Convegno delle chiese in Umbria – vespri

Convegno delle chiese in Umbria - vespri

Care sorelle e cari fratelli,


 


al termine di questa giornata ci ritroviamo attorno al Signore, come a ripetere quello che facevano i discepoli con Gesù. Abbiamo bisogno di stare con lui, di ascoltarlo, di guardarlo, di contemplarlo, di scrutarne i pensieri e i sentimenti, di carpirne i gesti e le abitudini. Sì, solo avendo fisso il nostro sguardo su Gesù possiamo vivere e operare. E’ quanto, tra l’altro, invita a fare anche Giovanni Paolo II. Nella Novo Millennio Ineunte scrive: “Non si tratta di inventare un ‘nuovo programma’. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare”. Cari amici, il programma delle nostre Chiese e quello personale di ciascuno di noi, sta tutto scritto in quel volto. E’ questo volto che dobbiamo imprimere nei nostri cuori, direi anzi nel nostro corpo. Francesco d’Assisi, lo impresse a tal punto nel suo cuore da riceverne le stigmate anche nel corpo.


Questa è la nostra via, l’unica che possiamo seguire. E’ facile lasciarci sorprendere dalla mentalità pigra e autoreferenziale che ci circonda. E’ facile cioè fissarci sui nostri volti, guardare solo noi stessi, ripiegarci nei nostri problemi personali o anche ecclesiali, diocesani o parrocchiali. Il Vangelo ci invita ad alzare lo sguardo da noi stessi e le nostre cose per vedere Gesù; fissandolo con amore avremo “gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso l’essere uguale a Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2, 5-7). La società nella quale viviamo, anche quella umbra, ha bisogno di vedere questo volto, ha bisogno di un volto buono e misericordioso, che sa commuoversi sulla gente e che sa fare miracoli, ha bisogno di un volto che non divide gli uomini tra amici e amici, per Gesù non esistono nemici, ma solo fratelli e sorelle da amare sino alla fine, anche se lo baciano a tradimento o lo inchiodano sulla croce.


In questo tempo, segnato dal dramma degli attentati e della guerra, gli uomini e le donne sono come smarriti, tutti ci sentiamo insicuri e pieni di paura. Ma la paura genera chiusure e diffidenze; fa crescere i sospetti e i pregiudizi. Sì, la paura è la madre dell’inimicizia e della violenza. Ecco perché abbiamo bisogno di un volto buono e forte che torni a dire a noi e a tutti: “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo!” Ma dove sono oggi i volti che rassicurano? Dove sono i santi e i profeti sui quali porre fiducia? Non vediamo piuttosto, forse cominciando da noi stessi, non vediamo uomini e donne che corrono a rinchiudersi, a rinserrarsi nel proprio egoismo, a pensare solo al proprio interesse personale? In un terreno come questo proliferano pensieri di divisione e di lotta, tra popolo e popolo, tra civiltà e civiltà, tra religione e religione.


Il Signore, lo abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo, non si chiude. Chiama i discepoli e li manda a comunicare il Vangelo del Regno, ossia a dire agli uomini che sta venendo un regno di amore, un regno di comunione, un regno di pace. In questi giorni, all’inizio di questo millennio, il Signore chiama le nostre Chiese dell’Umbria a predicare nuovamente il regno dell’amore, a mostrare nuovamente agli uomini l’utopia di un mondo nuovo non più dominato dal male e dall’egoismo ma dall’amore e dalla pace. Il Signore Gesù, lui sì, ha un’utopia sul mondo, ha un sogno su tutti i popoli della terra, ha una speranza per l’intera creazione. E chiama le nostre Chiese e noi stessi a riprendere con maggiore audacia questo sogno evangelico. “Predicate che il regno dei cieli è vicino!” dice a noi questa sera. Sì, dobbiamo andare ad Assisi, a Perugia, a Terni, a Spoleto, a Città di Castello, a Gubbio, a Orvieto, a Foligno per parlare di Gesù, per comunicare il Vangelo, il Vangelo senza aggiunte come ha fatto Francesco. E Gesù, mentre camminiamo, ci accompagna dandoci il potere di guarire, di risuscitare, di sanare e di cacciare i demoni. Sì, è un potere reale. Sì, abbiamo una forza vera e potente. Se ascoltiamo il vangelo noi possiamo risuscitare la speranza di un mondo nuovo nel cuore della nostra gente impigrita e intristita nell’amore solo per se stessi, possiamo cacciare gli spiriti demoniaci dell’indifferenza e dell’odio da coloro che si sono arroccati nel proprio individualismo.


Non dobbiamo prendere altro con noi che il Vangelo. Non abbiamo bisogno di trucchi particolari o di strategie sofisticate. Non c’è bisogno né del nostro oro né del nostro argento, né dei nostri piani né delle nostre strategie. Non ci è chiesto di stupire, ma di toccare il cuore di chi incontriamo, di convertirli al Signore. Dobbiamo toccare il cuore dei nostri giovani, della nostra gente perché ritornino a Gesù. Ma il loro cuore lo toccheremo se prima ci siamo lasciati noi toccare il cuore dal Vangelo. Care sorelle e cari fratelli, apriamo noi il cuore al Vangelo  e l’Umbria si aprirà all’amore.