitati all’improvviso “in una valle oscura”, è davvero urgente alzare gli occhi in “Alto” e sperare che qualcuno ascolti e intervenga. Abbiamo bisogno di aiuto. Ci siamo scoperti tutti fragili e limitati di fronte a un nemico invisibile e presente, impalpabile e certo, che ha assunto il volto possibile di ogni persona che incontriamo, di ogni relazione e rapporto, persino di quelli più intimi e familiari. Tutti abbiamo avuto paura, e l’abbiamo ancora, nessuno escluso: c’è una sproporzione enorme tra la capacità della morte di distruggerci e la nostra incapacità di difenderci. È un’angoscia che squarcia il cielo e che, possiamo dire, turba anche la quiete di Dio. Tutto il pianeta ne è avvolto. Vorrei dire, persino Dio, dal momento che nulla di noi gli è estraneo. Un altro Dio non esiste. E tutti speriamo in un futuro nuovo».

Ecco il contesto in cui nasce questo libro, un volume di commento ai salmi della Bibbia, in parte già presentati ma, spiega monsignor Paglia «profondamente rimeditati e rielaborati nei mesi scorsi, mentre eravamo costretti a restare a casa a causa della pandemia del coronavirus. Sono state giornate e settimane difficili. Hanno sollevato interrogativi e domande cruciali attorno al presente e al futuro, alla qualità dello sviluppo e alla debolezza nella malattia, al senso della vita e a quello della morte». E aggiunge: « Il Salterio è un preziosissimo scrigno di sapienza per cominciare – o ricominciare – a pregare. I salmi sono parole di carne. Nei salmi c’è l’intera vita: dal seno materno alla nascita, dalla giovinezza alla vecchiaia. Nei salmi c’è il lavoro, il riposo, i sensi di colpa, le grida nella malattia e nel dolore, ma anche la gratitudine, la gioia, la meraviglia. I salmi mostrano le profondità̀ nascoste del cuore umano, e insegnano a pregare non solo per sé stessi, ma per l’intera creazione, accogliendo Dio per riversarlo sul mondo. Certo, è un rapporto asimmetrico, che porta la creatura a salire in alto, e il Signore a chinarsi premurosamente su di lei, ma la relazione è calda, intensa: talvolta, è una discussione a suon di imprecazioni e gelosie; talaltra, è una supplica struggente; altre volte ancora, è lode universale. Mai sono monologhi, i salmi. Sono sempre un dialogo tra un Tu che risponde e un io che chiede. «L’arte della preghiera non richiede l’apprendimento di regole astratte. A pregare si impara pregando». In sintonia con questa convinzione, monsignor Paglia invita chi crede e chi non crede a superare l’afasia del nostro tempo incerto, per ritrovare nei salmi le parole più intime e appassionate di un dialogo con l’Eterno.

CORRIERE DELLA SERA