Saluto di benvenuto ai partecipanti al Workshop “Defining the Essence of Palliative Care for Older People: Religions Together”, organizzato dalla Fondazione Maruzza Lefebvre d’Ovidio Onlus

Do il mio benvenuto a Voi tutti convenuti per partecipare al Workshop promosso dalla Fondazione Maruzza Lefebvre d’Ovidio e volto a interpretare l’essenza e la specificità delle cure palliative alla luce della sapienza delle religioni.

Accanto al benvenuto mi sento di porgere anche un ringraziamento speciale alla Sig.ra Silvia Lefebvre d’Ovidio, Presidente della Fondazione, a tutti i suoi collaboratori e a quanti, dalla istituzione della Fondazione ad oggi, hanno partecipato alle iniziative da essa promosse.

Si tratta di un lavoro scientifico e culturale molto prezioso per le nostre società, fortemente dominate dalla “logica dello scarto”, come continuamente ci avverte Papa Francesco. Le cure palliative rispondono invece alla logica dell’accoglienza e dell’accompagnamento del soggetto malato e fragile, bambino o anziano che sia. Più volte il Magistero recente della Chiesa Cattolica è intervenuto in tal senso. Ultimamente, Papa Francesco ha richiamato come le cure palliative siano “espressione dell’attitudine propriamente umana a prendersi cura gli uni degli altri, specialmente di chi soffre. Esse testimoniano che la persona umana rimane sempre preziosa, anche se segnata dall’anzianità e dalla malattia. La persona infatti, in qualsiasi circostanza, è un bene per sé stessa e per gli altri ed è amata da Dio” (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 2015).

Oggi la comunità scientifica che si occupa di cure palliative riconosce alle religioni un ruolo importante nel dare impulso concreto a questa forma di accudimento della persona malata o morente, data la capacità delle religioni stesse di raggiungere le periferie dell’umanità, coloro che all’interno di una comunità sono sotto qualche profilo maggiormente bisognosi. Questo certamente è vero. Ma le religioni sono e fanno molto di più. Le religioni non sono solo funzionali a raggiungere una maggiore presenza delle cure palliative laddove ve ne sia il bisogno, ma sono esse, le religioni, la forza vera delle cure palliative. Direi quasi la fonte, la giustificazione ultima e l’origine di cure destinate alla persona quando essa è debole e a maggior rischio di emarginazione. L’attenzione integrale alla persona non risponde – infatti – a nessuna logica umana, tantomeno alla logica economicista che governa la nostra cultura contemporanea. Il frutto di tali logiche non può che essere la “cultura dello scarto”. In tale logica ci si prende cura di ciò, e di coloro, che “serve”, che può tornare ad essere “utile”. La logica del mercato prevede che le mie cure siano valutate al pari di un “investimento”. Se mi “conviene” curo, altrimenti rinuncio a spendere energie che, in termini di mercato, risulterebbero uno spreco. Se il tempo è denaro, perché sprecarlo con chi ha davanti a sé, con ogni probabilità, niente da dare in cambio? Solo una lettura “religiosa” della dell’esistenza umana e della realtà, confessata o meno, consente di vedere e affermare un bene che va al di là e non corrisponde alla misura del calcolo. Solo una razionalità “allargata” al sacro consente di affermare che nella vita umana, anche quando è fragile e apparentemente sconfitta dalla malattia, vi è una preziosità intangibile. Le cure palliative incarnano una visione dell’uomo che è profondamente religiosa ed è precisamente tale visione la vera anima e la vera forza delle cure palliative.

Nelle nostre società, i malati e le loro famiglie rischiano di essere doppiamente vittime: vittime della malattia e vittime dell’abbandono, materiale e morale, da parte delle istituzioni e dell’intera collettività. E, a volte, tale abbandono è una malattia peggiore di quella che ha colpito il corpo. E non dobbiamo dimenticare che in un mondo globalizzato è indispensabile che ricerche come queste sulla palliazione siano anch’esse globalizzate.

Per questo ritengo provvidenziale una presenza come quella del movimento delle cure palliative, in tutte le sue espressioni, dalle attività più direttamente assistenziali, a quelle scientifico-culturali. Il movimento delle cure palliative rappresenta un’anima viva e feconda nelle nostre società, che ci ricorda dove poggia la dignità dell’essere umano; dell’essere umano che soffre per una malattia, e dell’essere umano che gli si trova di fronte, perché quest’ultimo solo nella solidarietà realizza pienamente le esigenze della sua stesa dignità.

Ripristinare la solidarietà tra gli uomini, di ogni condizione e di ogni appartenenza, è certamente una delle priorità che Papa Francesco indica al mondo contemporaneo. La prospettiva ecumenica e interreligiosa che caratterizza le attività promosse dalla Fondazione Maruzza richiama quella fraternità universale iscritta nel disegno stesso di Dio sul mondo e che sta particolarmente a cuore al Santo Padre. Per questo la Pontificia Accademia per la Vita – io personalmente e l’intera Accademia – guarda con ammirazione e riconoscenza all’impegno della Fondazione Maruzza. Ed io volentieri benedico i lavori di questa giornata.