Convegno sulla famiglia: testimonianza del papà di Chiara Corbella

Comunicare la famiglia come ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore. E’ questo il tema dell’ incontro promosso dalla Diocesi di Roma, dalla Onlus Comunicazione e cultura delle Paoline e dalla Pontificia Università Lateranense in preparazione alla 49.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si è svolto ieri pomeriggio a Roma nella Basilica di Santa Maria in Montesanto. Il servizio di Marina Tomarro:

Attraverso il dialogo germogliano tutti i semi di famiglia presenti nel mondo. E’ questa la sfida a cui va incontro la famiglia di oggi, a cui viene chiesto di non chiudersi in se stessa ma aprirsi agli altri. Chiara Giaccardi, docente all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

R. – Io credo che la bellezza della comunicazione in famiglia sia questa varietà di codici che vanno, appunto, dall’abbraccio alla lacrima, ai silenzi, in cui però ci si sente vicini, e soprattutto al perdono, perché la famiglia è un nucleo stretto e quindi in questo essersi veramente addosso – letteralmente addosso – è molto facile che ci sia qualche cosa che ferisce l’altro, qualche incomprensione, qualche fatica. Allora il perdono è ciò che consente di andare avanti, è ciò che consente di ricominciare, di rimettersi al mondo come essere nuovi che si vogliono bene.

D. – Cosa vuol dire la libertà all’interno del matrimonio?

R. – Nel matrimonio si ha una preziosa opportunità di libertà, perché uno decide a cosa legare la propria vita e decide di fare questa opera della sua vita: decide di correre l’avventura della vita con un’altra persona. Ed è uno stare avventuroso, perché per stare bisogna veramente inventare, perché se ci lascia portare dall’inerzia delle cose non si riesce più a stare insieme. E’ una sfida entusiasmante, se la si vive fino in fondo.

D. – In che modo incoraggiare i giovani a fare famiglia?

R. – Incoraggiandoli a non avere paura e soprattutto a non avere bisogno di cose inutili. Bisogna anche un po’ scommettere sul fatto che le cose si possono costruire un po’ alla volta e tante cose che ci sembrano indispensabili, in realtà, non lo sono; mentre tante che sono importanti non le coltiviamo abbastanza…

E la bellezza della famiglia si esprime attraverso il dono di un amore gratuito che permette di crescere e fruttificare. Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

R. – La gratuità dell’amore significa che noi dobbiamo essere come il Padre del Cielo, che non aspetta neppure che gli altri vengano: è Lui che va incontro. Allora io credo che nei confronti delle famiglie contemporanee la Chiesa debba riscoprire questa grande passione di stare loro accanto, perché il rapporto della Chiesa con la famiglia è indissolubile. Ecco, questa passione per ciò che sa di famiglia è quello che noi oggi dobbiamo riscoprire e vivere, affinché ogni passione diventi un’arte: l’arte di stare accanto, di parlare senza offendere; l’arte di non giudicare in maniera sprezzante; quell’arte dell’amore che sa correggere anche senza ferire. E se c’è da potare si pota, ma perché tutto porti più frutto.

Durante l’incontro è stato assegnato anche il Premio Paoline comunicazione e cultura 2015, alla famiglia di Enrico e Chiara Petrillo per aver saputo testimoniare l’amore di Dio attraverso il loro matrimonio anche nei momenti difficili come quelli della malattia di Chiara, che a soli 28 anni ha sacrificato la sua vita rimandando le cure per far nascere il figlio che aspettavano. La testimonianza del papà della giovane, Roberto Corbella:

R. – Credo che sia una famiglia speciale proprio perché è normale. Intanto il grande amore tra Chiara e Enrico: si sono voluti bene, il loro matrimonio è stato un matrimonio assolutamente convinto e quando si sono sposati è stato il coronamento di un momento di felicità. La nascita di Francesco ancora di più: perché, dopo due fratellini che erano andati in cielo immediatamente, Francesco è stato il figlio che si potevano godere. Credo che il fatto che loro vivano così bene – ed uso il presente, perché ancora oggi, anche se Chiara non c’è più, Francesco e Enrico la sentano come parte della famiglia – possa essere una esempio che le cose non devono essere vissute in maniera complicata. Non ci  sono da fare grandi progetti… Poi a Chiara era piaciuto molto il detto usato dai frati “i piccoli passi possibili”: non si può pretendere e pensare di risolvere tutto e di capire tutto, bisogna affrontare le cose un po’ come vengono e poi ogni cosa ha la sua positività.

 

da RADIO VATICANA