Don Santoro: il suo «eccesso d’amore, unica possibilità per il cristianesimo moderno»

«Al di là delle prospettive giuridiche e costituzionali don Andrea ora sta nella numerosa schiera di martiri. È il primo martire del Seminario romano, un testimone che ci dice come vivere il cristianesimo a Roma chiamata a presiedere la carità nel mondo». Ne è convinto l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, che ieri sera, martedì 5 febbraio, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme ha presieduto la Messa nel tredicesimo anniversario della morte di don Andrea Santoro, il parroco romano fidei donum ucciso a Trabzon, in Turchia, il 5 febbraio 2006.

Il vescovo era molto legato a don Andrea, conosciuto alla fine degli anni ’50 nel Seminario Romano Minore. Ha ricordato le ore trascorse in preghiera nella cappella dell’istituto dedicata ai Santi Protomartiri romani, i successivi studi al Seminario Romano Maggiore e il giorno della sua ordinazione presbiterale coincisa con quella diaconale di don Santoro. Da giovani sacerdoti hanno poi condiviso l’impegno dell’attuazione del Concilio a Roma. Per la liturgia, concelebrata tra gli altri da don Antonio Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata, e da monsignor Enrico Feroci, rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore, è stato scelto il brano del Vangelo di Giovanni del chicco di grano che muore e dà frutto. «Il frutto del martirio di don Andrea è arrivato ieri», ha detto monsignor Paglia riferendosi alla visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi e alla firma del documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Don Andrea ha «seguito dal cielo e con gioia» l’ultimo viaggio apostolico di Bergoglio perché era «ben consapevole dell’importanza dell’incontro».

Il presidente della Pontificia Accademia per la vita si è detto certo che l’amico «sia stato scelto da Dio perché fosse martire, perché desse una testimonianza qualificata del cristianesimo del nostro tempo». Chi lo ha conosciuto ha avuto «la grazia» di trovarsi davanti a un martire e ha quindi la responsabilità di testimoniare «le sue parole sigillate con il sangue, dono per tutta la Chiesa, e il suo eccesso d’amore, unica possibilità per il cristianesimo moderno». Alla celebrazione erano presenti anche Maddalena e Imelda Santoro, sorelle del sacerdote ucciso in Turchia, le quali attendono il riconoscimento ufficiale del martirio. I suoi parrocchiani «aspettano la dichiarazione di martirio – ha detto Maddalena -, loro che hanno sperimentato la sua generosità, la sua dedizione e la sua disponibilità verso il prossimo». La donna, che parlando del fratello lo chiama sempre “don Andrea”, spiega che i giovani possono imparare da lui l’attitudine allo studio. «Li incitava a impegnarsi a studiare la Parola di Dio, unico modo per comprendere le problematiche attuali in Medio Oriente». Alla Chiesa di oggi, invece, «trasmette il messaggio dell’austerità».

Alla vigilia del tredicesimo anniversario dell’assassinio, è uscito in libreria “L’anima di un pastore”, una raccolta di 164 lettere ai genitori, ai superiori, ai parrocchiani. «Rileggendole lo sentiamo vicino – ha affermato Imelda -, la sua fede e il suo entusiasmo ci coinvolgono». Ha ricordato che quando è stato ucciso don Andrea pregava negli ultimi banchi della chiesa. «Qualcuno ha preteso di ucciderlo in nome di Dio – ha concluso -. Spero si sia pentito e che Dio lo perdoni. Noi lo abbiamo fatto. Mia madre lo ha perdonato subito, io ci ho messo un po’ di tempo».

Il calendario di eventi per celebrare l’anniversario della morte di don Santoro continua con l’incontro in programma sabato 9 febbraio alle 15.30 nella parrocchia Gesù di Nazareth. In programma l’intervento del rettore del Seminario Maggiore don Gabriele Faraghini, che parlerà de “La profezia nelle parole di don Andrea”. Domenica 10 poi alle sarà ricordato anche nella Messa delle 11.30 nella parrocchia della Trasfigurazione, dove è stato vice parroco dal 1972 al 1980. Dal 7 al 10 febbraio infine un piccolo gruppo accompagnato dal vescovo Paolo Lojudice si recherà sul luogo del martirio di don Andrea, dove incontrerà il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, e don Massimiliano Palinuro, nuovo parroco della chiesa di Santa Maria a Trabzon.

(Romasette)