Famiglia. Alla scuola dell’«Amoris laetitia», ecco le proposte per ripartire
di Luciano Moia
È rivolta a tutte le diocesi italiane la proposta che in questi giorni l’arcivescovo Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, sta inviando a tutte le diocesi italiane. Obiettivo quello di offrire a tutte le comunità, nell’“Anno Famiglia Amoris laetitia”, percorsi di approfondimento agevoli e concretamente calibrati secondo le diverse esigenze, per ripercorrere i temi chiavi dell’Esortazione post-sinodale. Una sorta di “ripasso generale” a cinque anni dalla pubblicazione del documento uscito dal doppio Sinodo sulla famiglia (2014-2015) che dovrebbe avere un duplice obiettivo. Da un lato offrire prassi più agevoli per tradurre in proposte facilmente spendibili a livello pastorale le indicazioni di Al. Dall’altro quello di allargare la riflessione su un documento ricchissimo di spunti, non sufficientemente messi in luce. La discussione si è concentrata quasi unicamente il capitolo VIII, quello riferito alle situazioni cosiddette “irregolari”.
In questa prospettiva i “Percorsi Amoris laetitia” offerti dal “Giovanni Paolo II”, che possono essere frequentati sia in presenza sia in online, e si possono combinare in maniera flessibile secondo le diverse esigenze. Tre aree, secondo le parole chiave dell’Esortazione. Nella prima, “accompagnare”, si approfondiranno le linee pastorali di Al e i compiti della teologia del matrimonio (A. Bozzolo); il matrimonio alla luce del Nuovo Testamento (L. Pedroli); la trasmissione della fede e il nuovo catecumenato nuziale (A. Diriart); modelli e pratiche dell’accompagnamento nuziale (P.D. Guenzi). Il secondo modulo è dedicato al “discernere”. Tra i temi l’esperienza adottiva, questioni antropologiche e teologiche (M. Chiodi); il promettere, un verbo che decide di un legame (P.D. Guenzi); il sapere teologico della sessualità (G. Marengo): il diritto canonico comparato della famiglia (O. Grazioli). Infine “integrare”, con le prospettive storiche sulla famiglia (A. Giovagnoli); famiglia e generazioni (F. Stoppa); economia del matrimonio e famiglia (M. Rizzolli) e un Laboratorio sulle arti come luogo espressivo delle dinamiche familiari (G.C. Pagazzi).
La rivoluzione pastorale di Amoris laetitia è un tesoro a cui dovrebbe attingere tutta la Chiesa. Va in questa direzione la proposta che l’arcivescovo Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico “Giovanni Paolo II”, lancia in questi giorni alle comunità italiane.
Perché il Papa ha avvertito l’urgenza di dedicare un Anno speciale alla riflessione su Amoris laetitia, quasi che a cinque anni dalla pubblicazione fosse necessario riproporre contenuti non ancora pienamente recepiti?
L’Anno “Famiglia Amoris laetita” è un’importante occasione per riflettere sulla vita della Chiesa nei cinque anni appena trascorsi. In questo tempo le famiglie hanno continuato a realizzare cammini inediti che vanno riconosciuti, raccontati e sostenuti. Amoris laetitia chiede da cinque anni tutto questo lavoro che oggi risulta ancora più urgente. Tutta la Chiesa, dalle diocesi alle parrocchie, dalle università alle associazioni familiari, è chiamata a riflettere insieme sulla realtà della vita familiare, per riconoscere che le famiglie non sono solo portatrici di istanze umane e valori sociali, ma sono a loro volta portate da un amore che le sostiene e le alimenta. Anche e soprattutto in questo tempo di pandemia in cui siamo chiamati a immaginare il futuro.
Quale sarà il compito del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per diffondere e promuovere i temi di quest’Anno speciale?
Un istituto specializzato come il JP2 deve essere in grado di riconoscere le trasformazioni della società e degli equilibri globali. La crisi pandemica ci spinge a immaginare nuove pratiche per rendere ancor più vivibile e ospitale la vita domestica, la dimensione fraterna degli affetti e il rapporto tra le generazioni. Abbiamo bisogno di una sapienza attenta e visionaria che, con semplicità e competenza, sappia promuovere nuovi modi di essere Chiesa e comunità. La proposta didattica del prossimo anno tiene conto di tutto questo offrendo, tra l’altro, corsi sul ruolo delle parrocchie nel tempo della pandemia o sul rapporto tra famiglia, Chiesa e spazio pubblico alla luce dell’enciclica Fratelli tutti. Il campo della ricerca antropologica e sociale sulla famiglia si allarga includendo gli studi culturali e postcoloniali, gli studi sul femminismo e sul patriarcato, sulla disabilità e sulle relazioni di cura. Progressivamente si sta dando corpo ai due assi voluti da Papa Francesco: da un lato i percorsi formativi in teologia del matrimonio e della famiglia, dall’altro quelli in scienze del matrimonio e della famiglia. Questi ultimi sono particolarmente indicati per i laici che a vario titolo si occupano delle realtà familiari.
Quanto pesa la conversione culturale operata anche nel capo degli studi teologici secondo le indicazioni di Amoris laetitia>per avviare quel rinnovamento profondo della prassi pastorale sollecitata dal Papa?
Nell’Anno “Famiglia Amoris laetitia” e in obbedienza alle indicazioni dell’Esortazione apostolica, il JP2, confermando la propria unicità negli studi su matrimonio e famiglia, desidera dialogare ancor più intensamente con le numerose istituzioni ecclesiali, sociali e civili che hanno a cuore la condizione storica delle famiglie. Ciò produce quell’allargamento di temi di cui parlavo poc’anzi e impone un coraggioso processo di riforma per quanto riguarda le pratiche di apprendimento e i metodi di ricerca che sappiano accompagnare la formazione di un pensiero critico, creativo e cooperativo, cioè ciò che Amoris laetitia richiede. Così, accanto all’ascolto attivo nella lezione frontale e all’esercizio argomentativo nella pratica seminariale, si affiancherà l’apprendimento di tipo laboratoriale. Qui si condividono gli strumenti per la ricerca personale e comune, si valorizzano il retroterra culturale e le abilità personali di ogni partecipante, chiamato a coinvolgersi concretamente. Il prossimo anno accademico attiveremo due laboratori, aperti a tutti e specialmente indicati per l’aggiornamento dei laici, dedicati rispettivamente alle pratiche dell’accompagnamento familiare (counseling, coaching, mentoring) e alle arti come luogo espressivo delle dinamiche familiari.
Una svolta che avrà effetti benefici anche sul piano della pastorale?
La separazione tra riflessione teologica e prassi pastorale è quanto mai deleteria per la Chiesa, quasi che si possa pensare una teologia disincarnata e destoricizzata o si possa attuare una pastorale irriflessa. La vita delle comunità cristiane non è una realtà in cui “applicare” conoscenze acquisite altrove. Una riflessione sul popolo e per il popolo di Dio è quanto oggi è chiesto anche al JP2 che propone i Percorsi Amoris laetitia: corsi che possono essere frequentati anche in modalità online, rivolti a singoli laici, coppie, presbiteri, religiosi e religiose che operano nei vari contesti della Chiesa italiana. Sarebbe bello se nel corso dell’Anno “Famiglia Amoris laetita”, ogni diocesi italiana individuasse una rappresentanza interessato a frequentare un percorso formativo a scelta tra i differenti indirizzi tematici: teologico-pastorale, teologico-morale e antropologico-sociale. Lo stile familiare che AL chiede a tutta la Chiesa è, a cinque anni di distanza, la vera sfida da realizzare. Il JP2 esiste per questo.
I laboratori familiari
Tra le novità più interessanti previste dall’offerta formativa del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II ci sono quest’anno i laboratori familiari. Sono percorsi nel segno della concretezza pastorale, aperti a tutti, che si prefiggono di offrire una formazione sul campo. Due le aree attivate: “Modelli e pratiche dell’accompagnamento familiare: counseling, coaching e mentoring” e “Forme e dati: le arti come luogo espressivo delle dinamiche familiari”. Il primo laboratorio è diretto don Pier Davide Guenzi, docente di teologia morale, e prenderà in esame le figure di aiuto per accompagnare e sostenere la coppia coniugale in specifici momenti di crescita, per affrontare i momenti critici, per sviluppare opportune capacità relazioni. La seconda proposta, coordinata da don Giovanni Cesare Pagazzi, docente di ecclesiologia, punta ad offrire gli strumenti per reagire alle provocazioni delle arti (pittura, scultura, musica, letteratura, cinema) che in quanto intreccio di forme e forze, hanno molto da dire sulla realtà familiare.