Inaugurazione Cattedra Gaudium et spes: padre O’Malley (Georgetown University), “occorre guardare alla famiglia, oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e ombre”
Ci siamo dimenticati che il Vaticano II ha inaugurato una fase davvero nuova? A partire da questo interrogativo – la risposta è “sì, molti ambienti lo hanno dimenticato” – padre John O’Malley, gesuita, docente alla Georgetown University, storico del Vaticano II, ha sviluppato la sua analisi sull’attualità della Gaudium et spes, nella lectio magistralis sul tema “Attualità della Gaudium et Spes” all’inaugurazione dell’omonima Cattedra presso l’Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, alla presenza di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, e di diversi ambasciatori presso la Santa Sede.
In apertura dell’atto accademico mons. Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Giovanni Paolo II, ha notato come “il Concilio Vaticano II sia la matrice più feconda per il lavoro che il Papa ci affida”. Mons. Pierangelo Sequeri, preside dell’Istituto, ha rilevato che la Cattedra “non è un corso in più ma promuove una teologia pastorale del matrimonio e della famiglia per una rinnovata presenza della Chiesa”. Padre O’Malley ha ricordato che “con il Vaticano II inizia l’era dei documenti pastorali e propositivi e terminano due millenni di Concili che hanno prodotto ‘canoni’ cioè regole e prescrizioni. Il nuovo stile produce una sostanziale novità nel rapporto tra Chiesa e mondo, che vive di dialogo e non più di opposizione”. “I segni dei tempi richiedono di guardare al mondo e alle sue necessità reali, per scendere dai ghiacciai dell’astrazione e rispondere alle necessità reali delle vite umane. Tale preoccupazione ha animato i due recenti Sinodi sulla famiglia, come si evince nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Come noto, i Sinodi e l’esortazione sono di impulso per la attuale nuova fase di vita dell’Istituto Giovanni Paolo II”. Infine, il gesuita ha ricordato il mandato assegnato da Papa Francesco all’Istituto Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Summa Familiae Cura, “quando scrive che dobbiamo essere interpreti consapevoli e appassionati della sapienza della fede in un contesto nel quale gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali, nella loro vita affettiva e familiare; pertanto occorre guardare, con intelletto d’amore e con saggio realismo, alla realtà della famiglia, oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre”.