Esequie di Diego Bianchina operaio Ast

Esequie di Diego Bianchina operaio Ast

Oggi a mezzogiorno –  un’ora vicina a quella della morte di Diego — tutta la città si è fermata e le campane del Duomo hanno suonato per ricordare questo suo figlio mentre ci accingiamo a dargli il nostro ultimo saluto. Ha fatto bene la città – su iniziativa dell’amministrazione – a dedicare un’attenzione particolare a questo suo figlio: almeno per un momento abbiamo voluto ricordare lui e assieme a lui tutti i caduti sul lavoro. Quante volte in questi anni ci siamo ritrovati attorno ai morti sul lavoro! E’ vero che nel corso di quest’ anno sono diminuiti gli incidenti, ma poco, e comunque sono sempre troppi. Nei campi, nelle fabbriche, nei cantieri, nei tanti luoghi di lavoro continuano a morire troppi lavoratori, come fosse una catena infernale inarrestabile.


Diego vorremmo fosse l’ultimo. Non avremmo voluto più celebrare un altro funerale. Tutte le morti sono brutte, ma queste sul lavoro sono ancora più tragiche. E non possiamo rassegnarci a queste morti, non possiamo abbassare l’attenzione di fronte a queste tragedie che si abbattano su chi si reca al lavoro. Ogni volta che un operaio muore tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Certo ciascuno secondo le sue responsabilità perché nulla avviene per caso. Dobbiamo essere attenti alle norme stabilite e osservarle tutti, dal primo dirigente all’ultimo lavoratore. E tutti dobbiamo porre al centro della nostra attenzione e di ogni stabilimento la dignità e la salute di chi lavora, e deve crescere molto di più di quanto accade ora la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro. E non solo. Come non essere preoccupati se in questo Week-end dobbiamo piangere 38 morti suite strade?


Oggi ci troviamo attorno a Diego, morto troppo presto. E pensiamo anche a voi cari familiari. A lei cara signora Daniela. Don Gabriele mi ha raccontato il vostro matrimonio a Colle dell’Oro. Ci stringiamo con affetto sapendo quanto è straziato il suo cuore per questa irreparabile perdita. Cerchiamo oggi di starle vicino; so che lo stiamo facendo. Per parte mia le assicuro che mi farò garante perché il suo futuro possa essere per quanto possibile più sereno. E voi cari genitori, Dante ed Ernesta, e la sorella Eleonora, privati così prematuramente e in maniera così tragica di vostro figlio e di suo fratello sentiteci accanto a voi. So bene che il vuoto lasciato è incolmabile. Ma proprio per questo desidero dire anche a voi che il mio cuore e la mia porta sono comunque aperti. Sono voluto venire personalmente non solo per dirvi la mia vicinanza ma anche l’impegno perché questa morte non passi invano.


Ho voluto che in questa celebrazione ascoltassimo il brano evangelico della morte di Gesù, anche lui morto giovane, a 33 anni, due più di Diego. Anche lui era operaio e fu messo a morte ingiustamente sulla croce. Abbiamo ascoltato dal Vangelo: “a mezzogiorno”, in quel venerdì santo, si fece buio su tutta la terra, così come verso la fine di quella mattina si è fatto buio nella vita di Diego. La nube assassina ce lo ha sottratto. E gli amici che hanno cercato di soccorrerlo sono stati bloccati da quella nube avvelenata. La contemporaneità della morte, la medesima età, mi spingono ancor più a vedere accanto al Crocifisso anche Diego oltre che le migliaia e migliaia di morti su lavoro. Si, sono tutti crocifissi accanto a Gesù. Pensiamolo questo quando alzando gli occhi vediamo i crocifissi. Ma il nostro sguardo non è di rassegnazione. Ancora una volta, e con più coraggio che in passato, vogliamo gridare a Dio che intervenga per far cessare queste morti. Il Vangelo scrive che al momento della morte di Gesù si aprono sepolcri,  rocce si spezzano, morti escono dalle tombe. Vuole essere il nostro grido al Signore e a tutti, anche a noi stessi e alla nostra rassegnazione, alla nostra smemoratezza, alla nostra passività, perché queste morti non avvengano più.


Ce lo chiede, se così si può dire, anche Diego. Si, egli è vivo accanto al Signore. Mentre la nube velenosa lo ha sottratto alla vita e ha impedito agli amici di soccorrerlo, non cosi è stato per il Signore. Si, mentre questo accadeva, Gesù che ha vinto ogni morte e ogni avvelenamento, è corso e lo ha abbracciato come un padre e lo ha condotto con sé in Paradiso, in quella città santa ove non c’è più la morte e quindi né lutto e né pianto. Quel crocifisso che ha vinto la morte ha salvato Diego. Quella morte in croce che esprime un amore senza limiti è più forte della nube velenosa, è più forte della morte, di ogni morte.