Invito al pellegrinaggio delle famiglie

Prendere per mano figli e nipoti è uno dei gesti più belli e intensi che ci è dato di compiere.

L’azione dice anzitutto attenzione e riconoscimento: “Tu ci sei e sei importante per me, non sei uno qualunque, non un estraneo cui a mala pena si offre un saluto distante”.

In secondo luogo prendere per mano una persona afferma il nostro metterci in gioco per lui, il desiderio di non rimanere staccato dalla sua vicenda, di non rimanere indifferente ai suoi passi e alla sua vita. Prendersi per mano significa compagnia e complicità: “Io sono con te, non ti mollo, non ti lascio andare, puoi contare su di me!”.

Infine prendere per mano un bambino esprime con forza la responsabilità educativa che caratterizza ogni genitore, ogni nonno, ogni educatore: “Fidati di me! Camminiamo insieme sulla strada della vita, non avere paura di seguire i miei passi che sono certi per l’esperienza accumulata mia e delle infinite generazioni che ci precedono”.

Anche gran parte della trasmissione della fede alle nuove generazioni avviene con questo gesto. Quanti genitori e quanti nonni, senza troppe spiegazioni, prendono per mano figli e nipoti e li portano in chiesa e si fanno guardare da loro, mentre pregano e affidano la loro esistenza al Padre. Quando entriamo in chiesa e ci mettiamo in ginocchio i ragazzi ci guardano, e senza parola alcuna diciamo loro con chiarezza davanti a Chi, solo, val la pena inchinarsi e Chi, solo, merita di essere il Signore della nostra vita.

Per questo motivo invito tutti voi lettori a prendere per mano i vostri familiari e portarli con voi a Roma il 26 e 27 ottobre prossimi al Pellegrinaggio Mondiale delle Famiglie. Una grande occasione per incontrare Papa  Francesco e rinnovare con lui la nostra fede.

A piazza San Pietro ci saranno decine di migliaia di famiglie: coppie di sposi e genitori, bambini e ragazzi, anziani e nonni. Il sagrato, soprattutto, vedrà molte centinaia di anziani e bambini attorno al Papa, per mostrare la fecondità dello scambio delle generazioni e la ricchezza di chi il mondo invece troppo spesso relega ai margini perché non ancora o non più produttivo.

Non abbiate paura di prendere per mano i vostri familiari e di portarli a Roma con voi. Anche così li aiuterete a sentirsi in cammino, pellegrini verso il Regno del Dio di Gesù, inseriti in quel popolo che si chiama Chiesa che in queste occasioni eccezionali mostra la sua vastità e internazionalità.

Probabilmente qualche piccolino si addormenterà sulle vostre ginocchia a metà della manifestazione: non preoccupatevi, se dorme è perché si sente al sicuro, perché si sa tenuto per mano da chi gli vuole bene e non lo abbandona.

Forse ci sarà da battagliare con qualche adolescente che non ne vorrà sapere del vostro invito e che guarderà con fastidio la vostra mano tesa; non ritiratela, perché quando si cresce è dono prezioso avere qualcuno e qualcosa contro cui opporsi per diventare grandi. La vostra insistenza sarà occasione di porsi una domanda forte che interpella: “Perché mia nonna ci tiene tanto? Cosa c’è a Roma di così tanto importante per la mia vita?”.

Infine benedite e ringraziate il Signore se i vostri cari su Via della Conciliazione prenderanno un passo un po’ troppo celere per voi e, alla fine della giornata, vi faranno male le gambe. È segno che avete lavorato bene, che il tesoro della vita è consegnato e in buone mani.

 

Per condividere insieme questo intreccio fecondo di mani, aspetto anche voi a Roma a fine ottobre.