Intervista al Maurizio Costanzo Show

Intervista al Maurizio Costanzo Show

dal “Maurizio Costanzo Show”

di Maurizio Costanzo


Come è nata la Comunità di Sant’Egidio?

 


“Quando io sono arrivato, nel 1970, era un piccolo gruppo di ragazzi del Liceo Virgilio di Roma, guidati da Andrea Riccardi, che andavano al cinodromo, nelle baracche. C’erano 80000 baraccati provenienti dal sud e loro li aiutavano facendo giocare i bambini, aiutandoli a leggere il Vangelo. Piano piano quel piccolo gruppo è diventato una comunità diffusa in 60 paesi del mondo”.


 


Come avete fatto?


 


“Non lo so. Non avremmo mai creduto una cosa simile. Noi pensavamo di restare a Roma. Ma il Vangelo non ha confini…”


 


Il suo nuovo libro si chiama “Le parole della fede”. Quali sono queste parole?


 


“Ho cercato di parlare oggi della fede di sempre, cercando di ridare a queste parole un contesto”.


 


Per esempio?


 


“Il Paradiso, per esempio. Se pensiamo che è solo dopo cominciamo male.  Dobbiamo capire che il Paradiso è qui, e ognuno è responsabile. Se pensiamo alla guerra in Iraq, per esempio: lì stiamo costruendo l’inferno”.


 


Lei è stato il primo sacerdote ad entrare nell’Albania comunista. Come accadde?


 


“In Albania il dittatore voleva che fosse proibito ogni segno o riferimento religioso. Il pensiero che c’era un paese che aveva bisogno di aiuto e si trovava a soli 60 chilometri di distanza mi ha indotto a partire. Ma sono voluto partire con il colletto e il mio vestito da prete. Era una cosa così strana che all’aeroporto i soldati mi guardavano come un marziano. Chiesi di vedere il responsabile del partito. Accettarono, ma l’incontro fu organizzato di notte e con la condizione che indossassi abiti civili. Un amico mi prestò una cravatta, che tra l’altro era anche rossa! Il giorno dopo il Presidente mi invitò a parlare con lui, questa volta di giorno”.


 


La vocazione, quando l’ha sentita?


 


“Sin da bambino. Mi piaceva la messa, vedere la gente radunata insieme a pregare”


 


Ci sono cose che non vorremmo mai più, come le urla di quel sudcoreano. Ci siamo ridotti a parlare di decapitazioni come fossero tamponamenti…


 


“Mi fa paura l’idea che si possa trasformare il cristianesimo in una devozione imbelle, che porti a rassegnarsi al male. Dobbiamo reagire perché il mondo non si abitui alle atrocità”.


 


Non dobbiamo abitarci alle decapitazioni


 


“Come non dobbiamo abituarci agli attentati, alle guerre. C’è bisogno di una grande rivoluzione morale”.


 


Queste cose si dicono, ma come si può passare ai fatti?


 


“Basta capire che la felicità si può trovare solo nella comunione. Uno può avere tutto, ma se è solo è triste. La felicità che quando ci si può legare in un rapporto di amicizia e di stima con un altro.


 


Ci regali un pensiero per l’estate

 

“Ho un pensiero fisso. Crescere dentro la mia coscienza. Io invito tutti a leggere il Vangelo, un lievito di sapienza, capace di renderci più felici e più forti”.