Intervento all’inaugurazione del Museo diocesano

Intervento all'inaugurazione del Museo diocesano

Dopo la visita che ha fatto all’ex Siri alla mostra di Ridolfi, lei, ministro Rutelli, viene qui, in un altro luogo della stessa città; perché una cosa vorrei sottolineare: a Terni il legame tra la Chiesa e la città è un legame indissolubile, forte e stabile, e proprio questo museo diocesano che lei oggi inaugura è frutto di un circuito virtuoso che qui si è instaurato tra le istituzioni religiose e quelle civili, e non è un caso che ora con il sindaco di Narni Bigaroni firmeremo un documento perché i beni culturali di tutta la città siano guidati congiuntamente da Comune e Diocesi. E’ una cosa particolarmente significativa, in un momento in cui bisogna sottolineare tutto quello che unisce per allontanare false idee di laicità e  rivendicazioni particolaristiche: la vera laicità è la concordia delle diverse culture per il bene del paese e della città, rivendicazioni particolaristiche; perché la vera laicità è la concordia di diverse culture per il bene di un paese, e in questo caso di una città e delle altre città. Questo è quello che viviamo nel nostro piccolo microcosmo, ma che ci sembra significativo per tutto il paese. Ugualmente c’è un circuito virtuoso con il ministero: quello che abbiamo realizzato è stato fatto grazie ad un contatto diretto con i vari dipartimenti, quello dei beni librari, che sia a Narni e ad Amelia avranno un impatto notevole di riorganizzazioni degli archivi e delle biblioteche. Particolarmente significativo, nel centenario di Brandi, intitolare a lui l’istituto centrale di restauro, per aiutare i paesi dell’Est a custodire, a promuovere e a restaurare i beni artistici dei loro paesi. Un altro significativo accordo è con la direzione del cinema per la seconda edizione del Festival del cinema interreligioso, che ha avuto un lodevole successo lo scorso anno. E la presenza anche di Zanussi, che ha terminato il suo film Il sole nero negli stabilimenti  di Papigno è un nuovo, ulteriore legame che si declina anche in altre realizzazioni e a me piace sottolinearne una: appena ha visto il quadro di Di Stasio il ministro Rutelli lo ha riconosciuto subito, così come le opere di Russo e degli altri artisti presenti nel museo. Perché qui abbiamo voluto realizzare una rinnovata circolarità con la committenza ecclesiastica, e con pittori, scultori, architetti, siamo riusciti a realizzare complessi particolarmente significativi. Per questo sono lieto questa sera per questa visita che tiene conto di tutte le realtà, compreso l’impegno della Carit che sta dietro tanti di questi restauri nelle nostre piccole città e nei nostri piccoli paesi.


La presidente Lorenzetti si inquieta quando diciamo che l’Umbria è come un quartiere di Roma, perché c’è una ricchezza così vasta, che siamo almeno cinque Rome! Abbiamo un patrimonio artistico incredibilmente diffuso, per questo credo che la sua visita qui nel sud dell’Umbria, in uno di quei territori dove non c’è una concentrazione come Assisi e Perugia, ma dove il patrimonio artistico è come un tessuto diffuso che rende preziosa questa dimensione del nostro paese. E per me è una gioia particolare poterla ricevere in questa terra per porre anche la firma all’inizio di questo museo diocesano, di cui vediamo solo il primo piano (realizzato, per altro, con il contributo di Arcus), del quale il ministero dei beni culturali è parte importante.


L’ultima volta ci siamo visti, con Francesco Rutelli, a Santa Maria in Trastevere. Ricordo che quando lasciai la parrocchia per venire a fare il vescovo a Terni l’allora sindaco di Roma mi disse: “Don Vincé, ma come hai fatto a lasciare questa basilica bellissima?”. “Perché voglio rendere Terni bella come Santa Maria in Trastevere. E io credo che ci siamo riusciti.

Il museo diocesano non vuole essere solo un museo conservativo, ma ha l’ambizione di dialogare anche con l’arte contemporanea. Pochi giorni fa abbiamo un incontro con venti artisti dialogando su questo tema singolare, del cosa voglia dire per un artista imbattersi con la dimensione del sacro. Qui rubo un intervento al maestro Di Stasio, quando con una riflessione ardita ha detto: incontrarmi con il limite dell’oggetto religioso mi ha aperto orizzonti sconosciuti. Sarei rimasto da solo se non mi fossi  incontrato con questa dimensione dell’arte sacra”.