Consacrazione chiesa San Gabriele

Consacrazione chiesa San Gabriele

“Care sorelle e cari fratelli,


“anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale”. Queste parole scritte da Pietro oggi risuonano in mezzo a noi con un senso tutto particolare. Mentre si consacra questo edificio di pietra, in verità consacriamo noi stessi al Signore perché diventiamo un edificio spirituale. E’ un evento che questo quartiere, potremmo dire, aspettava da anni, potremmo dire almeno da quaranta anni, da quando cioè fu iniziata la costruzione di questo edificio. Oggi, tutto il quartiere Matteotti è in festa perché esso stesso viene benedetto da questa chiesa. E questa consacrazione avviene in un momento che ne sottolinea ancor più il valore. Siamo ad un mese dal terribile attacco alle “Due Torri” e al loro drammatico crollo. Tutti ci siamo scoperti più fragili e il clima di guerra che stiamo vivendo ci rende preoccupati per il futuro. Non sono crollate solo le due torri, è crollato un mondo, è crollata la speranza, la sicurezza. E noi tutti sentiamo vivissimo il bisogno di protezione, di sostegno, di aiuto.
Il Vangelo ci ha parlato della costruzione del tempio di Gerusalemme. C’erano voluti quasi quaranta anni (come da quando è stata costruita questa chiesa ad oggi). Ma Gesù aggiunge subito che in tre giorni lo avrebbe ricostruito. Noi sentiamo vere queste parole anche per la celebrazione di oggi. Sì, siamo qui per consacrare una casa, siamo qui per renderla più bella, per ricostruire e rendere più bella la fraternità e l’amicizia tra noi. Siamo qui per ricostruire la speranza e la pace. Si può forse rispondere alla tristezza di questi giorni anche marciando. Ma quel che conta è ricostruire. Sì, è necessario ricostruire la convivenza tra gli uomini; è necessario imparare a convivere anche tra diversi; è necessario edificarci come fratelli e sorelle di una stessa famiglia. Ecco perché abbiamo bisogno di una casa, di un luogo ove essere accolti e protetti. Qui Dio ci aspetta; qui Dio ci ascolta; di qui Dio veglia su di noi e sul quartiere. Facciamo nostre le parole che Salomone rivolse al Signore il giorno della dedicazione del tempio: “Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: lì sarà il mio nome ! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica dei tuoi servi quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona” (1Re 8,30). Sì, da questa chiesa il Signore continua a parlare al suo popolo e a tutti quelli che aprono il loro cuore, non importa in quale condizione essi si trovino. Anzi non dobbiamo mai dimenticare che Dio è venuto per i malati, non per i sani; per i peccatori, non per i giusti. Ed è bello che ieri sera ci sia stata la celebrazione per i malati, come per aprire questa consacrazione. Questa chiesa è santa e santificatrice, è luogo di guarigione e di speranza. Un antico inno orientale della liturgia della dedicazione della chiesa canta così: “Questo luogo non è una semplice casa, è il cielo sulla terra, perché contiene il Signore. Se tu vuoi esaminare Dio freddamente, egli è infinitamente lontano; ma se tu lo vuoi cercare con il cuore, egli è interamente presente sulla terra. Se tu lo vuoi possedere, ti sfugge; ma se tu l’ami, è accanto a te. Se tu lo studi, egli sta nel cielo; ma se tu credi in lui, egli è in questo luogo. E perché egli resti con noi, uomini della terra, gli abbiamo costruito una casa, gli abbiamo preparato l’altare, la mensa ove la Chiesa si nutre con il pane della vita”.
Questa chiesa è davvero il cielo sulla terra, non solo perché oggi è più bella, quanto soprattutto perché qui si ascoltano parole celesti; qui si riceve una forza che scende dall’alto; qui ci si nutre di un cibo che danno al vita eterna; qui, noi uomini e donne della terra, veniamo trasformati in cittadini del cielo. Nessuno è santo da se stesso; nessuna cosa è sacra di per sé. E’ Dio che santifica, prendendone possesso. Paolo diceva ai cristiani di Corinto: “Voi siete l’edificio di Cristo”; e a chi aveva poca memoria ricordava: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi” (1Cor 9,17). Noi siamo il tempio di Dio. Triste è quel giorno in cui lo dimentichiamo!
Abbiamo però una grazia. La chiamerei la grazia della domenica a San Gabriele. In questa chiesa, di domenica in domenica, tutti veniamo impiegati come pietre vive per edificare la basilica vera, quella che resta per sempre, anche nel cielo. Si, noi stiamo costruendo la chiesa del cielo. Questa sulla terra è solo un modello a cui ispirarci. Noi siamo le vere pietre di questo tempio, disegnate e disposte dal divino architetto. Noi, poveri uomini e povere donne, tutti peccatori, eppure scelti per la costruzione di una chiesa viva. Immaginate cosa sarebbe di questo luogo se ogni pietra, piccola o grande non importa, restasse sparsa per la strade o nelle piazze. Sarebbero senza alcun significato; non avrebbe senso per nessuno. La bellezza di questo luogo non sta nelle singole pietre bensì nella loro composizione. Così è per noi. Non siamo più pietre lontane le une dalle altre, abbandonate nella solitudine e nel non senso; e neppure siamo pietre sconnesse di una casa che non sta in piedi. Siamo pietre raccolte con amore dal Signore, smussate nella spigolosità e unite le une alle altre, con ordine, dall’unico cemento ch’è l’amore del Signore.
Oggi siamo tutti in festa, è la nostra festa. E’ la festa di questo quartiere. E’ la festa di tutti coloro che qui hanno pregato, di quelli che qui hanno ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima, il Matrimonio. E’ anche la festa anche di coloro che di qui sono passati nel cielo. Quanti uomini, quante donne, qui sulla terra e nel cielo, celebrano oggi questa festa! Tutta questa grande famiglia oggi gioisce, è lieta. Consacrare questa chiesa rinnovata, all’inizio del nuovo secolo, è anche una sfida ad abbellire la nostra vita, ad arricchire la nostra fraternità, a rendere più luminosa la nostra carità. Ringraziamo oggi il Signore perché anche attraverso questa chiesa noi non siamo più pietre disperse e travolte dal fiume in piena dell’egoismo. Siamo pietre scelte, smussate e impiegate per un edificio spirituale, perché siamo sempre più una comunità di preghiera, di carità e di misericordia”.