Funerale di Franco Mariani

Funerale di Franco Mariani

Care sorelle e cari fratelli,


 


in tanti siamo venuti qui per dare il nostro ultimo saluto a Franco. E’ tornato, qui, nella sua Chiesa, quella che tante volte lo ha visto entrare, che lo ha accolto con amore e che ha come accompagnato e custodito le sue preghiere a Dio per la famiglia, per i cari defunti, per lui stesso, per gli amici. Franco torna oggi per l’ultima volta prima di iniziare il tratto di strada che lo separa dalle porte del paradiso. Potremmo dire che è la sua ultima stazione, Santa Maria Regina prima di raggiungere quella Gerusalemme del cielo che ci è stata descritta dal libro dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato. Siamo in tanti a salutarlo. E siamo assieme a Daniela, la sua amata sposa, con Ornella, Simona e Giulio, le figlie e il figlio per i quali Franco ha speso la vita e il suo lavoro. Questa volta, a differenza delle tante volte in  cui lui entrava quasi timido in questa chiesa, come a non voler farsi notare troppo, oggi siamo noi a circondarlo con amore e a pregare per lui perché il Signore lo accolga tra le sua braccia e Maria, la Regina del cielo, o copra con il suo manto di pace. Anche i vescovi dell’Umbria, quando hanno appreso questa ulteriore tragedia abbattutasi sulla nostra comunità, mi hanno incaricato di porgere anzitutto a voi cari familiari le loro condoglianze e l’assicurazione della loro preghiera.


Perdere il marito e il padre è sempre doloroso, ma perderlo in questo modo è ancor più amaro. Noi tutti, cara Daniela, Ornella, Simona e Giulio, ci stringiamo a voi. Franco – e voi la sapete bene – era conosciuto da tutti e da tutti davvero ben voluto. La sua scomparsa ci lascia turbati e tristi. Voi compagni di lavoro non potrete più sentirete il saluto che vi aveva promesso di darvi dall’altra parte della ferrovia fra tre mesi quando sarebbe andato in pensione. Non avete più un amico caro. Ma se è così per voi e per noi, quanta è più amara la sua scomparsa per voi cari familiari! Per questo vogliamo starvi accanto, vogliamo accompagnare il vostro dolore e dirvi tutto il nostro affetto. Per voi, i giorni passati sono stati e sono duri e davvero difficili. E al dramma per la perdita di Franco si sono aggiunte anche le sofferenze per la poca pietà di questi giorni, per questo lungo venerdì santo. Sul Golgota, sotto la croce, c’erano la madre e il giovane discepolo e poi Giuseppe d’Arimatea che lo calò dalla croce e avvolse in un lenzuolo. Per Franco neppure questo.


C’era però Gesù. Sì Gesù stava accanto a lui e gli sta ancora accanto. Il Vangelo che abbiamo ascoltato – quello della morte e della risurrezione – ci apre uno spiraglio per intuire qualcosa sugli ultimi giorni di Franco e sulla vita che ora lo attende. In quel tragico venerdì, c’era Gesù accanto a lui, e c’era come compagno di una morte tragica. Per Franco il Golgota è stato il luogo di lavoro e la sua morte è stata ingiusta come quella di quel lontano venerdì santo. Ricordo che quel venerdì mattino, quando ho appreso la triste notizia, immediatamente ho pensato che la stazione era il Golgota di Franco e le rotaie la sua croce. E per noi di Terni era come due volte Venerdì Santo. Sì, con la morte di Franco, ancora una volta, un innocente, un lavoratore onesto, veniva sacrificato e sacrificato ingiustamente e crudelmente proprio sul luogo di lavoro. Più che la sua vita, più che la sua dignità di lavoratore, son valse altre ragioni. E’ un’ingiustizia che grida davanti a Dio e vorrei che l’urlo sia ascoltato anche dagli uomini. E’ il grido di Gesù sulla croce che continua anche in questa ingiusta morte. Sì, la morte di Franco è un grido che risuona perché venga finalmente spezzata la terribile catena di morti sul lavoro. Non possiamo più tollerare quanto continua ad accadere. Non possiamo più assistere impotenti a tali tragedie. Il luogo di lavoro non può essere trasformato in una sorta di fabbrica di vedove e di orfani. Certo può esserci qualche tragedia che avviene casualmente. Ma la lunga catena che continua a mietere vittime innocenti sul lavoro non si è innestata per caso. Essa è il frutto di una cultura di morte che affonda le radici nel primato assoluto del guadagno, dell’interesse e del profitto sulla vita umana e sulla dignità delle persone. E la morte di Franco, avvenuta proprio il venerdì santo, chiede a tutti noi un sussulto spirituale e morale. Lo chiede a tutti, nessuno escluso. E sento urgente, care sorelle e cari fratelli, che tutti ci impegniamo in maniera molto più robusta perché si affermi la giustizia e la pietà, perché ci sia il rispetto per tutti e l’amore soprattutto per chi è più debole e bisognoso. E il luogo del lavoro sia luogo per vivere e non per morire. La necessaria fatica che è legata al lavoro e l’indispensabile abnegazione che è parte della vita, non possono tuttavia renderlo un calvario di morte.

Il Vangelo della morte e della risurrezione di Gesù che abbiamo ascoltato anche oggi richiede a ciascuno di noi che cresca il rispetto per ogni uomo e per ogni donna e che la dignità di ciascuna persona torni ad avere il primato nella vita. Gesù è morto e risorto per sdalavare tutti, per non permettere che nessuna vada perduto, che nessuno sia abbandonato, che nessuno sia sacrificato sull’altare degli interessi personali. Gesù, da risorto, continua a fare quel che ha fatto quando era sulla terra: sostenere e aiutare tutti. Ed oggi è ancor più vicino a Franco strappato dalla vita in maniera crudele e violenta. Il Signore gli è stato accanto nel momento della morte ed ora gli è vicino con la risurrezione. Sì, il Signore Gesù già su quei binari che Franco conosceva a memoria e che sono stai per lui, in quel giorno, non più la fonte del guadagno ma il luogo della morte, Gesù stava lì per dirgli: “Oggi, sarai con me in Paradiso”. E Franco è stato preso dalle braccia del Signore e sollevato con amore e accudito con cura. Sì, in questi lunghi giorni, Gesù è stato con lui, lo ha custodito, ed ora lo prende sulle sue spalle di buon pastore per condurlo nel cielo. Le parole che gli angeli rivolsero alle donne mentre giunsero al sepolcro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”  volgono in certo modo anche per Franco. La morte non lo ha inghiottito definitivamente. Egli è vivo assieme al Risorto e con questa celebrazione, con questa Messa, che certo è pian di tristezza, noi però lo accompagniamo verso il cielo. E sulla porta vedrà venirgli incontro i tanti amici che ha conosciuto, i suoi cari, la mamma e il papà, per i quali non cessava di pregare. LO accoglieranno i tanti lavoratori morti come lui sul lavoro e chiediamo loro che ci aiutino a combattere la buona battaglia di un lavoro fonte di vita e non di morte. E tra tutti si farà avanti la Madonna: lei che tante volte lo ha accolto in questa Chiesa, ora lo accoglie da Regina e lo farà entrare mentre gli angeli e i santi cantano a Franco che entra nel cielo. Dall’alto, cari familiari, vi guarderà, continuerà a pensarvi e ad amarvi. Pensatelo e ricordatelo così.