Di fronte alla trasformazione dei riferimenti antropologici serve un dialogo attento alpensiero contemporaneo

“Accogliere con amore e intelligenza i risultati del Sinodo”. È il “compito” sottolineato questa mattina da mons. Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, nell’indirizzo di saluto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019. Il presule, scelto dal Pontefice come membro del Sinodo dei vescovi,  esordisce richiamando l’assise appena conclusasi dalla quale “è emerso un quadro in rapida trasformazione per quanto riguarda i fondamentali riferimenti antropologici” come “la percezione della corporeità, la comprensione della libertà, il rapporto tra diritti e doveri”. Di qui la necessità di “un dialogo attento con il pensiero contemporaneo. Occorre vagliarlo criticamente per valorizzare tutto quello che di buono può suggerire e integrare quanto è invece insufficiente per promuovere l’umanità a tutto tondo. Si tratta di sviluppare una riflessione teologica che sia capace di interagire costruttivamente con quanto le culture vanno elaborando nel tempo odierno”. La “visione ecclesiologica che sottolinea la dimensione sinodale” affermata dal Sinodo, prosegue Paglia, chiede all’Istituto di allargare la riflessione “sul versante teorico nel dialogare con tutte le scienze che riguardano i grandi temi del matrimonio, della famiglia e del patto originario tra uomo e donna relativo alla generazione”, e al tempo stesso “di consolidare e ampliare la rete di collaborazione con altri istituti e diocesi che manifestano interesse per una riflessione organica”. Una richiesta avanzata, spiega, da molti vescovi partecipanti al Sinodo, “compresi i due vescovi cinesi, la cui presenza ha segnato un passaggio storico nella vita della Chiesa”. Papa Francesco, conclude, “mi ha confermato la sua speranza perché il nostro Istituto compia con rinnovato vigore quella missione che ha ricevuto dal suo predecessore san Giovanni Paolo II perché possiamo attraverso il magistero della Chiesa percorrere con più audacia le rotte nel grande mare di questo mondo”.

(SIR)