L’Umbria e la spiritualità

Intervista con il Giornale dell'Umbria

di Arnaldo Casali

“A mio avviso, il problema spirituale che tutti noi sentiamo di più è quello della necessità di uno scatto della spiritualità, di un’accentuazione di una dimensione etica e morale della vita, che vuol dire combattere ogni chiusura e ogni egoismo per allargare il cuore e la mente da ciò che è altro da sé”. Così  la pensa con monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni Narni Amelia e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, con cui abbiamo parlato  della situazione religiosa in Umbria, dei problemi da affrontare e delle prospettive per il futuro della regione.

Quale è, a suo giudizio, la situazione dell’Umbria a livello spirituale?

“L’Umbria non ha problemi particolari slegati dal contesto internazionale, anzi, probabilmente nell’Umbria si possono sentire – proprio per la sua storia e la sua tradizione – in modo anche acuto i problemi che travagliano il nostro pianeta. Penso per un verso al dramma della guerra: il Papa ha detto che si sta facendo “guerra alla Pace”. Qui in Umbria la tradizione spirituale va da San Benedetto a San Francesco e allora dobbiamo lavorare tutti perché trionfino la pace e il dialogo in ogni luogo, a partire da quello in cui viviamo. Perché è nel nostro cuore che nasce la vera pace quando riusciamo ad  abbattere i nostri pregiudizi e le nostre piccole e grandi intolleranze. Più che il terrorismo, il grande pericolo che coinvolge i paesi più avanzati è quello di chiudersi in sé stessi per difendersi dai drammi enormi che ci sono nel mondo intero, ma anche le contraddizioni di una società opulenta come la nostra”.

Lei è Presidente della Consulta Regionale per i Problemi sociali, del Lavoro, la Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Umbra.

“Ho voluto raccogliere lunedì 16 dicembre i politici, amministratori e responsabili della cosa pubblica per una riflessione spirituale su “spiritualità e politica”, perché mentre la gran parte della gente è concentrata su sé stessa al punto di costringere anche il potere verso l’interesse personale o di parte, io credo che ci sia bisogno di una rinascita del bene comune come dimensione prioritaria anche nella vita dell’amministrazione. E questo comporta un cambiamento di attitudine, di attenzioni, di sforzo e di preoccupazioni, anzi direi della stessa vita. Non credo che dobbiamo temere di dire che dobbiamo essere al servizio di tutti. Può sembrare un moralismo desueto, ma a mio avviso è un ri-orientare la propria vita, sopratutto quando abbiamo responsabilità di ordine pubblico. Ecco, in questo non bisogna operare per esserci, ma esserci per operare”.

Lo scorso marzo lei ha consegnato alla Presidente Lorenzetti il contributo – elaborato dalla consulta da lei presieduta –  per il nuovo Statuto della Regione.

“I diritti fondamentali della persona, la sussidarietà e la solidarietà sono i tre principi-guida che dovrebbero ispirare il nuovo statuto della Regione. Abbiamo presentato il nostro documento con grande umiltà  e grande responsabilità, poiché lo Statuto è un momento fondativo della Regione e propone un’azione di governo meno invasiva, cioè consapevole del suo limite rispetto agli altri ambiti di organizzazione della società (economia, scienza religione). In questo quadro si auspica un sistema di governo che rafforzi la capacità  decisionale del presidente della Regione, ed un consiglio con una forte tutela dei poteri dell’opposizione”.

Lei ha dato tre indicazioni su cui lavorare nel nuovo anno: la Domenica, il Vangelo e i poveri.

« La Domenica è il giorno che ci deve salvare dalla schiavitù dei ritmi convulsi della vita e la celebrazione dell’Eucarestia nel cuore della domenica ci indica quale deve essere la prospettiva di un giorno di grande libertà, dell’incontro con Dio e con i fratelli, quindi la domenica non è un precetto, è la vita, ed è stata forse abbandonata proprio perché vissuta come un obbligo. Il Vangelo per chi crede è un energia incredibile, per chi non crede è un fondamento per essere migliori, per questo ne ho voluto regalare una copia a tutti i ternani. Sono convinto che questo piccolo libro in realtà è una grande parola di libertà, che può cambiare la vita del nostro tempo e renderla più umana e felice. Dalla domenica e dal Vangelo sgorga automaticamente l’amore per i più poveri, che se per lo Stato e per le istituzioni civili sono un caso sociale a cui venire incontro, per noi cristiani sono membri a pieno titolo della nostra famiglia, quindi una parte essenziale della vita cristiana. I poveri che vanno aiutati sono le persone cercano cibo e compagnia nelle mense della Caritas, sono le ragazze di strada schiavizzate, sul cui recupero la Chiesa Umbra è particolarmente attiva con vari progetti, ma anche gli anziani abbandonati a sé stessi, con il risultato di un numero sempre crescente di suicidi nel nostro territorio”.

Su cosa, a suo parere, secondo lei in Umbria si sta già lavorando bene e quello su cui invece bisogna focalizzare l’attenzione?

“E’ importante coniugare la propria particolarità con la dimensione della regione, la regione con l’Europa e l’Europa con il mondo. E’ la capacità spirituale – ma anche culturale – di coniugare questi orizzonti, che sono un po’ come le onde all’interno di un lago: se si muove si muove tutto, altrimenti è solo uno stagno senz’acqua. Rafforzare questa prospettiva è una questione che riguarda la religione, la morale, la vita civile, la vita politica e amministrativa, la vita di ciascuno di noi”.

da Il Giornale dell’Umbria del 27 gennaio 2003

ALTRE INTERVISTE A MONSIGNOR PAGLIA

PRIMA DELL’ARRIVO A TERNI – marzo 2000 (da Adesso n.16)

UN ANNO A TERNI  – aprile 2001  (da Adesso n.25)

DUE ANNI A TERNI – aprile 2002

LA GMG di TORONTO – agosto 2002