La lezione di Dora e il diritto dei vecchi a essere ascoltati

Dora, l’anziana di Camaiore che vorrebbe vivere a casa l’ultimo tratto della sua vita, non è la sola né l’unica. Chi visita le case private o le residenze per anziani lo sa benissimo: tutti vorremmo invecchiare a casa nostra. Quando si mette a tema la riflessione sulle RSA, non è raro che la reazione sia di mettersi sulla difensiva: non è colpa mia, non è colpa di nessuno, ci sono tante situazioni in cui la residenza assistita è assolutamente necessaria.

Trovare una strada

La vicenda di Dora, al contrario, ci permette di capire anzitutto che il problema non è cercare i colpevoli: è trovare una strada, una soluzione perché la casa sia sempre un luogo possibile per vivere la propria vecchiaia. È una questione di civiltà. E, non solo per l’Italia, un cambio di cultura da avviare. Sono lieto che il governo abbia approvato la settimana scorsa un Disegno di Legge Delega per la riforma del sistema di assistenza agli anziani, che mette al centro il sostegno delle cure domiciliari. Un bel traguardo, culmine di un lungo cammino che iniziò nella scorsa legislatura con la Commissione che ho l’onore di presiedere.

Libertà e costrizione

La signora Dora ci mostra che non è vero che l’istituto per anziani sia inevitabile e necessario destino. Lei una casa ce l’ha, chi la assiste lo farebbe anche al ritorno dall’ospedale. Il problema di Dora è che non ha voce. O meglio, ce l’ha e parla ma non è ascoltata. Quando si invecchia, la voce si indebolisce. Ma c’è, non possiamo fingere di non sentirla. Uno dei diritti più violati dei vecchi è non essere ascoltati. Quando dicono che vorrebbero vivere a casa, scatta un pensiero che si ammanta di valore: noi, per il tuo bene, ti portiamo nella casa di riposo. E, magari, li si dichiara «dementi» e quindi incapaci di giudizio. Una società che spesso idolatra le libertà, costringe gli anziani alla volontà altrui.

Cominciamo da Dora

Papa Francesco ha parlato spesso, anche a proposito degli anziani, di una triste «cultura dello scarto». A Dora e a tanti anziani non manca una casa, manca essere ascoltati da una società che si è fatta sempre più sorda e pronta a scartare ciò che appare consumato. Le soluzioni ci sono. Dobbiamo volerle. È però indispensabile costruire una nuova cultura, una mentalità diversa che sappia vedere nella fragilità una forza e un appello al rispetto e alla responsabilità della cura. Abbiamo pubblicato una Carta dei Diritti degli anziani e dei doveri della società che fa da architrave della nuova legge. Noi anziani possiamo finalmente vivere a casa i nostri ultimi anni di vita. E possiamo iniziare anche da Dora.

(Corriere della sera – 28 marzo 2023)