Funerale di don Settimio Laudi

Funerale di don Settimio Laudi

Caro Mons. Gualdrini e cari sacerdoti,


care sorelle e cari fratelli,


 


ci stringiamo tutti attorno al carissimo don Settimio. Questo Duomo, da lui tanto amato e servito, lo accoglie oggi per dargli l’ultimo saluto. Don Settimio l’aveva detto alla sorella: “sono pronto per andare al Signore, non ti preoccupare, sono pronto. Quando non mi vedranno venire in Chiesa per la Messa, mi verranno a cercare e mi troveranno”. Ed è stato proprio così, l’altra sera. Non arrivava per la Messa ed è stato trovato morto. Ma per lui non è stata una cosa improvvisa. Don Settimio si era preparato a questo momento e, in certo modo, si potrebbe dire, lo attendeva. E lo attendeva, da solo, come per poter vivere solo con il suo Signore questo tragico momento che è la morte.


Care sorelle e cari fratelli,


ho voluto scegliere per questa celebrazione di addio la pagina evangelica della preghiera sacerdotale di Gesù, quella preghiera che Gesù rivolse al Padre il giorno prima della sua morte. Mi diceva il fratello di don Settimio che l’hanno trovato disteso con la faccia a terra, come nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. Vorrei che le parole di questa preghiera di Gesù, parole che tante volte don Settimio ha ascoltato e meditato nella sua lunga vita, oggi, lo avvolgessero ed entrassero nel mistero della sua vita e della sua morte per fargli sentire l’amore grande e appassionato di Gesù. Sì è Gesù stesso che oggi prega per lui, come allora pregava per i discepoli: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo”. E’ Gesù che oggi, giorno della sua resurrezione, si avvicina a don Settimio, si china su di lui e con tenerezza lo stringe a sé per un abbraccio che non lo separa mai più da lui. Gesù prega perché don Settimio sia dove sta lui, perché anch’egli possa contemplare la gloria di Dio.


Questa gloria Gesù l’aveva già data al suo amico: “La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano con noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano prefetti nell’unità”. Potremmo dire che tutta la vita di don Settimio è stata percorsa da questa gloria di Dio, ossia dalla forza, dalla bellezza, dalla presenza del Signore nel suo cuore e nella sua vita. Ed oggi, anche per don Settimio, si conclude l’itinerario del discepolo. Anche per don Settimio, come per Gesù, “è giunta l’ora”, ossia il momento della gloria piena. “Padre, glorifica il Figlio tuo”, disse allora Gesù e oggi aggiunge: “glorifica questo figlio tuo” che ti ha amato e servito per tutta la sua vita. Degli 86 anni di don Settimio, ben 75 sono stati tutti dedicati al Signore. Era nato nel 1916, secondo di nove figli, e da bambino scelse la via del sacerdozio. Egli stesso lo racconta: “Alla mia prima comunione, a undici anni, ho deciso di farmi sacerdote, secondo una convinzione profonda”. E aggiunge, come per sottolineare la serietà della sua scelta: “Era un fatto contrario all’economia della casa”. Entrato in seminario nel 1926, fu ordinato sacerdote nel 1938. Egli stesso ricorda l’intensa preparazione culturale avuta nel seminario che certamente gli fu di grande giovamento nella sua vita apostolica, sino alla fine. Tutti coloro che lo hanno conosciuto hanno apprezzato le sue qualità culturali, la sua vivacità e la sua arguzia che lo rendevano abile nei dibattiti, lucido nella predicazione, preciso nei contenuti. Ed anche un po’ insofferente per ciò che poteva risultare inutile. Forse alcuni di voi sacerdoti ricordate le sue insofferenze per le riunioni.


Il ministero pastorale di don Settimio si dovette confrontare immediatamente con la difficile situazione dell’Italia della fine degli anni 30. Ricordava: “Amelia nel 1940 era attaccata al Fascio. Noi sacerdoti non l’abbiamo mai accettato, io non ne ho parlato favorevolmente, mai. Né clero diocesano, né Santa Sede hanno ceduto di fronte a questa ideologia”.  Ma il dramma più grave con il quale dovette confrontarsi fu quello della guerra. Era stato da poco nominato parroco di Santa Lucia e subito la sua sensibilità di pastore fu messa a dura prova. In quegli anni durissimi cercò di essere un padre attento e buono che si preoccupava per tutti. “Durante gli anni della guerra – sono sue parole – i giovani non partivano contenti ed io scrivevo loro tante volte a nome delle famiglie. Qualcuno è andato in Russia. Qualcuno non è tornato”. E così racconta uno dei numerosi bombardamenti: “Il giorno del bombardamento stavo celebrando in cattedrale…mi vestivo per la Messa…ma suonarono le sirene, con Mario l’organista cieco ed i seminaristi ci siamo messi nei sotterranei. Io sono poi risalito a vedere. Avevano bombardato la Chiesa di Santa Lucia e la scuola attigua”. Con il vescovo si reca subito tra le macerie per portare soccorso alle bambine. E chiude questi suoi ricordi sottolineando l’inutilità e la tragedia di qualsiasi guerra: “le assurdità della guerra non sono mai spiegabili”.


Dopo la guerra il suo fervore apostolico, se così si può dire, si intensificò. Spese molte delle sue energie per ricostruire la chiesa di Santa Lucia bombardata e quasi totalmente distrutta. Riuscì a consacrarla nell’Anno Santo del 1950. Ma alla ricostruzione materiale aggiunse anche le sue battaglie culturali per difendere la fede e la Chiesa. “Dopo la guerra ho letto tutto”, confidava, “anche Gramsci regalatomi da Grifoni”, personaggio di spicco dell’Amelia del ‘46 che forse alcuni di voi ricordano. In quella polemica, spesso dura e aspra, alla quale mai si sottrasse, don Settimio, tuttavia, non restò arroccato e distante dalla gente. Sempre prevalse in lui la passione per le anime e la misericordia del buon pastore che si faceva tutto a tutti per non perdere nessuno. Per questo anche lui oggi, davanti al Padre dei cieli, può dire assieme a Gesù: “Padre ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo”. E oltre al nome ha fatto anche conoscere l’amore. Non so se era noto a tutti, ma i suoi confratelli possono testimoniare la generosità verso i poveri ed anche verso i bisogni delle chiese vicine. E quando non poté più esercitare il ministero di parroco, andava a Terni, nella parrocchia di San Cristoforo, per celebrare la Santa Messa o anche per aiutare gli anziani alle Grazie. Il suo ministero pastorale divenne quello del confessore, del direttore spirituale, del predicatore. Come non ricordare la sua Messa domenicale delle 12 qui in Duomo e il suo servizio per venti anni come cappellano presso le Maestre Pie Venerine? A noi è concesso di conoscere solo qualcosa del ministero di don Settimio, la sua opera è scritta e scolpita nei tanti uomini e nelle tante donne che lo hanno avvicinato nella sua lunga vita sacerdotale e che Dio solo conosce nella vera profondità. E oggi è il Signore che lo attende per dargli la corona di gloria.


Per noi tutti è un fratello che ci lascia. Per me è il terzo sacerdote, da quando sono entrato in Diocesi, che accompagno al Signore. L’ultima volta che ho visto don Settimio è stato alla conclusione della Missione cittadina. Ricordo, lo presi per mano e, ambedue assieme, reggendo uno dei palloncini dei bambini, uscimmo dal Duomo e, fermatici sulla soglia, anche noi, come tutti i bambini, lasciammo andare quel palloncino nel cielo. Oggi, caro don Settimio, sei tu che vai in cielo e noi di qui cerchiamo di spiare la soglia della porta del Paradiso. Lì c’è il Signore Gesù e sua Madre che ti aspettano, lì trovi anche i tuoi genitori, i tuoi parenti, i tuoi parrocchiani e tutti coloro che ti hanno amato. Essi ti attendono per fare festa assieme a te. Noi, carissimo don Settimio, ti accompagniamo fin dove possiamo, fino alla soglia del Duomo, fino al piccolo cimitero di Torchiano. Certo ci mancherai, ma sappiamo anche che ti ricorderai di noi in Paradiso, ti ricorderai dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, di noi tutti e, presso il Signore, continua a pregare per questa diocesi, per noi tutti perché possiamo camminare nella via che conduce al Paradiso. E tu stai vicino al Signore mentre prepara un posto anche per noi.